Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Gli Slavi del Sud, originari dell'Asia centrale, si stabilirono nei Balcani nel VII secolo, formando tribù distinte come i Serbi, i Croati e gli Sloveni.
  • La Serbia, sotto la guida di figure storiche come Stefan Nemanja e Dusan, lottò per l'indipendenza contro potenze come i Bulgari e i Turchi.
  • Nel XIX secolo, tensioni tra l'Impero Asburgico e Russo caratterizzarono i Balcani, culminando nella Prima Guerra Mondiale e nella creazione del Regno di Jugoslavia.
  • La Jugoslavia, sotto Tito, si trasformò in una repubblica comunista nel 1945, ma le tensioni etniche e politiche portarono alla dissoluzione del paese negli anni '90.
  • Conflitti armati segnarono la disintegrazione della Jugoslavia, con la proclamazione di indipendenza di Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Macedonia.

Indice

  1. Origini e insediamenti degli slavi del sud
  2. Conflitti e indipendenza dei serbi
  3. Ascesa e caduta del regno serbo
  4. Rivolte e indipendenza serba
  5. Prima guerra mondiale e regno di jugoslavia
  6. Seconda guerra mondiale e resistenza jugoslava
  7. Dissoluzione della jugoslavia

Origini e insediamenti degli slavi del sud

Gli Jugoslavi, chiamati anche Slavi del Sud, erano originari dell’Asia centrale e arrivarono nella penisola balcanica nel VII d.C. Pur costituendo diverse tribù, in origine, essi parlavano tutti la stessa lingua e avevano gli stessi costumi.

Tuttavia, ben presto, ognuna acquisì la propria individualità ed ogni gruppo si stabilì in una vallata diversa.

Conflitti e indipendenza dei serbi

I più numerosi, ma non i più forti, erano i Serbi, i Croati e gli Sloveni che per molto tempo dovettero lottare contro nemici più forti. I Serbi formarono il loro primo stato occupando l’attuale Bosnia ed Erzegovina e per mantenere l’indipendenza furono costretti a scendere in guerra contro i Bulgari e i Turchi. Nella seconda metà del XII secolo, essi ebbero come guida Stefan Nemanja, passato alla storia per il suo valore e considerato il padre della Serbia. Proclamato santo con il nome di San Simeone, il suo culto è molto vivo anche oggi tra i Serbi e rappresenta oltre ad un'espressione di religiosità, un forte elemento di identità nazionale. Invece, gli Sloveni passarono sotto il dominio asburgico per rimanerci fino al 1918. I Croati, per conservare la loro indipendenza, dovettero lottare a lungo contro i Bizantini. Tuttavia, nel 1102, sconfitti dall’esercito ungherese, dovettero riconoscere la sovranità dei vincitori a cui rimasero sottomessi, anch’essi, fino al 1918.

Per questo motivo, dall’anno Mille e fino alla fine della Prima Guerra Mondiale la storia dell’Jugoslavia si identifica con quella Serbia.

Ascesa e caduta del regno serbo

Il più noto re serbo è Stefano Ouroch IV, chiamato Dusan, che regnò dal 1331 al 1355. Egli riuscì a sconfiggere sia i Bizantini che i Bulgari. Ai primi, sottrasse la Tessaglia, L’Albania e l’Epiro mentre annesse l’intero territorio bulgaro. Continuando nelle sue conquiste, occupò la Macedonia, si fece incoronare re dei Serbi e dei Greci per arrivare ad invadere la Turchia. Colpito da morte improvvisa a 46 anni, l’invasione della Turchia si arrestò a soli 50 chilometri da Bisanzio. Dopo la sua scomparsa, il regno serbo si sfascio e si formarono ben 24 piccoli stati che non furono mai in grado di rispondere con forza all’offensiva turca. La guerra serbo -turca, terminò nel 1389 con la sconfitta dei Serbi a Kosovo (o Battaglia della Piana dei Merli) a seguito della quale la marea turca dilagò in Europa. La dominazione turca sui Serbi durò fino al XIX secolo.

Rivolte e indipendenza serba

Il ricordo della sconfitta di Kosovo rimase presente nel popolo serbo, pronto continuamente ad organizzare sommosse contro l’invasore, sempre, però, domate nel sangue. I Serbi capirono, però, che era necessario unirsi per liberare la loro terra dal dominio turco. Soltanto nel 1804, approfittando della decadenza dell’Impero Ottomano, la rivolta ebbe successo. Comandati da Giorgio Petrovic, detto Karageorge, i rivoltosi, potendo contare sull’appoggio della Russia, riuscirono ad occupare Belgrado. Tuttavia, durante le trattative di Bucarest del 1812, fra Russia e Turchia, Karageorge ed i suoi seguaci furono isolati; lo stesso Karageorge fu assassinato da un certo Miloch Obrenovic che in ricompensa fu nominato dai Turchi Principe di Belgrado. Nel 1830, il Principato di Belgrado fu trasformato in Regno di Serbia. Il re di Serbia, Michele Obrenovic tentò, negli anni successivi, di raggruppare intorno alla Serbia una confederazione di Stati slavi, ma la sua morte improvvisa fece fallire il progetto.

Prima guerra mondiale e regno di jugoslavia

La seconda metà del XIX secolo, per i Balcani è un periodo di grande agitazione poiché sia l’Impero Asburgico che l’Impero Russo avevano intenzione di approfittare della decadenza dell’Impero Ottomano per acquisire uno sbocco sul mare Mediterraneo, a scapito degli interessi serbi. Pertanto, l’Austria non vedeva l’occasione di dichiarare guerra alla Serbia, occasione che si presentò il 28 giugno 1914, con l’assassinio del principe ereditario al trono asburgico, Francesco Ferdinando, a Sarajevo, per opera di uno studente serbo. La Prima Guerra Mondiale sancì la vittoria degli Stati che si erano alleati con la Serbia che, così, costituì una nuova entità nazionale, raggruppante i Serbi, gli Sloveni, i Croati, i Montenegrini e i Bosniaci. Il primo re della nuova Serbia, chiamata “Regno di Jugoslavia” fu Pietro I Karageorgevich. Ma il nuovo regno era composto da popoli con lingua, tradizioni e cultura diversi la cui amalgamazione era impossibile. Infatti, ben presto scoppiarono nuovi conflitti soprattutto fra i Serbi e i Croati.

Seconda guerra mondiale e resistenza jugoslava

Il regno jugoslavo precipitò a seguito della violenta ed improvvisa aggressione della Germania di Hitler: il re Pietro I fu costretto a fuggire per rifugiarsi a Londra e la Serbia fu occupata. Da parete sua, la Croazia si proclamò stato indipendente, mentre molti patrioti jugoslavi continuarono la lotta contro l’invasore, rifugiandosi nelle montagne. Il capo di questi partigiani era il comunista Josip Broz, detto Tito. Con l’aiuto dell’U.R.S.S., egli riuscì a riorganizzare l’esercito e a resistere contro l’offensiva tedesca, tramite imboscate. Quando la Germania nazista crollò, l’esercito di Tito e l’Armata Rossa, come era chiamato l’esercito dell’U.R.S.S., entrarono insieme a Belgrado da vincitori.

L’11 novembre 1945, l’Assemblea costituente jugoslava proclamò la repubblica, di stampo comunista, con a capo il Maresciallo Tito che impose un’economia pianificata, pur prendendo delle distanze dai sovietici.

Dissoluzione della jugoslavia

Con la morte di Tito, avvenuta nel 1980, la situazione economica e politica cominciò a deteriorarsi; il divario della Slovenia e della Croazia rispetto alle altre zone del paese si stava facendo sempre più marcato e questo provocò una notevole spinta indipendentista. Lo stesso avvenne per il Kosovo che, a gran voce, chiedeva la costituzione di una repubblica autonoma federata. Nel 1990, furono indette elezioni multipartitiche nelle sei repubbliche della ex Jugoslavia: Croazia, Slovenia, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia, Serbia, Voivodina.

L’anno successivo, Slovenia e Croazia si dichiararono indipendenti e questo provocò un conflitto tra l'esercito jugoslavo e l'armata territoriale slovena, che si concluse con la vittoria di quest’ultima. Dal 1991 al 1995 scoppiò un conflitto tra l'esercito croato e la popolazione serba della Croazia, col sostegno dell'esercito jugoslavo; esso terminò con la vittoria croata. Nel 1992 anche la Bosnia-Erzegovina si dichiarò indipendente. Inoltre, fino al 1995 la repubblica jugoslava fu interessata da diversi conflitti che videro opposti musulmani e croati contro i serbi di Bosnia e musulmani contro croati di Bosnia. L'accordo di Dayton sancì la creazione di una repubblica indipendente su base federale.

Dopo la proclamazione dell'indipendenza di Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Macedonia, lo Stato jugoslavo era limitato ai soli territori della Serbia e del Montenegro che decisero di rimanere uniti, dando vita, il 27 aprile 1992 alla Repubblica Federale di Jugoslavia. Ma le tensioni non erano finite e terminarono solo dopo una lunga guerra che portò ogni stato ad ottenere la propria indipendenza con un’enorme perdita di vite umane.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine degli Jugoslavi e come si sono stabiliti nei Balcani?
  2. Gli Jugoslavi, originari dell'Asia centrale, arrivarono nei Balcani nel VII secolo d.C., formando diverse tribù che parlavano la stessa lingua e avevano gli stessi costumi, ma presto acquisirono individualità e si stabilirono in diverse vallate.

  3. Chi era Stefan Nemanja e quale ruolo ha avuto nella storia serba?
  4. Stefan Nemanja, considerato il padre della Serbia, guidò i Serbi nel XII secolo, mantenendo l'indipendenza contro Bulgari e Turchi, ed è venerato come santo con il nome di San Simeone, simbolo di identità nazionale serba.

  5. Come si è evoluta la situazione politica nei Balcani dopo la morte di Tito?
  6. Dopo la morte di Tito nel 1980, la situazione economica e politica si deteriorò, con crescenti spinte indipendentiste in Slovenia, Croazia e Kosovo, culminando in elezioni multipartitiche nel 1990 e dichiarazioni di indipendenza nel 1991.

  7. Quali furono le conseguenze della dichiarazione di indipendenza di Slovenia e Croazia nel 1991?
  8. La dichiarazione di indipendenza di Slovenia e Croazia nel 1991 portò a conflitti con l'esercito jugoslavo, con la Slovenia che vinse rapidamente, mentre in Croazia il conflitto durò fino al 1995, terminando con la vittoria croata.

  9. Cosa sancì l'accordo di Dayton e quale fu il suo impatto sulla Jugoslavia?
  10. L'accordo di Dayton del 1995 sancì la creazione di una repubblica indipendente su base federale in Bosnia-Erzegovina, mentre la Jugoslavia si ridusse a Serbia e Montenegro, che formarono la Repubblica Federale di Jugoslavia nel 1992.

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