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Sintesi

La Pop Art



Nel corso degli anni Sessanta, l’arte si è rivolta alla realtà di tutti i giorni. In molti Paesi del mondo occidentale questa si è identificata con la società dei consumi, espressione del boom economico del dopoguerra. Molti oggetti prodotti dall’industria entrano a far parte del quotidiano, come l’automobile, la motocicletta, il figrorifero, la lavatrice, diventando simboli di benessere. Gli artisti si interessano a queste nuove presenze, descrivendo allo stesso tempo i risultati del loro consumo: gli scarti, i rifiuti, i manifesti strappati. L’arte visse, pertanto, una nuova fase di realismo. Il centro degli interessi degli artisti restò l’immagine: essi, così, fecero ricorso agli stessi codici utilizzati dai nuovi mass media come i cartelloni pubblicitari, la televisione, i rotocalchi, il fumetto.

I principi della Pop Art



La Pop Art si è sviluppata negli anni Sessanta negli Stati Uniti e in Europa, mantenendo la sua influenza anche per tutto il decennio successivo. Gli artisti furono ispirati dagli effetti del consumismo, senza, tuttavia, criticarlo a priori.
Il nome del movimento è desunto dall’inglese “popular”, termine che stava mutando di significato, riferendosi non più alla cultura regionale, ma alle nuove forme di vita urbana e ai nuovi miti di massa. I caratteri principali della Pop Art sono: - l’attenzione all’oggetto di produzione industriale e di uso comune; - la rappresentazione della realtà trasmessa dalla pubblicità e dai mass-media, quali i fumetti, i rotocalchi, la televisione; - l’analisi del gusto popolare e del kitsch (ovvero ciò che generalmente considerato di cattivo gusto); - la rappresentazione dei personaggi considerati di culto, quali divi del cinema, cantanti pop, politici; - l’utilizzo delle tecniche di riproduzione meccanica, come la serigrafia; - l’uso di colori uniformi e accesi, ripresi da cartelloni pubblicitari; - l’uso dell’assemblaggio.
Gli artisti prendevano spunto dall’immaginario collettivo e da ciò che suscitava fenomeni di massa: pubblicità, fumetti, oggetti di consumo, divi del cinema. Il soggetto veniva poi isolato, manipolato, ingigantito o riprodotto in serie, sottoponendolo ad una ulteriore attenzione da parte del pubblico.

Le origini inglesi del movimento Pop



La Pop Art sorse in Inghilterra nel 1956, in occasione della mostra londinese This is Tomorrow. Quest’arte testimoniava, senza intenzioni di condanna politica o di indagine sociale, la condizione mondana e disimpegnata della Londra degli anni Cinquanta e Sessanta.

Gli artefici della Pop Art in America



Dopo la nascita in Inghilterra, furono gli Stati Uniti a sviluppare maggiormente le premesse della nuova tendenza, grazie alla grande immediatezza comunicativa dimostrata dai principali interpreti: Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Jasper Johns. La sua celebrazione internazionale avvenne in occasione della Biennale di Venezia del 1964.

Andy Warhol



Nacque a Pittsburgh, in Pennsylvania, il 6 agosto 1928, figlio di immigrati rumeni. Warhol mostrò subito il suo talento artistico, e studiò arte pubblicitaria al Carnegie Institute of Technology. Dopo la laurea ottenuta nel 1949, si trasferì a New York. La grande mela gli offrì subito molteplici possibilità di affermarsi nel mondo della pubblicità, lavorando per riviste come Glamour e Vogue. Il 3 giugno 1968, una femminista radicale, nonché artista, Valerie Solanas, sparò a Warhol e al suo compagno di allora Mario Amaya. Entrambi sopravvissero all’accaduto nonostante le gravissime ferite riportate da Warhol avessero fatto temere il peggio. Le apparizioni pubbliche dopo questa vicenda diminuirono drasticamente: l’artista si rifiutò di testimoniare contro la sua attentata carnefice e la vicenda passò in secondo ordine per via due giorni dopo per l’assassinio di Bob Kennedy. Morì a New York il 22 febbraio 1987 in seguito a un intervento chirurgico alla cistifellea. Andy Warhol diede risalto a noti personaggi della società occidentale del suo tempo. Egli però non diede un’interpretazione ai soggetti, né avanzò, attraverso le sue opere un parere critico: figure dello spettacolo, come Liz Taylor, Marilyn Monroe, Marlon Brando, o uomini politici come Lenin, John Kennedy e Mao Tse-Tung, sono rappresentati allo stesso modo delle scatole di lucido da scarpe o di barattoli di zuppa precotta o di bottiglie di Coca Cola. Persone e prodotti di consumo, insomma che erano oggetto di adorazione collettiva. Il procedimento utilizzato da Warhol mirava a togliere ai volti ogni segno del tempo trasformandoli in icone. In questo modo la partecipazione emotiva è ridotta al minimo, e l’artista tratta con la stessa, distaccata freddezza una diva provocante, l’immagine di una sedia elettrica o un incidente stradale. Egli diffonde le proprie immagini con la stessa impersonalità che caratterizza i mass media.


Procedimento per realizzare le icone di Marylin



Le immagini venivano serigrafate secondo il procedimento della quadricromia, non a caso lo stesso procedimento usato dalle riviste. Il volto, tratto da immagini fotografiche, veniva, isolato dal busto e ingrandito. Il viso dell’attrice è riprodotto su fondo monocromo e luminoso. I lineamenti sono semplificati e accentuati mediante colori contrastanti: ogni chiaroscuro è abolito e non ci sono mezzi toni. I contorni non coincidono perfettamente con le aree colorate, determinando un effetto di “fuori registro”. In questo modo Warhol mette in evidenza come ciò che ha ritratto non sia “una persona”, ma la sua “immagine pubblica”, che può essere ripetuta all’infinito. Siamo portati a cogliere dell’attrice non la sua personalità, ma l’immagine che giunge attraverso i rotocalchi.
Estratto del documento

serigrafia;

- l’uso di colori uniformi e accesi, ripresi da cartelloni pubblicitari;

- l’uso dell’assemblaggio.

Gli artisti prendevano spunto dall’immaginario collettivo e da ciò

che suscitava fenomeni di massa: pubblicità, fumetti, oggetti di

consumo, divi del cinema. Il soggetto veniva poi isolato,

manipolato, ingigantito o riprodotto in serie, sottoponendolo ad una

ulteriore attenzione da parte del pubblico.

LE ORIGINI INGLESI DEL MOVIMENTO POP

La Pop Art sorse in Inghilterra nel 1956, in occasione della mostra

londinese This is Tomorrow. Quest’arte testimoniava, senza

intenzioni di condanna politica o di indagine sociale, la condizione

mondana e disimpegnata della Londra degli anni Cinquanta e

Sessanta.

GLI ARTEFICI DELLA POP ART IN AMERICA

Dopo la nascita in Inghilterra, furono gli Stati Uniti a sviluppare

maggiormente le premesse della nuova tendenza, grazie alla

grande immediatezza comunicativa dimostrata dai principali

interpreti: Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Jasper Johns. La sua

celebrazione internazionale avvenne in occasione della Biennale di

Venezia del 1964.

ANDY WARHOL

Nacque a Pittsburgh, in Pennsylvania, il 6 agosto 1928, figlio di

immigrati rumeni. Warhol mostrò subito il suo talento artistico, e

studiò arte pubblicitaria al Carnegie Institute of Technology. Dopo la

laurea ottenuta nel 1949, si trasferì a New York. La grande mela gli

offrì subito molteplici possibilità di affermarsi nel mondo della

pubblicità, lavorando per riviste come Glamour e Vogue. Il 3 giugno

1968, una femminista radicale, nonché artista, Valerie Solanas,

sparò a Warhol e al suo compagno di allora Mario Amaya. Entrambi

sopravvissero all’accaduto nonostante le gravissime ferite riportate

da Warhol avessero fatto temere il peggio.

Le apparizioni pubbliche dopo questa vicenda diminuirono

drasticamente: l’artista si rifiutò di testimoniare contro la sua

attentata carnefice e la vicenda passò in secondo ordine per via due

giorni dopo per l’assassinio di Bob Kennedy.

Morì a New York il 22 febbraio 1987 in seguito a un intervento

chirurgico alla cistifellea.

Andy Warhol diede risalto a noti personaggi della società

occidentale del suo tempo. Egli però non diede un’interpretazione ai

soggetti, né avanzò, attraverso le sue opere un parere critico:

figure dello spettacolo, come Liz Taylor, Marilyn Monroe, Marlon

Brando, o uomini politici come Lenin, John Kennedy e Mao Tse-Tung,

sono rappresentati allo stesso modo delle scatole di lucido da

scarpe o di barattoli di zuppa precotta o di bottiglie di Coca Cola.

Persone e prodotti di consumo, insomma che erano oggetto di

adorazione collettiva. Il procedimento utilizzato da Warhol mirava a

togliere ai volti ogni segno del tempo trasformandoli in icone. In

questo modo la partecipazione emotiva è ridotta al minimo, e

l’artista tratta con la stessa, distaccata freddezza una diva

provocante, l’immagine di una sedia elettrica o un incidente

stradale. Egli diffonde le proprie immagini con la stessa

impersonalità che caratterizza i mass media.

PROCEDIMENTO PER REALIZZARE LE ICONE DI MARILYN

Le immagini venivano serigrafate secondo il procedimento della

quadricromia, non a caso lo stesso procedimento usato dalle riviste.

Il volto, tratto da immagini fotografiche, veniva, isolato dal busto e

ingrandito. Il viso dell’attrice è riprodotto su fondo monocromo e

luminoso. I lineamenti sono semplificati e accentuati mediante

colori contrastanti: ogni chiaroscuro è abolito e non ci sono mezzi

toni.

I contorni non coincidono perfettamente con le aree colorate,

determinando un effetto di “fuori registro”. In questo modo Warhol

mette in evidenza come ciò che ha ritratto non sia “una persona”,

ma la sua “immagine pubblica”, che può essere ripetuta all’infinito.

Siamo portati a cogliere dell’attrice non la sua personalità, ma

l’immagine che giunge attraverso i rotocalchi.

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