Concetti Chiave
- L'età giolittiana inizia con Vittorio Emanuele III che segna un ritorno alla legalità costituzionale, con Giovanni Giolitti come figura centrale nel governo dal 1903.
- Giolitti si impegnò a conciliare gli interessi proletari e borghesi, promuovendo riforme sociali e industriali, come l'estensione della rete ferroviaria e il suffragio universale maschile.
- Critiche alla politica di Giolitti includevano accuse di corruzione elettorale e una gestione strategica dei rapporti con socialisti e cattolici, culminati nel Patto Gentiloni.
- In politica estera, Giolitti cercò accordi con la Francia, portando all'espansione italiana in Africa e alla conquista della Tripolitania e della Cirenaica.
- L'impresa libica causò una spaccatura nel Partito Socialista, indebolendo la leadership di Giolitti e portando a tensioni politiche interne culminate nella "settimana rossa".
Indice
- L'ascesa di Vittorio Emanuele III
- L'età giolittiana e le riforme sociali
- Politiche economiche e industriali
- Riforme elettorali e corruzione
- Accordi politici e il Patto Gentiloni
- Movimenti cattolici e democrazia cristiana
- Politica estera e Triplice Alleanza
- Conquista della Libia e conseguenze
- Declino di Giolitti e settimana rossa
L'ascesa di Vittorio Emanuele III
Dopo la morte di Umberto I, divenne re il figlio Vittorio Emanuele III che preferì inaugurare un nuovo corso, con un rapido ritorno alla più rigida legalità costituzionale.
Nel 1901 alla caduta del ministero Saracco, egli affidò l’incarico di formare il governo all’esponente più in vista della Sinistra e quindi dell’opposizione liberale a Pelloux: Giuseppe Zanardelli che si affrettò a concedere un'amnistia ai condannati politici e a ristabilire una limitata libertà di associazione, di propaganda e di sciopero che era ancora ostacolato con forme di intimidazione e drastici interventi della forza pubblica.
L'età giolittiana e le riforme sociali
Nel 1903, ritiratosi lo Zanardelli, il re affida l’incarico di formare il governo al ministro degli interni Giovanni Giolitti e passando alla storia col nome di età giolittiana.
la comprensione dimostrata nei riguardi delle richieste e delle aspirazioni delle masse lavoratrici,
Si preoccupò di unire gli interessi proletari a quelli borghesi e di operare in condizioni di rigorosa neutralità fra capitale e lavoro : i socialisti finirono per accusarlo di conservatorismo e i ceti borghesi di demagogia.
Si preoccupò di prevenire e risolvere le repressioni violente delle agitazioni sociali con la pacifica arma delle riforme.
Promosse le migliori leggi a vantaggio dei lavoratori e una politica volta alla difesa della nostra industria nascente.
Sosteneva che lo Stato doveva essere una entità superiore agli interessi di parte.
Concesse ampia libertà di sciopero ai lavoratori e si limitò a mantenere l’ordine pubblico
Politiche economiche e industriali
Favorì la conquista di migliori retribuzioni che contribuirono a determinare una più ampia richiesta di beni di consumo, la conseguenza fu l’aumento della produzione e incremento delle entrate dello Stato.
—> accrebbe a sua volta il risparmio e i depositi presso le banche.
Salì il reddito agricolo e si svilupparono l’industria meccanica, chimica, tessile, alimentare, automobilistica (Fiat), della gomma e idroelettrica.
Intenso fu il programma dei lavori pubblici che contribuirono nell’estensione della rete stradale e ferroviaria.
Riforme elettorali e corruzione
Ottobre 1904: il governo Giolitti si pronunciò per la nazionalizzazione.
Furono approvate alcune leggi:
una legge in base alla quale si provvide a nazionalizzare la rete ferroviaria
una relativa al monopolio statale sulle assicurazioni sulla vita
una per l’estensione del suffragio, con la quale si prevedeva di dare larga partecipazione politica alle classi popolari
una per il suffragio universale, che secondo Giolitti andava proposto e sostenuto, approvata il 30 giugno 1912, previde l’estensione del diritto di voto a tutti i cittadini maschi di anni 21
corruzione del corpo elettorale, egli non rinunciò a destreggiarsi fra gli opposti partiti e alla corruzione/intimidazione —> metodi elettorali denunciati da Gaetano Salvemini.
Accordi politici e il Patto Gentiloni
Giolitti si rese conto che la trasformazione economica e sociale del Paese esigeva una fattiva apertura alle reali forze politiche del Paese, ricercò un accordo con il Partito socialista per allontanare le forze di Sinistra dalle tentazioni rivoluzionarie. Offrì a Filippo Turati l’invito a entrare nel suo primo governo, non ebbe successo ma non mancò un riavvicinamento del Partito socialista alla politica di Giolitti.
Si riavvicinò anche alla Chiesa cattolica, aveva indotto Pio X ad attenuare l’intransigenza vaticana nei riguardi del regno d’Italia per permettere ai cattolici di partecipare alle elezioni politiche. —> il papa concesse ad alcuni cattolici di farsi eleggere nelle liste liberali come cattolici deputati.
Nel 1913 Giolitti stipulò con il conte Vincenzo Ottorino Gentiloni un accordo segreto (Patto Gentiloni) in base al quale i cattolici si impegnavano a sostenere l’elezione dei deputati liberali, ottenendo in cambio la promessa di una politica non più anticlericale.
Movimenti cattolici e democrazia cristiana
Non tardò a diffondersi nel cattolicesimo italiano un orientamento che riconosceva la validità dei principi liberali, particolare importanza rivestì il sacerdote marchigiano Romolo Murri, fondatore di un movimento che assunse poi il nome di ‘democrazia cristiana italiana’. Questo movimento non aveva il consenso di Leone XIII e di Pio X, il contrasto tra Murri e la gerarchia cattolica finì per inasprirsi fino ad arrivare alla sospensione e alla scomunica intervenute dopo che Murri fu eletto deputato con l’appoggio radicale e socialista.
Un altro sacerdote, Luigi Sturzo, andava meditando sulla necessità di un partito laico-cristiano e pienamente autonomo dall’autorità ecclesiastica. Vi era anche un forte movimento sindacale di ispirazione cattolica, legato a Guido Miglioli e alle sue leghe bianche che operavano nelle campagne attraverso l’organizzazione di Casse rurali e associazioni contadine.
Politica estera e Triplice Alleanza
Cambiò indirizzo la politica estera caratterizzata da triplicismo ad oltranza, avevano creduto che tutti i problemi di politica estera si potessero risolvere nel quadro della Triplice, Giolitti prese accordi con la Francia per una rapida eliminazione dei contrasti e concordò un’eventuale espansione francese nel Marocco in cambio del consenso ad una possibile penetrazione italiana in Tripolitania e Cirenaica. I più risoluti sostenitori di un nuovo intervento in Africa furono i seguaci di un movimento politico che in quegli anni si stava sviluppando a opera di Enrico Corradini: il Nazionalismo.
Conquista della Libia e conseguenze
La Francia dette inizio alla conquista del Marocco, Giolitti si persuase che se l’Italia voleva essere presente nell’Africa settentrionale era quella l’ultima occasione. Ebbe inizio la seconda impresa africana dell’Italia, che dichiarava guerra alla Turchia conquistandola al fine di costringere la pace, il sultano si decise a firmare la pace il 18 ottobre 1912 a Losanna: la Turchia riconosceva all’Italia il possesso della Tripolitania e della Cirenaica e si impegnava a far cessare la guerriglia. Le operazioni militari in Libia contribuirono a rafforzare le posizioni italiane nel Mediterraneo.
L’impresa libica li spinse sempre più apertamente contro il governo. L’impresa portò alla spaccatura del partito, da una parte esponenti riformisti e dall’altra la maggioranza del partito.
Declino di Giolitti e settimana rossa
La spaccatura divenne irreparabile quando il Congresso di Reggio Emilia espulse dal partito i riformisti Leonida Bissolati e Ivanoe Bonomi, dettero poi vita ad un autonomo Partito socialista riformista italiano. Gli altri socialisti riformisti rimasero nel Psi guidato da Benito Mussolini. La leadership di Giolitti iniziò a indebolirsi, cede il posto ad Antonio Salandra. La situazione tendeva però a deteriorarsi, durante una manifestazione antimilitarista organizzata dai socialisti in Ancona, la polizia interviene uccidendo tre dimostranti e provocarono uno sciopero generale su base nazionale, fu la ‘settimana rossa’.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali azioni intraprese da Giuseppe Zanardelli dopo la caduta del ministero Saracco?
- Quali furono le caratteristiche principali dell'azione politica di Giovanni Giolitti durante l'età giolittiana?
- Come Giolitti cercò di risolvere la corruzione elettorale e quali furono le sue relazioni con il Partito socialista e la Chiesa cattolica?
- Quali furono le conseguenze della politica estera di Giolitti e dell'impresa libica?
- Quali furono le conseguenze politiche interne dell'impresa libica?
Giuseppe Zanardelli concesse un'amnistia ai condannati politici, ristabilì una limitata libertà di associazione, di propaganda e di sciopero, che era stata ostacolata con forme di intimidazione e interventi drastici della forza pubblica.
Giolitti si concentrò sulla comprensione delle richieste delle masse lavoratrici, cercò di unire gli interessi proletari e borghesi, prevenne le repressioni violente delle agitazioni sociali con riforme, promosse leggi a vantaggio dei lavoratori e una politica di difesa dell'industria nascente, concedendo libertà di sciopero e favorendo migliori retribuzioni.
Nonostante le critiche per corruzione elettorale, Giolitti cercò un accordo con il Partito socialista per allontanare le forze di Sinistra dalle tentazioni rivoluzionarie e si riavvicinò alla Chiesa cattolica, ottenendo la partecipazione dei cattolici alle elezioni politiche e stipulando il Patto Gentiloni con i cattolici.
La politica estera di Giolitti, caratterizzata da un accordo con la Francia per l'espansione in Africa, portò alla seconda impresa africana dell'Italia, la guerra alla Turchia per il possesso della Tripolitania e della Cirenaica, rafforzando le posizioni italiane nel Mediterraneo.
L'impresa libica causò una spaccatura nel Partito socialista, con l'espulsione dei riformisti e la formazione di un autonomo Partito socialista riformista italiano. La leadership di Giolitti iniziò a indebolirsi, portando al suo posto Antonio Salandra e contribuendo a una situazione di tensione culminata nella "settimana rossa" dopo l'intervento della polizia in una manifestazione antimilitarista.