Concetti Chiave
- Nicolae Ceauşescu diventa leader del Partito Comunista Rumeno nel 1965 e promuove una politica di non allineamento, guadagnando credibilità interna ed esterna.
- La Romania cerca di industrializzarsi rapidamente, stringendo accordi con paesi occidentali e del Terzo Mondo per ottenere prestiti e materie prime a basso costo.
- Negli anni Ottanta, il regime di Ceauşescu si concentra su opere faraoniche, ma l'economia diventa insostenibile, con un calo del tenore di vita dovuto alla crisi petrolifera.
- Ceauşescu adotta il modello cinese, instaurando un culto della personalità e reprimendo minoranze etniche, religiose e oppositori con l'aiuto della polizia segreta, la Securitate.
- La situazione interna degenera negli anni Ottanta con repressioni violente e distruzioni culturali, culminando nella rivolta di Timişoara del 1989 che porta alla caduta del regime e alla condanna di Ceauşescu e sua moglie.
Indice
Ascesa di Ceauşescu
Nel 1965, sale al governo il segretario del Partito Comunista Rumeno, Nicolae Ceauşescu, mentre una nuova costituzione prevede il passaggio delle repubblica da popolare a socialista.
Politica estera e crisi economica
Per realizzare l'industrializzazione necessaria allo sviluppo economico, la Romania inizia un’intensa attività diplomatica verso i grandi paesi dell’Europa occidentale per chiedere loro dei prestiti e nuove tecnologie.
Egli stipula anche accordi di cooperazione economica con i paesi del Terzo Mondo per poter comprare da essi materie prime a basso costo. Tuttavia, la crescita subisce un rallentamento che comporta anche un abbassamento del tenore di vita a seguito della crisi petrolifera degli anni Settanta. Negli anni Ottanta, la prosecuzione dio opere faraoniche e la restituzione del debito estero porta il Paese ad un’economia sempre meno sostenibile. Le scelte politiche di Ceauşescu, operate nel periodo 1965-1972 quali il non allineamento, la condanna dell’invasione russa a Praga, un socialista di tipo nazionale e non strettamente sovietico, gli danno credibilità sia all’interno che all’esterno. Infatti, l’orientamento politico in chiave anti sovietico e la fiducia in un socialista riformato gli procurano il favore di una notevole parte degli intellettuali e delle masse popolari.All’estero, egli suscita simpatia presso le potenze occidentali per le distanze prese da Mosca.
Riforme culturali e repressione
A partire dagli anni Settanta, l’ammirazione di Ceauşescu per il modello cinese comporta una riforma culturale a cui fa seguito un culto della personalità, esteso anche alla moglie Elena. Il potere viene così accentrato nelle mani di tutto il clan familiare, le minoranze etniche e religiose vengono represse come pure nei confronti dell’opposizione. I capi delle rivolte dei minatori vengono eliminati fisicamente con l’intervento della Securitate, una forza di polizia nata per opprimere chi osa alzare la testa. I sindacati liberi non hanno più alcun spazio e viene proclamata la superiorità della cultura tecnico-scientifica su quella umanistica.
Crollo del regime
Verso la fine degli anni Ottanta, la situazione interna precipita: villaggi romeni e ungheresi vengono distrutti, antiche chiese ed importanti monumenti vengono anch’essi distrutti, la rivolta di Braşov (partita da operai e a cui si uniscono gli studenti) viene violentemente repressa, molti giovani preferiscono lasciare il paese. Nel dicembre 1989, con la rivolta di Timişoara, appoggiata dall’esercito, il regime di Ceauşescu crolla e lo stesso Ceauşescu, a seguito di un processo sommario, viene condannato alla fucilazione, unitamente alla moglie Elena.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali politiche interne ed estere di Nicolae Ceauşescu durante il suo governo?
- Come influenzò il modello cinese le politiche di Ceauşescu negli anni Settanta?
- Quali furono le conseguenze delle politiche di Ceauşescu negli anni Ottanta?
Ceauşescu promosse l'industrializzazione e cercò prestiti e tecnologie dai paesi occidentali, stipulò accordi economici con paesi del Terzo Mondo e adottò un socialismo nazionale non allineato con l'URSS, guadagnando credibilità interna ed esterna.
L'ammirazione di Ceauşescu per il modello cinese portò a una riforma culturale e a un culto della personalità, con il potere accentrato nelle mani del clan familiare e la repressione delle minoranze e dell'opposizione.
Le politiche di Ceauşescu portarono a un'economia insostenibile, repressione delle rivolte, distruzione di villaggi e monumenti, e infine al crollo del regime nel 1989 con la rivolta di Timişoara e la condanna a morte di Ceauşescu e sua moglie.