Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • La Pop Art, nata negli Stati Uniti negli anni '60, si è diffusa rapidamente in tutto il mondo, presentandosi come una forma d'arte che utilizza oggetti e linguaggi comuni della società consumistica.
  • Questa corrente artistica condivide similitudini con il Dadaismo, ma si distingue per il suo intento di reinterpretare oggetti industriali e quotidiani, riconoscendone una bellezza trascurata.
  • Artisti come Andy Warhol e Roy Lichtenstein hanno utilizzato tecniche distintive, come linee nette e colori primari, per creare opere che riflettono la cultura di massa e la pubblicità.
  • La Pop Art si concentra sull'isolamento degli oggetti dal loro contesto abituale per far riflettere l'osservatore sulla loro esistenza e significato.
  • Con un impatto visivo potente e diretto, la Pop Art intende provocare una presa di coscienza sull'influenza degli oggetti di consumo nella vita quotidiana.

Indice

  1. Origini della pop-art
  2. Influenza della pubblicità
  3. Confronto con il dadaismo
  4. Diffusione e artisti principali

Origini della pop-art

Il termine «Pop-art» deriva da “Popular art” ed è stato definito così in Inghilterra; ha avuto origine negli Stati Uniti intorno agli anni ’60 del XX secolo per poi diffondersi in tutto il mondo. Presentata alla Biennale di Venezia del 1964, essa provocò molto sconcerto fra il pubblico se non un vero e proprio shock.

Influenza della pubblicità

Essa parte dalla constatazione che noi viviamo, chi consapevolmente chi inconsciamente, in mezzo ad oggetti industriali; siamo bombardati da messaggi pubblicitari sia uditivi che visivi, che vengono moltiplicati in un altissimo numero di copie, ingranditi, presenti sui muri delle città, stampati sui giornali, trasmessi dai vari media ecc. Tali messaggi, come avviene sempre, hanno un linguaggio con cui ci parlano e che ormai siamo abituati a capire perché possediamo una mentalità consumistica. Siamo condizionati da tutto ciò e il nostro modo di comportarci e di capire l’immagine vengono di conseguenza modificati. Si chiama “arte popolare” perché essa utilizza un linguaggio visivo che è patrimonio di tutti e perché pone al centro dell’attenzione dell’osservatore degli oggetti comuni, quotidiani che possono essere nuovi, usati e a volte anche di scarto. Sono oggetti da cui siamo circondati, a volte molto banali; di essi ci serviamo tutti i giorni e qualche non ci accorgiamo nemmeno della loro presenza.

Confronto con il dadaismo

Per questi motivi, la critica ha visto dei punti in comune fra Pop-art e Dadaismo, a tal punto che qualcuno ha parlato anche di new-dada. È innegabile che esiste un rapporto fra le due correnti artistiche soprattutto se si pensa a Duchamp (un semplice orinatoio firmato R. Mutti) o alle opere di Schwitters, specializzato in collages fatti di oggetti comuni o di scarto. Tuttavia, mentre le opere di Duchamp o di Schwitters avevano uno scopo polemico, la Pop-art intende interpretare un momento storico, ridimensionando oggetti sopravvalutati o ritenuti quasi “sacri” come il televisore o l’automobile o constatando che l’arte fino ad allora aveva trascurato l’oggetto industriale, nonostante esso abbia una propria bellezza.

L’oggetto, apparentemente senza significato, viene isolato dal suo contesto abituale e l’artista si preoccupa di far prendere coscienza all’osservatore della sua esistenza.

Diffusione e artisti principali

La Pop-art ha avuto una grande diffusione in America e anche in Europa. In America si può ricordare Andy Warhol con il suo Barattolo di Campbell da 19 cent in cui l’oggetto è disegnato con una linea scura netta e i colori sono0 distesi senza nessun passaggio dal chiaro allo scuro, eccetto qualche cenno sul coperchio. Invece Roy Lichstenstein coglie uno degli aspetti salienti dell’immagine contemporanea, cioè il fumetto e fra di essi quelli più commerciali e di più vasta produzione come i fumetti di Walt Disney, con gli eroi popolari Topolino e Paperino. Altre volte, egli si orienta verso fumetti di avventura, il cui il protagonista è un personaggio superuomo onesto e sincero che risulta sempre vincitore del male e in cui ogni americano si vorrebbe riconoscersi. Negli anni ’70, l’artista comincia ad inserire nelle sue realizzazioni delle opere d’arte, scelte, soprattutto, fra quelle moderne. I colori utilizzati dall’artista sono pochi colori primari ve qualcuno secondario); essi sono distesi in superfice, senza ricorrere al chiaroscuro. Il loro impatto sull’osservatore vuole essere violento com’è violenta la pubblicità che ci bombarda.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine e la diffusione della Pop Art?
  2. La Pop Art ha avuto origine negli Stati Uniti intorno agli anni '60 e si è diffusa in tutto il mondo, presentata alla Biennale di Venezia del 1964.

  3. Quali sono le caratteristiche principali della Pop Art?
  4. La Pop Art utilizza un linguaggio visivo comune, focalizzandosi su oggetti quotidiani e industriali, spesso banali, per far prendere coscienza della loro esistenza.

  5. In che modo la Pop Art si collega al Dadaismo?
  6. La Pop Art e il Dadaismo condividono punti in comune, come l'uso di oggetti comuni, ma mentre il Dadaismo aveva uno scopo polemico, la Pop Art interpreta un momento storico.

  7. Chi sono alcuni degli artisti più rappresentativi della Pop Art americana?
  8. Andy Warhol e Roy Lichtenstein sono tra gli artisti più rappresentativi, con opere che utilizzano colori primari e temi tratti dalla cultura popolare e dai fumetti.

  9. Qual è l'impatto visivo della Pop Art sull'osservatore?
  10. L'impatto visivo della Pop Art è violento, simile alla pubblicità, con colori distesi senza chiaroscuro per colpire l'osservatore.

Domande e risposte