Concetti Chiave
- Elena di Montenegro, nata nel 1873, fu educata a San Pietroburgo e mantenne legami con figure influenti, come la zarina Maria.
- Sposò Vittorio Emanuele di Savoia nel 1896, rinunciando alla fede ortodossa per facilitare l'unione, in un matrimonio contrassegnato da tensioni con il Vaticano.
- Nonostante le difficoltà con la famiglia reale italiana, Elena mostrò un impegno notevole nel sociale, specialmente durante il terremoto di Messina e la Prima Guerra Mondiale.
- Con l'ascesa di Mussolini, mantenne una posizione di educata distanza, vivendo in un contesto di riserbo e discrezione durante la Seconda Guerra Mondiale.
- Dopo l'abdicazione dei Savoia nel 1946, si ritirò in Egitto e successivamente a Montpellier, dove visse in solitudine fino alla sua morte nel 1952.
Indice
Origini e studi
Nata a Cettigne nel 1873 dal principe del Montenegro, Nicola Negos, fu tenuta a battesimo dalla zarina Maria, moglie di Alessandro II, il che dimostra l'interesse dello zar per questo piccolo principato balcanico; così fu mandata a studiare a San Pietroburgo con una delle sue sorelle.
Tutto finisce tragicamente perché un cugino serbo gli manca di rispetto, un ufficiale viene in suo aiuto, ne consegue un duello e naturalmente un amore inaccettabile tra la ragazza e il suo salvatore, che è all’origine del suo improvviso ritorno a Cettigne, ma che non impedirà al giovane ufficiale Karl Von Mannerheim di diventare presidente della Finlandia nel 1917 nonché suo fedele amico.Famiglia e legami
Era nota per la sua alta statura e il suo talento letterario, nonché per la sua numerosa famiglia ( undici fratelli e sorelle); la sorella maggiore, la regina Zorka era la moglie di Pietro I ° re di Serbia e Jugoslavia che morì nel 1921, e le sue sorelle minori sposate con i granduchi russi saranno conosciute per il loro misticismo e la loro influenza sulla zarina a cui presentarono Rasputin; per quanto riguarda fratello Danilo, un viveur incallito, Franz Lehar si ispirerà ad esso nella "Vedova allegra".
Incontro con Vittorio Emanuele
Sotto l'influenza della regina Margherita, che voleva sposare efficacemente e senza consanguineità suo figlio Vittorio Emanuele incontrò quest'ultimo allora principe (poi erede) di Napoli alla Fenice di Venezia in occasione della Biennale Internazionale d'Arte dove fu inviata con la sorella affinché il principe la scegliesse. I due giovani si incontrarono all'incoronazione di Nicola II ed è al loro ritorno che il giovane presentò una richiesta ufficiale (il primo ministro Francesco Crispi, di origine albanese dette il consenso). Avendo il Vaticano rifiutato qualsiasi accomodamento, dovette rinunciare alla fede ortodossa , non appena arrivò ufficialmente in Italia e finalmente, nell'ottobre 1896 venne celebrato il matrimonio civile al Quirinale e religioso a Santa Maria degli Angeli, al quale sua madre non poté, né volle partecipare; i festeggiamenti sono furono molto fastosi a causa della riserva del Vaticano e della recente sconfitta di Adua; ciò non impedì alla giovane sovrana di creare una cappella ortodossa all’interno del Quirinale.
Matrimonio e vita pubblica
Fin dall'inizio, la giovane coppia ben presto insediata presso la villa "Savoia" di Roma stupisce il pubblico per la sua semplicità (il re chiama la regina "mia moglie", l'amore, che ognuno mostra pubblicamente all'altro, anche in pubblico suscita l’ammirazione del paese). Il giovane re si sente libero dalla presenza invasiva della madre che un tempo lo aveva mortificato con la sua autorità; egli si era "svegliato" e diventato autonomo grazie all'efficienza della giovane moglie: imparare le lingue e cerca di conciliare la rigidità del protocollo con uno stile comportamentale moderno, con grande dispiacere della famiglia reale; subito, emergono d i cattivi rapporti tra i sovrani e i loro cugini Aosta che diffondevano battute sulle differenze e le mancanze della coppia reale.
Si dicevano che i due giovani avevano celebrato le "nozze dei fichi secchi" e il principe Amedeo parla di "pianura e montagna" (facendo allusione alla differenza di altezza fra i due); la moglie Anna definisce Elena di Montenegro "mia cugina Elena, la pastora" Anna, nata dalla famiglia di Orleans, difficilmente potrebbe infatti stimare una principessa "balcanica" di origine reale recente quanto dubbiosa.
Regina e madre
Nel 1900, a seguito dell’assassinio del re Umberto, divenne regina ma dovette sopportare ancora una volta il comportamento sprezzante di sua suocera e il protocollo a cui il re si conformò sempre di più nella sua preoccupazione di fare bene. Nel 1901, cinque anni dopo il matrimonio, ebbe la prima figlia, Jolanda, seguite da Giovanna e Mafalda. L’ erede maschio, Umberto, nacque per ultimo, nel 1904.
Impegno sociale e guerra
Nel novembre 1908, il terremoto di Messina (100.000 morti) ci mostra una sovrana attiva ed efficiente che prende in mano direttamente e personalmente il coordinamento dei soccorsi: è la prima sovrana della dinastia a ricoprire pubblicamente questa carica.
Nel 1910, suo padre fino ad allora principe di Montenegro, divenne re con il nome di Nicola Ier Petrović-Njegoš e l'anno successivo essa ricoprì il ruolo di primo ispettore delle infermiere volontarie della Croce Rossa. Quando l'Italia entrò in guerra nel 1915, la regina riprese la sua vocazione di carità, trasformò il Quirinale in un ospedale militare e si occupò della somministrazione dei medicinali ai soldati feriti.
Difficoltà e relazioni
Nel 1921 iniziarono le difficoltà. Suo padre, rifugiatosi per qualche tempo a Racconigi dopo la sua abdicazione forzata e la partenza dalla nuova Jugoslavia, morì ad Antibes seguito poco dopo dalla madre, nel 1924. Quanto a lei, dovette rassegnarsi al potere di Mussolini che chiamerà sistematicamente "Signor Presidente" e non "Duce" e verso il quale rimarrà freddamente educata. La sua unica soddisfazione erano i matrimoni dei suoi quattro figli; mantenne buoni rapporti con la nuora Marie-José, anche se la differenza di generazione e di cultura non suscitava sentimenti molto affettuosi tra le due donne.
Nell'aprile del 1937, Papa Pio XI gli inviò "la rosa d'oro della cristianità", un chiaro segno della riconciliazione tra il papato e i Savoia. Nel novembre 1939 lanciò un appello per la pace ai sovrani d'Europa, rimasti neutrali, un'iniziativa poco concreta, che tuttavia fece infuriare Mussolini, una vana consolazione all’interno di una vita di riserbo e discrezione (i titoli di imperatrice d'Etiopia e regina d'Albania la lasciarono completamente indifferente).
Ultimi anni e morte
Nel settembre del 1943, appena firmato l'armistizio con gli Alleati e nel timore di un attacco tedesco, la coppia reale lasciò segretamente e bruscamente Roma per rifugiarsi a Brindisi; questo gesto salvò senza dubbio i Savoia ma attirò il quasi totale risentimento della popolazione italiana per questo "vile abbandono". La regina, profondamente colpita dalla cattura da parte nazista della figlia Mafalda e dalla fuga della figlia Jolanda e della nuora Marie-José, accentuò ulteriormente il suo silenzio e il suo riserbo. Niente sembra più interessarla.
Nel maggio 1946 il re abdicò e prese il titolo di conte di Pollenzo; la regina, alla quale nessuno aveva chiesto la sua opinione, si accontentò di seguire gli eventi, in silenzio. La famiglia si ritirò in Egitto, ad Alessandria, ospite del re Farouk, che restituiva, così, così l'aiuto precedentemente offerto al padre; inoltre ad Alessandria viveva una numerosa comunità italiana.
Nel giugno 1946, la monarchia fu abolita in Italia e il 28 dicembre 1947, il re morì proprio mentre la Repubblica italiana nasceva.
Nel 1950, malata, quasi cieca, triste e delusa, ritirata nella sua solitudine, la regina si ritirò a Montpellier per essere curata dal suo medico Dr. Lamarque che si dedicò alla sovrana con grande dedizione. È in questa città che essa morì in solitudine e austerità nel 1952 e dove fu sepolta, lontana dal marito e dalla famiglia, vittima della storia che l’aveva sopraffatta e dimenticata.
Nel 2001 il vescovo di Montpellier ha aperto a favore della regina Elena un processo di canonizzazione e la Repubblica italiana gli ha dedicato un francobollo nell'ambito della lotta contro il cancro.
Domande da interrogazione
- Chi era Elena di Montenegro e quali erano le sue origini?
- Come si è sviluppata la relazione tra Elena di Montenegro e Vittorio Emanuele di Savoia?
- Quali furono i contributi di Elena di Montenegro alla società italiana durante il suo regno?
- Come reagì Elena di Montenegro all'ascesa al potere di Mussolini e quali furono le sue azioni durante la Seconda Guerra Mondiale?
- Qual è stato il destino di Elena di Montenegro dopo l'abdicazione dei Savoia e la fine della monarchia in Italia?
Elena di Montenegro nacque a Cettigne nel 1873, figlia del principe del Montenegro, Nicola Negos, e fu tenuta a battesimo dalla zarina Maria, moglie di Alessandro II. Questo dimostra l'interesse dello zar per il Montenegro, un piccolo principato balcanico.
La relazione tra Elena di Montenegro e Vittorio Emanuele di Savoia iniziò quando si incontrarono alla Fenice di Venezia, grazie all'influenza della regina Margherita. Il loro matrimonio fu celebrato nell'ottobre 1896, dopo che Elena rinunciò alla sua fede ortodossa per sposare Vittorio Emanuele.
Elena di Montenegro si impegnò attivamente nel sociale, coordinando personalmente i soccorsi dopo il terremoto di Messina del 1908 e ricoprendo il ruolo di primo ispettore delle infermiere volontarie della Croce Rossa. Durante la Prima Guerra Mondiale, trasformò il Quirinale in un ospedale militare.
Elena di Montenegro mantenne un atteggiamento freddamente educato nei confronti di Mussolini, chiamandolo "Signor Presidente" e non "Duce". Durante la Seconda Guerra Mondiale, fu profondamente colpita dalla cattura della figlia Mafalda e dalla fuga di altri membri della famiglia, il che accentuò il suo riserbo.
Dopo l'abdicazione del re nel maggio 1946 e l'abolizione della monarchia in Italia, Elena di Montenegro si ritirò in Egitto, ad Alessandria, ospite del re Farouk. Morì in solitudine e austerità a Montpellier nel 1952, dove fu sepolta lontano dalla sua famiglia. Nel 2001, è stato aperto un processo di canonizzazione in suo favore.