Concetti Chiave
- Il feldmaresciallo von Moltke, nel 1890, predisse una futura guerra tra nazioni durata lunga e con pesanti perdite da entrambe le parti.
- Le tensioni politiche ed economiche in Europa, come il predominio prussiano e l'espansione austriaca, crearono un clima propenso al conflitto.
- L'instabilità nei Balcani, con l'indebolimento dell'Impero Ottomano e la crescita del nazionalismo serbo, fu un fattore chiave nello scoppio della guerra.
- La Prima Guerra Mondiale fu un conflitto totale, coinvolgendo tutte le risorse dei paesi, e segnata da una società di massa e nuove tecnologie belliche.
- La guerra di logoramento, caratterizzata da trincee e resistenza psicologica dei soldati, portò a un numero senza precedenti di vittime civili e militari.
Indice
- La profezia di von Moltke
- Le tensioni in Europa
- L'ascesa dell'Impero Austro-Ungarico
- La questione d'oriente
- La Triplice Alleanza e Intesa
- L'instabilità nei Balcani
- Le potenze europee del XX secolo
- L'inizio della Prima Guerra Mondiale
- La guerra totale
- Innovazioni tecnologiche nella Grande Guerra
- La guerra di logoramento
La profezia di von Moltke
Nel suo ultimo discorso al Reichstag, il feldmaresciallo von Moltke fece un’affermazione che, a posteriori, possiamo considerare profetica. Era infatti il 1890 quando affermò che la “guerra futura” sarebbe stata un conflitto tra nazioni, di lunghissima durata (“sette anni o trent’anni”), dove i paesi coinvolti sarebbero stati armati come mai. In questa guerra, inoltre, sarebbe stato difficile riconoscere dei veri vincitori e dei veri vinti, poiché da entrambe le parti ci sarebbero state ingenti perdite e la pace sarebbe stata raggiunta solo sotto dure condizioni. Helmuth von Moltke fu un generale prussiano che divenne protagonista delle vittorie tedesche nella guerra austro-prussiana e in quella franco-prussiana, per poi essere nominato feldmaresciallo, ossia capo di stato maggiore.
Le tensioni in Europa
L’affermazione di von Moltke si inserisce nel contesto in cui in Europa si gettavano le basi per un conflitto totale e si aspettava solo il momento per “dar fuoco alle polveri”, come affermò lui stesso. Di fatto questo discorso ci permette di capire come generali e uomini politici di allora prevedessero l’arrivo di una guerra con caratteristiche assolutamente diverse da tutte quelle precedentemente combattute, sia per il numero di potenze coinvolte sia per la tecnologia bellica di cui esse disponevano. Nel 1890 il conflitto tra Prussia e Francia si era concluso da poco meno di vent’anni ed erano ancora aperte varie questioni politiche ed economiche tra le due potenze. Tra queste era centrale il predominio prussiano sull’Alsazia e su buona parte della Lorena, territori che erano stati annessi all’Impero Tedesco dopo la guerra franco-prussiana. Queste regioni di confine erano ricche di risorse naturali quali principalmente ferro e carbone, che permisero alla Prussia di svilupparsi e diventare una potenza industriale nella seconda metà del XIX secolo.
L'ascesa dell'Impero Austro-Ungarico
Nel frattempo in Europa nasceva un’altra realtà che sarebbe diventata determinante nello scoppio della grande guerra, ossia l’Impero Austro-Ungarico. L’Impero Austro-Ungarico nacque nel 1867 a seguito del “Compromesso”. L’esigenza scaturì dal fatto che l’etnia magiara, dopo quella austriaca, era la predominante nei territori dell’impero. Si creò così una monarchia costituzionale con due capitali (Vienna e Budapest), due costituzioni e un solo imperatore, oltre ad altri aspetti in comune come alcuni ministeri. Comprendeva la parte settentrionale della penisola balcanica, oltre ad Austria e Tirolo, Ungheria e buona parte di Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca. L’Impero Austro-Ungarico era quindi una potenza etnicamente promiscua, che comprendeva slavi, austriaci, italiani e altre piccole o grandi minoranze linguistiche.
La questione d'oriente
Oltre all’Impero Austro-Ungarico, nei Balcani era presente l’ormai indebolito Impero Ottomano. L’insieme delle problematiche che derivavano dalle crisi interne all’impero vengono indicate come “questione d’oriente”. Nel 1875 scoppiò una rivolta di contadini cristiani in Bosnia, contro i proprietari terrieri ottomani, a sostegno della quale intervenne l’impero zarista. Per evitare che quest’ultimo rompesse l’equilibrio geopolitico nei Balcani, anche Inghilterra e Austria intervennero. Il tutto si concluse con il congresso di Berlino. L’Austria occupa la Bosnia, e la Serbia diventò indipendente. La Russia rinunciò al progetto di creare uno stato bulgaro indipendente. L’Impero Ottomano uscirà da questo conflitto come vero vinto, poiché sempre più debole.
La Triplice Alleanza e Intesa
Nel 1881 la Francia occupò la Tunisia. L’Italia cercò di opporsi anche diplomaticamente per evitare quest’occupazione, ma non fu ascoltata dalle altre potenze. Per fronteggiare questo isolamento rispetto alla politica europea e avere una possibilità di espansione coloniale in Nord-Africa, nel 1882 il Regno di Italia entrò nell’alleanza tra Prussia e Austria (detta Duplice Alleanza), creando così la Triplice Alleanza. Contemporaneamente assistiamo ad un riavvicinamento diplomatico tra Russia e Francia, con la stipula dell’alleanza franco-russa, a cui seguiranno un’intesa anglo-francese (anche per risolvere questioni riguardanti alcuni territori africani, tra cui il Marocco) e un accordo anglo-russo del 1907, con il quale Inghilterra e impero zarista si spartirono l’Afghanistan e parte della Persia (attuale Iran). Nel 1907 nacque quindi la Triplice Intesa. Queste due alleanze nella Prima Guerra Mondiale si trasformeranno in vere e proprie fazioni del conflitto.
L'instabilità nei Balcani
I Balcani si erano quindi trasformati nella zona più instabile politicamente del continente. Troviamo infatti i desideri espansionistici austriaci uniti alla nascita di nuove nazioni a causa dell’indebolimento dell’Impero Ottomano. Sicuramente tra queste nazioni la più importante e bellicosa era il Regno di Serbia, che ambiva ad allargare i propri confini. Questo giovane stato era caratterizzato da un fortissimo nazionalismo, che presentava la Serbia come l’unica nazione che potesse liberare le popolazioni slave dal predominio austriaco. Di fatti, fin dalla sua costituzione, smise di acquistare armamenti dall’Austria-Ungheria per rivolgersi ad altre potenze, in primis alla Francia. Erano inoltre frequenti azioni di terrorismo. Tra il 1911 e il 1912 si assiste ad una breve guerra tra Italia e Turchia (guerra di Libia), a cui seguì l’occupazione italiana di Cirenaica e Tripolitania, terre ancora sotto il controllo ottomano. Di questa situazione approfittò la Serbia, che insieme a Montenegro, Grecia e Bulgaria fondò, nell’ottobre del 1912, la Lega Balcanica. Nella Prima Guerra Balcanica assistiamo alla conquista serba del Kosovo e alla perdita, da parte dei turchi, della maggior parte dei possedimenti europei. Insoddisfatta della spartizione territoriale, la Bulgaria diede il via alla Seconda Guerra Balcanica, nella quale si verificò un’ulteriore grande sconfitta per gli Ottomani. Nacque, inoltre, il Regno di Albania, retto da un principe filo-tedesco. La Serbia, quindi, acquisì sempre più territorio e potere, ma rinunciò allo sbocco sull’Adriatico. Per il governo austriaco la situazione divenne intollerabile.
Le potenze europee del XX secolo
Arrivati al primo decennio del XX secolo, in Europa le due principali potenze erano Regno Unito e Prussia. La prima possedeva il 25% delle terre emerse, e possedeva la più grande marina della storia; la seconda aveva fatto in pochi decenni enormi progressi in campo tecnologico ed industriale. Erano due potenze pronte a lottare per l’egemonia sull’Europa e il mondo intero, e stavano preparando armi e soldati. Si contendevano anche la supremazia sulle colonie africane e su altre zone del mondo. Intanto in tutta Europa si susseguivano tensioni tra vari stati: Italia e Austria-Ungheria, nonostante fossero di fatto alleate, avevano ancora aperta la questione delle terre “irridenti”, ossia il Triveneto, l’Istria e la Dalmazia, oltre alla città di Fiume; Italia e Francia si contendevano la supremazia sul Nord-Africa, oltre alla vecchia questione del controllo sulla zona di Nizza e della Savoia; Austria e Russia si contendevano il controllo sulla penisola balcanica. Tutto questo unito alle problematiche già affrontate, come le questioni lasciate in sospeso tra Francia e Prussia e altre tensioni in tutto il continente. L’Europa, come disse von Moltke, era davvero una “polveriera pronta ad esplodere”.
L'inizio della Prima Guerra Mondiale
L’evento che scatenò il conflitto mondiale ebbe luogo a Sarajevo, il 28 giugno 1914: un giovane studente appartenente al gruppo terroristico “Giovane Bosnia”, Gavrilo Princip, sparò all’erede al trono austro-ungarico Francesco Ferdinando. Un mese dopo, l’Impero Austro-Ungarico dichiara guerra alla Serbia, dopo un ultimatum: era iniziata la Prima Guerra Mondiale. Citando e parafrasando von Moltke fu proprio Princip il primo ad aver messo a fuoco l’Europa.
La situazione in Europa degenerò molto velocemente. Il sistema delle alleanze scattò immediatamente: pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra austriaca, si mobilitarono anche Prussia, Inghilterra e Russia. La Germania dichiarò guerra alla Francia il 3 agosto, e tra il 4 e il 5 agosto invase il Belgio (stato neutrale). La guerra è combattuta principalmente sui due fronti, orientale e occidentale, e conosce inizialmente una fase di stallo. L’uscita della Russia per motivi interni (scoppio della Rivoluzione d’Ottobre) e l’entrata in guerra degli Stati Uniti riusciranno a sbloccare il conflitto, che si concluse nel 1918.
La guerra totale
La Prima Guerra Mondiale fu la prima “guerra totale” della storia. Con questo termine si intende un conflitto dove tutte le risorse di un paese vengono impegnate per scopi bellici. Si trattò di una vera e propria guerra di massa, poiché combattuta nel contesto di una società di massa. Per “società di massa” si intende una comunità in cui sono le masse popolari urbane le vere protagoniste della vita sociale e politica, a differenza dei secoli precedenti, dove i protagonisti erano invece aristocratici e una cerchia ristretta di borghesi. Ora il singolo cittadino è puro consumatore di beni fabbricati (dalla produzione in serie, che si è creata con lo sviluppo del taylorismo e del fordismo), prodotti dall’industria. Non esiste più l’economica basata sull’autoconsumo. Una delle tante cause dello sviluppo di una società di massa fu il massiccio inurbamento, ossia un grande spostamento di masse dalle campagne alle città. I governi mettevano quindi in atto strategie per controllare il popolo e facevano largo uso della propaganda. È questo il contesto sociale in cui si inserisce la Grande Guerra. Tutte le produzioni industriali erano in azione per soddisfare le richieste belliche, dalle armi agli approvvigionamenti, e l’economia era pianificata dai governi. Fu una guerra totale dal momento che fino a quel punto della storia europea non ci fu mai un conflitto che coinvolse i civili fino a tal punto.
Innovazioni tecnologiche nella Grande Guerra
Anche dal punto di vista geografico, nessuna guerra precedentemente combattuta coinvolse una quantità tale di stati e territori.
Anche dal punto di vista tecnologico la Grande Guerra non ha precedenti. Gli stati entrarono in guerra dotati di armi mai viste prima, come la mitragliatrice, e mezzi sempre più diversi. È il primo conflitto che fa largo uso dei velivoli e di mezzi come i sottomarini, impiegati soprattutto dalla Prussia. Anche le armi chimiche trovano il loro primo impiego. Rimane infatti noto il caso di Ypres, in Belgio, dove i tedeschi lanciarono una serie di attacchi servendosi del gas nervino.
La guerra di logoramento
Questo conflitto rappresentò la prima vera e proprio “guerra di logoramento” dell’età moderna. Per guerra di logoramento si intende un conflitto dove il vero vincitore è colui che possiede più risorse umane e materiali capaci di sopportare le condizioni dure imposte dalla situazione, ossia un conflitto dove nessuno dei due fronti otteneva veri risultati decisivi sul campo. Questo concetto è proprio espresso da von Moltke, quando afferma che “le più grandi potenze europee, armate come mai, si daranno battaglia l’una contro l’altra, ma nessuna di loro potrà essere battuta completamente in una o due battaglie tanto da riconoscere la sconfitta, da essere costretta a concludere la pace sotto dure condizioni […]”. Fu quindi una guerra dove i soldati erano costretti a fermarsi al fronte, senza guadagnare o perdere terreno per settimane o mesi. Sia sul fronte orientale sia in quello occidentale assistiamo infatti alla costruzione di trincee, ossia fossati lineari che ospitavano le truppe. Qui entrava in gioco la resistenza non solo fisica ma anche psicologica che serviva ai soldati per non essere uccisi dal nemico o dagli stessi agenti naturali (freddo, pioggia). Fino a quel momento storico, nessun conflitto nella storia dell’uomo conobbe così tante vittime, sia civili sia militari.
Domande da interrogazione
- Chi fece un'affermazione profetica sulla "guerra futura" nel suo discorso al Reichstag?
- Quali erano le caratteristiche previste per la "guerra futura" secondo von Moltke?
- Quali erano le principali potenze in Europa nel primo decennio del XX secolo?
- Quali furono le cause dello sviluppo di una società di massa prima della Prima Guerra Mondiale?
- Quali furono le nuove armi e tecnologie utilizzate nella Prima Guerra Mondiale?
Il feldmaresciallo von Moltke.
Una guerra tra nazioni di lunga durata, con entrambe le parti armate come mai prima, ingenti perdite da entrambe le parti e una pace raggiunta solo sotto dure condizioni.
Regno Unito e Prussia.
Massiccio inurbamento e sviluppo dell'industria di produzione in serie.
Mitragliatrici, velivoli, sottomarini e armi chimiche.