Concetti Chiave
- L'Età Giolittiana vide l'Italia coinvolta nella seconda rivoluzione industriale con un notevole sviluppo, in particolare nell'industria meccanica, e un'espansione statale in settori come telefoni e ferrovie.
- La società italiana subì cambiamenti significativi, con l'emergere di nuove classi sociali e professioni, e un aumento della popolazione operaia che viveva in condizioni difficili.
- Giovanni Giolitti implementò riforme politiche e sociali, come l'estensione del suffragio maschile e misure di protezione sociale, cercando il dialogo con i lavoratori e un equilibrio tra diverse forze sociali.
- La Guerra di Libia fu promossa da Giolitti sotto la pressione dei nazionalisti, con l'obiettivo di distogliere le tensioni interne e si concluse con l'acquisizione di territori come la Libia e il Dodecaneso.
- Il periodo culminò con la crisi politica del 1913, quando il Patto Gentiloni portò alla dimissione di Giolitti, segnando l'inizio di un nuovo governo guidato da Antonio Salandra.
Indice
Trasformazioni industriali in Italia
Italia pienamente coinvolta nelle trasformazioni avviate dalla seconda rivoluzione industriale; inoltre fu attraversata da uno sviluppo industriale accelerato. 1896-1908, decollo che ebbe protagoniste: industria meccanica. lo stato favorì lo sviluppo e iniziiò ad assumere la gestione diretta di attività economiche controllate in precedenza da enti privati quali telfoni e ferrovie. Si allargò il mercato interno e crebbero i consumi alimentari, la produzione tessile etc.
Condizioni di vita e lavoro
con le fabbriche gli addetti all'industria raddoppiarono. gli operai costruivano una comunità riconoscibile, abitavano tutti insieme, in case tutti uguali, lavorvano 15-16 ore al giorno in ambienti malsani. La borghesia viveva in condizioni più agiate essi erano medici, ingegneri, geometri, nascevno quindi nuove professioni.
Innovazioni e tempo libero
L'elettrificazione della rete tranviaria portò alla sparizione dei tram trainati dai cavalli, e accorciò le distanze. Vi erano anche nuove strade, edifici, scuole. Nasceva inoltre il bisogno di impiegare il tempo libero.
Riforme educative e sociali
Le giornate si allungavano grazie all'energia elettrica. Nacque l'industria cinematografica, lo sport, l'automobilismo, i primi quotidiani. Vennero stipulate delle leggi a favore dell'istruzione quale: legge Coppino (1877, obbligo scolastico fino ai 9 anni); legge Daneo (1911, la gestione delle scuole primarie è presa in carico dallo stato: riduzione del tasso dell'analfabetismo)
Giovanni Giolitti e la politica
Giovanni Giolitti aveva una lunga esperienza nell'amministrazione pubblica: eletto deputato della sinistra liberale poi fu ministro delo tesoro. Fu in seguito ministro degli interni dura nte il governo di Zanardelli e dopo la dimissione di quest'ultimo tornò alla guida d'Italia. Il paese viveva una stagione di agitazioni sociali, Giolitti era responsabile dell'ordine pubblico ed elaborò una strategia politica fondata: sulle imparzialità del governo; sul dialogo con le associazioni dei lavoratori; sulla repressione dei moti non organizzati dai sindacati e sugli accordi parlamentari con i socialisti e i cattolici. Giolitti si impegnò per allargare la partecipazione politica: estese il voto a tutti i cittadini maschi purchè avessero 30 anni e avessero fatto il servizio militare (1913), sul piano legislativo: assicurazione contro gli infortuni, agevolazioni per maternità e vecchiaia, età minima lavoro alzata.
Questione meridionale e migrazioni
Al nord: aperto (Giolitti) al confronto con i ceti sociali; borghesia da un lato movimento operaio dall'altro. Al sud: ricercò appoggio dai proprietari latifondisti e notabili locali trascurando le esigenze contadine. Lo sviluppo economic non coinvolse il mezzogiorno, molti migrarono negli Stati Uniti. Questa fase prese il nome di: questione meridionale. I governi dell'Italia giolittiana delusero le aspettative dei meridionali rinunciando a interventi generali. Optarono per interventi locali o leggi speciali che non portavano a conseguenze significative.
Nazionalismo e guerra in Libia
Giolitti tentò di usare una spedizione militare per allentare la pressione dei propri oppositori e per incanalare verso un nemico estero le varie tensioni venutesi a creare. La guerra contro l'impero ottomano per la Libia durò un anno e si concluse vittoriosamente con la pace di Losanna, che riconosceva il possesso anche delle isole di Rodi e del Dodecaneso.
Nazionalisti e cattolici
A spingere Giolitti in guerra erano stati i nazionalisti. Il loro movimento nacque nel 1903 attorno a "Regno" rivista diretta da Corradini. I motivi ispiratori erano contraddittori in quanto oscillavano tra la nostalgia per il mondo rurale e lo spirito di rottura con il passato che animava il futurismo. Secondo i nazionalisti il benessere si otteneva con la guerra, l'espansione all'estero. Si opponevano al conflitto interno poichè lo consideravano indebolimento della nazione
Fin ad allora guidati da Filippo Turà, nel 1912 abbracciarono una condotta politica lontana dal riformismo, privilegiando la linea di Mussolini, centrata sull'azione diretta e su un attivismo dai toni spiccatamente violenti.
Post "Non expedid" il 1874 l'allargamento della partecipazione politica riportò i cattolici al voto. Quindi anche i cattolici sotto l'influenza del rerum novarum rafforzarono l'impegno sociale come dimostrò il patto Gentiloni per le elezioni del 1913
Fine dell'era Giolitti
Il progetto giolittiano era un modello che poteva funzionare solo attraverso una pace stabile. Le forze politiche più rilevanti si ponevano tutte al di fuori del sistema giolittiano: i cattolici non accettavano l'alleanza con i socialisti, tra i socialisti, i rivoluzionari prevalevano sui riformisti; i nazionalisti iniziarono a guardare la guerra come un'unica soluzione.
Alle elezioni del 1913 la maggioranza al aderì al patto Gentiloni (presidente dell'unione elettorale cattolica). Gentiloni aveva offerto i voti dei cattolici ai candidati che si fossero impegnati nel salvaguardare il parlamento. Tutto ciò porto alla dimissione di Giolitti nel 1914. Il nuovo capo del governo fu Antonio Salandra, liberale di destra.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali trasformazioni industriali durante l'età giolittiana?
- Come cambiò la struttura sociale italiana in questo periodo?
- Quali furono le iniziative di Giolitti per migliorare la partecipazione politica?
- Quali furono le cause e le conseguenze della Guerra di Libia?
- Quali furono le dinamiche politiche che portarono alla crisi del modello giolittiano?
Durante l'età giolittiana, l'Italia fu coinvolta nelle trasformazioni della seconda rivoluzione industriale, con un rapido sviluppo industriale, in particolare nell'industria meccanica. Lo Stato iniziò a gestire direttamente attività economiche come telefoni e ferrovie, ampliando il mercato interno e aumentando i consumi.
La struttura sociale italiana cambiò con il raddoppio degli addetti all'industria e la formazione di una comunità operaia. La borghesia viveva in condizioni più agiate, con nuove professioni emergenti come medici e ingegneri.
Giolitti estese il diritto di voto a tutti i cittadini maschi di almeno 30 anni che avessero svolto il servizio militare. Inoltre, promosse leggi per l'assicurazione contro gli infortuni e agevolazioni per maternità e vecchiaia.
La Guerra di Libia fu promossa da Giolitti per allentare la pressione degli oppositori e incanalare le tensioni interne verso un nemico esterno. La guerra contro l'impero ottomano si concluse con la pace di Losanna, che riconosceva il possesso della Libia e delle isole di Rodi e del Dodecaneso.
La crisi del modello giolittiano fu causata dall'incapacità di mantenere una pace stabile. Le forze politiche rilevanti, come i cattolici e i socialisti, si posero al di fuori del sistema giolittiano, con i nazionalisti che vedevano la guerra come unica soluzione. Le elezioni del 1913 e il patto Gentiloni portarono infine alle dimissioni di Giolitti.