Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • I conflitti tra Italia ed Etiopia si articolano in tre campagne: 1894-1896, 1935-1936 e 1940-1941, culminando con l'intervento degli alleati britannici e francesi.
  • La campagna del 1894-1896 vide l'Italia tentare di stabilire un protettorato in Etiopia, ma fu sconfitta ad Amba Alagi e Adua, portando alla firma della pace ad Addis Abeba.
  • Durante la campagna del 1935-1936, Mussolini riuscì a conquistare l'Etiopia grazie all'uso di aviazione e carri armati, nonché a un massiccio sforzo logistico.
  • Nella campagna del 1940-1941, il Duca d'Aosta inizialmente avanzò in Somalia britannica, ma le forze britanniche e francesi ribaltarono la situazione, portando alla capitolazione italiana.
  • L'uso di gas da combattimento da parte degli italiani nel 1935-1936 sollevò critiche internazionali e prefigurò le tattiche della seconda guerra mondiale.

Indice

  1. Conflitti italo-etiopi
  2. Trattato di Uccialli
  3. Sconfitta italiana ad Adua
  4. Conquista italiana dell'Etiopia
  5. Resistenza etiope e caduta di Addis Abeba
  6. Seconda guerra mondiale in Africa orientale

Conflitti italo-etiopi

Con questo termine si indicano i conflitti che opposero gli Italiani agli Etiopi (1894-1896 e 1935-1936), poi agli alleati britannici e francesi durante la seconda guerra mondiale (1940-1941).

Trattato di Uccialli

Dopo la sua installazione in Eritrea (1885) e Somalia (1888), l'Italia cercò di riunire questi due territori, il che implicava l'invasione dell'Etiopia su cui l'Italia cercò di stabilire il suo "protettorato". Due colonne militari italiane furono massacrate dagli Etiopi a Dogali e Saganeiti; questo fallimento portò dapprima l'Italia a trattare con il Negus, il re d'Etiopia, Menelik con il Trattato di Uccialli del 1889. Il trattato fu redatto in italiano e in aramaico, ma le due versioni erano diverse: in base al testo italiano l’Etiopia diventava un vero e proprio protettorato dell’Italia, mentre in aramaico era scritto che il negus, a sua discrezione avrebbe potuto ricorrere al sostegno italiano solo e qualora lo avesse ritenuto necessario. Nel 1893, Menelik denunciò l’ambiguità del trattato e ruppe con Roma.

Sconfitta italiana ad Adua

L’Italia inviò quindi un esercito di 30.000 uomini, comandato da Baratieri; dopo aver ottenuto successi a Coatit e Addigrat, nel gennaio-marzo 1895), ma fu pesantemente sconfitto ad Amba Alagi il 7 dicembre dello stesso anno e ad Adua il 1º marzo 1896) dagli Etiopi che avevano mobilitato 150.000 uomini. Questa grave sconfitta costrinse l'Italia a rinunciare alle sue intenzioni di protettorato etiope e la pace fu firmata ad Addis Abeba il 26 ottobre 1896.

Conquista italiana dell'Etiopia

Mussolini, determinato a conquistare l’Etiopia e a fondare un Impero, aprì le ostilità il 3 ottobre 1935. L'esercito italiano, con 10 divisioni (tra cui 5 di camicie nere e un folto corpo di truppe indigene reclutate in particolare in Eritrea), sostenuto da 10 gruppi corazzati e 11 squadroni dell'aviazione, attaccò le forze etiopi dall'Eritrea e dalla Somalia, le forze etiopi, radunate intorno ai 4.000 uomini della guardia del nuovo negus, Haile Selassiè.

Il maresciallo De Bono occupò Adua, poi Aksum e Maqalié. Poco dopo, però, mentre De Bono fu sostituito da Badoglio, gli Etiopi riuscirono a respingere le avanguardie italiane nelle due battaglie di Tembien. Gli italiani raccolsero quindi 280.000 uomini e riuscirono ad aggirare e dislocare il fronte etiope nel febbraio 1936. In un exploit finale, il Negus, che aveva raccolto 40.000 uomini, sfondò gli avamposti italiani al lago Ashangi, ma si arenò sulle linee principali e dovette rifugiarsi nelle montagne.

Resistenza etiope e caduta di Addis Abeba

Nel frattempo, una colonna motorizzata italiana lasciò Asmara e occupò Om Ager, poi Gondar. Il negus fuggì a Gibuti il 1º maggio 1936 e il 5 maggio Addis Abeba cadde. Il 10 maggio le forze italiane provenienti dall'Eritrea si incrociarono con quelle somale, comandate da Graziani, la cui ultima offensiva, condotta in aprile ad Harar e Dagamedo, aveva permesso la rottura del fronte orientale. Badoglio, a cui successe Graziani, fu nominato viceré d'Etiopia.

L’esercito italiano dovette il loro successo sia ad un immenso sforzo logistico che al ruolo di primo piano dell’ aviazione e dei carri armati. Come tale – e a parte l'uso da parte degli Italiani di gas da combattimento proibiti dal diritto internazionale – questa campagna prefigura i combattimenti della seconda guerra mondiale.

Seconda guerra mondiale in Africa orientale

Nell'agosto 1940, il Duca d'Aosta, comandante in capo dell’ Africa Orientale Italiana, occupò la Somalia britannica, evacuata dagli inglesi, arrivò fino a Kassala (Sudan) e minacciò Nairobi (Kenya). Ma nel novembre dello stesso anno, le truppe britanniche, comandate da Cunningham, dal Kenya entrarono nella Somalia italiana, dove occuparono Kismaayo e Mogadiscio nel febbraio 1941, ed entrarono ad Addis Abeba, la capitale dell'Etiopia, il 5 aprile.

Continuando la loro marcia verso nord per incontrare le forze del generale William Platt, che, provenienti dal Sudan e rinforzate da elementi francesi, avevano invaso l'Eritrea, costrinsero il duca d'Aosta, che si era rifugiato sull'altopiano di Amba Alagi, a capitolare il 19 maggio con i suoi 7.000 uomini. L'avanzata degli Alleati era stata facilitata dall'esistenza di molti resistenti, formatisi fin dall'inizio dell'occupazione italiana.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le principali fasi dei conflitti tra Italia ed Etiopia tra il 1894 e il 1941?
  2. I conflitti tra Italia ed Etiopia si svilupparono in tre principali campagne: la prima dal 1894 al 1896, con l'Italia che tentò senza successo di stabilire un protettorato sull'Etiopia; la seconda dal 1935 al 1936, con l'Italia che riuscì a conquistare l'Etiopia e a fondare un impero; e la terza dal 1940 al 1941, durante la seconda guerra mondiale, quando le forze britanniche e francesi sconfissero l'Italia in Africa Orientale.

  3. Quali furono le cause del fallimento italiano nella prima campagna contro l'Etiopia (1894-1896)?
  4. Il fallimento italiano nella prima campagna contro l'Etiopia fu causato da una serie di fattori, tra cui l'ambiguità del Trattato di Uccialli, la forte resistenza etiope che mobilitò 150.000 uomini, e le pesanti sconfitte subite dalle forze italiane ad Amba Alagi e ad Adua, che costrinsero l'Italia a rinunciare alle sue intenzioni di protettorato sull'Etiopia.

  5. Come riuscì l'Italia a conquistare l'Etiopia durante la campagna del 1935-1936?
  6. L'Italia riuscì a conquistare l'Etiopia durante la campagna del 1935-1936 grazie a un immenso sforzo logistico, al ruolo di primo piano dell'aviazione e dei carri armati, e nonostante l'uso di gas da combattimento proibiti dal diritto internazionale. Questi fattori, uniti alla capacità di radunare un esercito di 280.000 uomini, permisero di aggirare e dislocare il fronte etiope, portando alla caduta di Addis Abeba e alla nomina di Graziani a viceré d'Etiopia.

  7. Quali furono le conseguenze della campagna italiana in Etiopia del 1935-1936 sul piano internazionale?
  8. Le conseguenze della campagna italiana in Etiopia del 1935-1936 sul piano internazionale furono significative, in quanto l'uso di gas da combattimento proibiti dal diritto internazionale sollevò forti critiche e condanne da parte della comunità internazionale. Inoltre, la conquista dell'Etiopia da parte dell'Italia prefigurò i combattimenti della seconda guerra mondiale, mostrando l'importanza della logistica, dell'aviazione e dei carri armati.

  9. Come si concluse il dominio italiano in Africa Orientale durante la seconda guerra mondiale?
  10. Il dominio italiano in Africa Orientale si concluse durante la seconda guerra mondiale con la capitolazione del Duca d'Aosta il 19 maggio 1941, dopo l'avanzata delle forze britanniche e francesi. Queste ultime, supportate da molti resistenti formatisi fin dall'inizio dell'occupazione italiana, riuscirono a liberare la Somalia italiana, Mogadiscio, e infine Addis Abeba, ponendo fine all'occupazione italiana in Africa Orientale.

Domande e risposte

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