Età giolittiana
L’età giolittiana è il periodo tra il 1901 e il 1914 dominato politicamente da Giolitti, pienamente appartenente alla sinistra storica liberale e neutralista. Egli fu dal 1901 al 1903 Ministro degli Interni e dal 1903 al 1914 Presidente del Consiglio. Aveva come obbiettivo principale il rinnovamento dello Stato. Viene considerato un liberale spregiudicato: è stato accusato di usare metodi discutibili come il trasformismo, per creare le maggioranze parlamentari e i brogli elettorali, ossia la falsificazione delle schede elettorali, soprattutto al Sud. Manifesta una politica di mediazione, infatti cerca un compromesso tra le parti mantenendosi neutrale per evitare lo scontro violento tra proletari e capitalisti.Differenze tra Nord e Sud
Al Nord si stava assistendo alla cosiddetta rivoluzione industriale. Infatti Giolitti attuò la liberazione dell'economia mettendo fine al protezionismo, il sistema di tariffe doganali che difendeva il Paese dalla concorrenza straniera, aprendo i mercati. Egli allargò la partecipazione dei cittadini alla vita economica favorendo un notevole sviluppo delle industrie (specialmente in paesi come Milano, Torino e Genova): nel settore automobilistico nasce la Fiat (1899); nel settore tessile iniziano ad essere lavorate seta e cotone; nel settore meccanico nasce l'Olivetti, famosa per le macchine da scrivere, le prime locomotive e le macchine a vapore; per quanto riguarda il settore agricolo, importante è la produzione della Pianura Padana. In citta aumentano i posti di lavoro, quindi molte persone si spostano dalle campagne in cerca di un posto lavorativo sicuro. Vengono piazzate inoltre le prime illuminazioni, nascono i primi trasporti urbani e si mettono a disposizione del popolo i primi servizi pubblici.Al Sud invece la situazione è completamente diversa, è in crisi. I segnali di questa crisi sono la miseria, i consumi molto bassi, l'arretratezza civile, l’analfabetismo, ma soprattutto l'emigrazione. Molti contadini in cerca di fortuna salpano su navi e sbarcano in America Settentrionale. L'emigrazione aveva anche risvolti positivi: serviva ad allentare la tensione sociale soprattutto dei disoccupati; le "'rimesse degli emigrati", cioè i soldi che venivano spediti dagli emigrati in Italia e che servivano per elevare i consumi. Ha inizio la cosiddetta questione meridionale: il ritardo dello sviluppo economico della maggior parte delle regioni meridionali. Adottò verso il mezzogiorno una nuova politica, fondata sulla legislazione speciale. Nel 1904 furono approvate una legge speciale della Basilicata e un’altra per Napoli. Con queste misure legislative si diede inizio all’industrializzazione del mezzogiorno.
Politica
In politica estera Giolitti abbandona il «triplicismo» (l'alleanza con Germania e impero austro-ungarico di Crispi) e si avvicina alla Francia con cui firma un accordo, nel 1902, che pone fine alla «guerra doganale»e alla questione africana: l'Italia ottiene il riconoscimento dei suoi interessi in Libia e lascia mano libera alla Francia in Marocco. Quando la Francia si appresta a imporre il suo protettorato sul Marocco, Giolitti invia un contingente di 35.000 uomini in territorio libico. Tale azione militare si scontra con gli interessi dell'impero turco che esercita una sovranità quasi totale sulla Libia. La guerra italo-turca (1911) si estende anche in Grecia, dove le truppe italiane s'impossessano dell'isola di Rodi e dell'intero arcipelago del Dodecanneso. La Pace di Losanna (1912) stabilisce la sovranità italiana sulla Libia.
Per quanto riguarda la politica interna, molte sono le riforme. Giolitti riorganizza le banche, che svolsero un'azione attiva nel rilancio delle imprese e le poste (Banca d'Italia - 1893). Nel 1905 vi è la nazionalizzazione delle ferrovie (l'azienda privata diventa statale) e l'introduzione dell'istruzione elementare. Nel 1912 viene esteso il suffragio a tutti i cittadini maschi che avessero questi requisiti: avessero compiuto i 30 anni, avessero più di 21 anni, ma con un certo reddito e un impiego statale, avessero prestato servizio militare. Nasce INA, l'assicurazione sulla vita e le pensioni di invalidità e vecchiaia. Egli si dedica ai lavoratori aumentando i salari perché così avrebbero avuto più soldi da spendere, introduce l'obbligo di riposo settimanale e regolamenta il lavoro delle donne e dei bambini. Viene approvato il diritto dei lavoratori di avere delle proprie associazioni e aumentano gli scioperi. Nasce la CGL, Confederazione generale del lavoro, il primo sindacato nazionale. Il movimento operaio in parlamento era sostenuto dal Partito socialista di Turati e Kuliscioff, la sua compagna. Si diffusero infatti le camere del lavoro e i sindacati di categoria.
Cattolici. Durante l'età giolittiana, in campo cattolico si sviluppa il movimento democratico- cristiano guidato da Murri, la cui azione è fortemente osteggiata da papa Pio X, che arriva a scomunicarlo. Questo, pero, non impedisce lo sviluppo del movimento sindacale cattolico e la formazione di «leghe bianche». In Sicilia il movimento contadino cattolico si sviluppa sotto la guida di don Luigi Sturzo.
Sul piano politico, le forze clericali stabiliscono alleanze elettorali con i liberali: tale linea politica riceve piena consacrazione, nelle elezioni del 1913, con il Patto Gentiloni, in virtù del quale i cattolici accettano di votare per quei candidati liberali che si impegnino, a loro volta, ad opporsi a qualsiasi legislazione anticlericale (difesa delle scuole cattoliche, religione cattolica nelle scuole pubbliche, opposizione la divorzio). In questo modo, i cattolici aggirano il «non expedit di Pio IX che proibiva loro la partecipazione alla vita politica.