Concetti Chiave
- Tony Blair, leader dei laburisti, vinse le elezioni del 1997, proponendosi come figura di rinnovamento con idee socialiste moderate e riformiste.
- Il "blairismo" si caratterizzò per investimenti nei servizi pubblici, stretti rapporti con gli USA e attenzione all'educazione per la mobilità sociale.
- In politica interna, mantenne alcune riforme neoliberiste della Thatcher, considerandole necessarie per la competitività globale del Regno Unito.
- In politica estera, Blair sostenne gli Stati Uniti negli interventi militari in Afghanistan, Iraq, Sierra Leone e Kosovo, e partecipò attivamente nell'UE.
- Favorì l'autonomia parlamentare di Scozia, Galles e Irlanda del Nord, e contribuì agli "accordi del Venerdì Santo" per risolvere il conflitto nordirlandese.
Indice
La vittoria dei laburisti
In Gran Bretagna, dopo diciotto anni di dominio dei tories e dell’ideologia di Margaret Thatcher, nel maggio 1997, le elezioni inglesi furono vinte dai laburisti guidati da Tony Blair. Egli si proponeva come un uomo nuovo della politica inglese dalle idee socialiste moderate e comunque riformiste.
In sostanza, egli rappresentava una terza via fra il tradizionale laburismo radicale, tutto rivolto agli interessi sindacali e il neoliberismo thatcheriano. La sua politica è chiamata, per questo, anche New Labour, per sottolineare la discontinuità rispetto alla sinistra del fordismo. In politica, fu creato il termine “blairismo”, indicando con ciò una politica caratterizzata da cospicui investimenti nei servizi pubblici, da un interventismo, da stretti rapporti con gli USA in relazione alle relazioni estere, a un sostegno al rafforzamento della polizia, alla lotta per combattere il terrorismo e una grande attenzione all'educazione per favorire la mobilità sociale dei lavoratori.La politica interna di Blair
Una volta eletto, in politica interna, egli perseguì una strategia che non tendeva a smantellare del tutto i mutamenti neoliberisti voluti dalla Thatcher. Anzi, li mantenne, pur con qualche flessibilità, come le liberalizzazioni, la flessibilità del lavoro, la riduzione del potere sindacale. Questo perché Blair considerava tali aspetti come funzionali alle esigenze della globalizzazione e necessari per rendere il Regno Unito competitivo sui mercati internazionali.
La politica estera di Blair
In politica estera, adottò una strategia di stretta alleanza con gli Stati Uniti, sostenendo fortemente l’amministrazione Bush e di presenza attiva nell’Unione Europea, anche se, a volte con un atteggiamento di freno alle tendenze più comunitarie, del resto sempre tipico della tradizionale politica inglese. Inoltre, assicurò che le Forze Armate britanniche avrebbero partecipato all’invasione dell’Afganistan del 2001 e all’invasione dell’Iraq del 2003. Egli intervenne militarmente anche in Sierra Leone e nel Kosovo.
Riforme istituzionali e crescita economica
Sul piano istituzionale, egli operò alcune scelte mirate a favorire l’autonomia parlamentare e fiscale della Scozia e del Galles, pur in un quadro sempre unitario del regno. istituendo il Parlamento scozzese, l'Assemblea nazionale per il Galles e l'Assemblea dell'Irlanda del Nord. Nei primi anni del XXI secolo che coincidono con il governo Blair, la Gran Bretagna conobbe un periodo di crescita sostanzialmente superiore rispetto alla media dei paesi dell’U.E. Per quanto riguarda la questione irlandese, il nuovo governo inglese riuscì a conseguire un rilevante successo nell’aprile del 1998, con gli “accordi del Venerdì Santo” fra tutte le parti coinvolte nel conflitto, cioè Regno Unito, Repubblica di Irlanda, principali partiti unionisti e indipendentisti. Le parti si accordarono in modo democratico e pacifico per la risoluzione del conflitto nordirlandese, avviando così nuove istituzioni politiche della provincia.
Dimissioni di Blair e successione
Le elezioni del 2005 contrassero la maggioranza laburista nei confronti della quale si manifestò un’opinione pubblica critica nei confronti dell’invio delle truppe in Iraq.
Nel 2007, Blair dette le dimissioni e il ruolo di primo ministro fu assunto da Gordon Brown, leader del partito laburista.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali caratteristiche della politica interna di Tony Blair?
- Come si caratterizzò la politica estera di Tony Blair?
- Quali furono i successi istituzionali di Tony Blair?
- Quali furono le conseguenze delle elezioni del 2005 per il governo di Blair?
Tony Blair mantenne alcuni aspetti del neoliberismo thatcheriano, come le liberalizzazioni e la flessibilità del lavoro, considerandoli necessari per la competitività globale del Regno Unito, pur introducendo investimenti nei servizi pubblici e un'attenzione all'educazione.
Blair adottò una stretta alleanza con gli Stati Uniti, sostenendo l'amministrazione Bush e partecipando a interventi militari in Afghanistan, Iraq, Sierra Leone e Kosovo, mantenendo un ruolo attivo nell'Unione Europea.
Blair favorì l'autonomia parlamentare e fiscale di Scozia e Galles, istituendo il Parlamento scozzese e l'Assemblea nazionale per il Galles, e contribuì agli accordi del Venerdì Santo per risolvere il conflitto nordirlandese.
Le elezioni del 2005 videro una contrazione della maggioranza laburista, con critiche dell'opinione pubblica riguardo all'invio delle truppe in Iraq, portando infine alle dimissioni di Blair nel 2007.