Concetti Chiave
- Negli anni Ottanta, il PSI di Craxi cerca di affermarsi nel panorama politico italiano attraverso "alleanze più convenienti", sfidando la DC e il PCI.
- Il partito di Craxi propone riforme istituzionali per creare governi più stabili, includendo l'elezione diretta dei sindaci e del Capo dello Stato.
- Le elezioni del 1983 vedono un calo di voti per la DC e un miglioramento per il PSI, permettendo a Craxi di formare un governo di pentapartito.
- Durante i governi Craxi, l'Italia sperimenta una crescita economica significativa, con aumento del PIL, riduzione dell'inflazione e un boom della Borsa.
- Crax governa utilizzando spesso decreti legge e il voto di fiducia, mostrando un approccio decisionista nelle politiche interne e internazionali.
Indice
L'ascesa del partito socialista
Nei primi anni Ottanta la forza politica che intende imporsi con energia nel panorama politico italiano è il partito socialista. Bettino Craxi, suo segretario politico, è deciso a procurarsi più ampi spazi nella gestione del potere. Così da un lato rifiuta la posizione di ruolo subalterno nei confronti della DC, e dall’altro vuole togliere al PCI la funzione egemone sulla sinistra. Per questi fini utilizza la politica delle “alleanze più convenienti” sia a livello nazionale sia soprattutto nelle amministrazioni locali (regioni, province e comuni), dove, a seconda delle opportunità più favorevoli per il PSI, si allea ora con la DC ora con il PCI, divenendo, di fatto, forza determinante di qualsiasi coalizione con progetti di rinnovamento sulla base di uno sviluppo capitalistico moderno.
Riforme istituzionali e politiche
Il partito di Craxi fa un dibattito sulle riforme istituzionali con lo scopo dichiarato di creare governi stabili e capaci di potere decisionale. Questo progetto di riforme prevedeva oltre che l’elezione diretta dei sindaci e del Capo dello Stato, anche la definizione di una soglia minima di voti necessari alle varie formazioni politiche per poter essere presenti in parlamento; e ciò per evitare la presenza in parlamento di formazioni politiche minori,. Nel 1982, Ciriaco De Mita, nuovo segretario della DC, avanza l’ipotesi di una riforma elettorale innovativa, anche se tende a favorire i partiti maggiori (DC e PCI) in funzione antisocialista. Questa ipotesi di riforma prevedeva che i partiti dichiarassero prima delle elezioni con quali forze intendessero formare il nuovo governo. In questo modo i socialisti, che erano la terza forza del paese, potevano perdere il potere di condizionamento delle altre forze politiche, e riprendere una posizione subalterna ai due maggiori partiti del paese.
Elezioni del 1983 e governo Craxi
Le elezioni politiche anticipate del giugno 1983 determinano una forte riduzione dei voti per la DC guidata da De Mita, che si è presentata all’elettorato prospettando l’esigenza di un maggior rigore nella spesa pubblica; il PCI consegue una lieve flessione, mentre il PSI di Craxi registra un miglioramento elettorale. Solo il partito repubblicano si evidenzia con un’affermazione relativamente consistente. Ma è Craxi a raccogliere i frutti della sua politica conflittuale nei confronti del PCI e di sostegno alle nuove attività economiche, riuscendo ad attirare al PSI larghi strati del ceto medio, così da spostare verso il centro il PSI e occupando posizioni tradizionalmente tenute dalla Democrazia cristiana. Così è a Craxi che viene data l’opportunità di formare un nuovo governo di pentapartito (PLI, DC, PRI, PSDI, PSI).
Cambiamenti economici e governo Craxi
Craxi riesce inoltre a tenere in piedi il più lungo governo della storia repubblicana: dal 4 agosto 1983 al 1° aprile 1986. Subito dopo si forma un secondo governo Craxi che durerà fino all’aprile 1987, da un partito che finisce col rivelarsi con l’antica tradizione socialista. Durante i due governi Craxi avvengono importanti cambiamenti in Italia, insieme a una congiuntura economica internazionale favorevole. Tra questi la produttività industriale riprende a salire ad un ritmo sostenuto e si verifica un riequilibrio della bilancia dei pagamenti, favorito anche dalla discesa del dollaro e dal ribasso del prezzo del petrolio sui mercati internazionali mentre il PIL (prodotto interno lordo, cioè la ricchezza complessiva del paese) cresce del 3% all’anno, e l’inflazione scende dal 16 al 4,3%.
Boom economico e decisionismo
La Borsa, in questi anni, riuscendo ad attirare i risparmi dei privati, conosce un vero e proprio boom, e quadruplica gli affari. Un aspetto negativo di tutto questo dinamismo economico consiste nel fatto che i profitti non sono indirizzati in investimenti produttivi, ma piuttosto in operazioni di tipo finanziario, nell’esclusivo interesse del mondo imprenditoriale. Craxi governa ricorrendo sempre più spesso ai decreti legge, che, se non approvati in tempo dal parlamento, sono regolarmente reiterati. Così pure, per superare i contrasti posti dalle opposizioni, ricorre sempre più di frequente al voto di fiducia, facendolo diventare una prassi parlamentare. Per evitare poi “il tranello dei franchi tiratori” (annidati nella DC, ma anche nel PSI) favorisce la possibilità di limitare la segretezza del voto. Il decisionismo di Craxi si mostra con la massima evidenza nel febbraio 1984, quando, nonostante numerose e vibranti contestazioni, autorizza la Nato ad installare i suoi missili in Italia.
Domande da interrogazione
- Qual era l'obiettivo principale del partito socialista guidato da Bettino Craxi nei primi anni Ottanta?
- Quali erano le proposte di riforma istituzionale avanzate dal partito di Craxi?
- Come si è evoluta la situazione politica dopo le elezioni del 1983?
- Quali cambiamenti economici si sono verificati durante i governi Craxi?
- Quali critiche sono state mosse alla gestione economica durante il boom della Borsa?
L'obiettivo principale del partito socialista guidato da Bettino Craxi era imporsi con energia nel panorama politico italiano, rifiutando un ruolo subalterno nei confronti della DC e togliendo al PCI la funzione egemone sulla sinistra, utilizzando la politica delle "alleanze più convenienti".
Le proposte di riforma istituzionale del partito di Craxi includevano l'elezione diretta dei sindaci e del Capo dello Stato, e la definizione di una soglia minima di voti per le formazioni politiche per evitare la presenza di partiti minori in parlamento.
Dopo le elezioni del 1983, la DC ha subito una forte riduzione dei voti, mentre il PSI di Craxi ha registrato un miglioramento elettorale, permettendo a Craxi di formare un nuovo governo di pentapartito e spostare il PSI verso il centro.
Durante i governi Craxi, l'Italia ha visto un aumento della produttività industriale, un riequilibrio della bilancia dei pagamenti, una crescita del PIL del 3% all'anno e una riduzione dell'inflazione dal 16 al 4,3%.
Una critica alla gestione economica durante il boom della Borsa è che i profitti non sono stati indirizzati in investimenti produttivi, ma piuttosto in operazioni finanziarie, nell'esclusivo interesse del mondo imprenditoriale.