Concetti Chiave
- Paul Gauguin revolutionized color use with "musical" harmony, liberating it from realism to reflect inner emotions rather than external appearances.
- He influenced movements such as Fauvism, Expressionism, Symbolism, and Cubism by encouraging the use of vibrant colors and symbolic representation.
- Gauguin's career included significant periods in Brittany, Panama, Martinique, Arles, Tahiti, and the Marquesas Islands, each influencing his artistic evolution.
- His works like "The Yellow Christ" and "Vision After the Sermon" showcase his Synthetism technique, combining flat color fields with bold outlines inspired by Japanese art.
- The painting "Where Do We Come From? What Are We? Where Are We Going?" represents his philosophical inquiries and use of symbolic references, painted near the end of his life.
Indice
Accordi di colore e influenze
• Accordi di colore “musicali”: libera il colore dall’aderenza ai dati percettivi e dal realismo = piatti, forti contorni alla Japonaiserie, perché la pittura deve rifuggire ogni naturalismo ed essere uno specchio del mondo interiore, non di quello esteriore, e il colore è il mezzo per eccellenza per scavare dentro gli stati d’animo.
• Influenzerà:
o Fauves x la libertà per descrivere al massimo il potere di emozionarsi e il gusto di vivere (André Derain).
• Espressionismo x la valorizzazione dell’arte popolare folkloristica, liberazione del colore, eliminazione dell’illusionismo prospettico e la rappresentazione della natura in senso simbolico e panteistico (Matisse).
• Simbolismo x il rifiuto della concezione razionalistica e realista, tanto che Paul Sérusier dei famosi Nabis si dichiarava erede di Gauguin.
• Cubismo x i colori saturi.
• Periodi:
Primo periodo bretone e Panama
• Primo periodo bretone: a Post-Aven, sulla costa della Bretagna dal 1885 al 1886. Un paradiso vergine e incontaminato perché ancora legato a severe tradizioni religiose, perfetto per le sue pitture “primitive”. Conosce il giovanissimo Émile Bernard, con cui stringe un’amicizia duratura alla base di quello che fu chiamato Sintetismo. Ma ha troppe difficoltà a vendere i suoi quadri, così viaggia fino a Panama da suo cognato.
• Periodo a Panama e nella Martinica francese: 1887-1888 “Vado a vivere come un selvaggio”, scrive alla moglie in Danimarca. Ma il clima troppo tropicale e l’assenza di mercanti d’arte lo spingono a tornare in Francia.
Secondo periodo bretone e opere
• Secondo periodo bretone: dal 1888 al 1889.
• Il Cristo giallo: un esempio di Sintetismo per la presenza di campiture piatte di colori vibranti racchiusi entro una linea di contorno. Questa severa schematizzazione riporta all’arte medievale delle vetrate o dello smalto. Inoltre possiamo riconoscere nel volto del crocifisso un autoritratto del suo autore, quasi che si eleggesse a profeta incompreso come Gesù.
• La Belle Angèle: dipinta alla giapponese per la fluttuazione della figura nello spazio, le campiture di colore e la presenza di elementi ornamentali. Per le campiture parliamo sempre di Sintetismo, ma la bretone somiglia per il portamento austero e la caratteristica cuffia ad Anna De Clèves, duchessa tedesca del ‘500, mentre l’idolo a sinistra annuncia l’inizio del sincretismo, convergenza di diverse ideologie e culture soprattutto orientale-occidentale.
• La visione dopo il sermone: come lo descrisse a Van Gogh in una lettera del 1888 “un quadro religioso molto mal fatto”. In questo Gauguin vuole essere un primitivo, un pittore arcaico che si libera dal realismo abbinando colori arbitrariamente ai soggetti. Anche in questo caso, ma qui più che in altri, la scena dell’angelo che lotta con Giacobbe è tratta dal disegno dei “Lottatori di sumo” del giapponese Hokusai per le linee definite e la prospettiva dall’alto. Le ombreggiature, che il pittore definiva “inganni del Sole”, sono ridotte alle sole ombre proprie, ovvero quelle dei solidi illuminati dalla fonte di luce, eliminando quelle portate, cioè quelle del solido su altri vicini a lui. Questo perché la fedele traduzione della natura in pittura dell’en-plein-air è troppo meccanica, mentre Gauguin è meritevole per aver trasformato il colore in assolutezze astratte, semplici ma superstiziose.
Periodo ad Arles e Van Gogh
• Periodo ad Arles (1889): con l’amico Vincent Van Gogh ma soprattutto perché il fratello Théo gli comprava un quadro ogni mese. E, in effetti, questa convivenza forzata durò poco perché i due pittori avevano caratteri e concezioni artistiche troppo diverse: il romantico Vincent criticava il suo metodo di pittura primitivo e Gauguin gli dava ragione solo per avere pace dalle sue eccentricità. Uno apprezzava però i quadri dell’altro, tanto che Gauguin dedicò all’amico un
• Autoritratto che nello sfondo ha il profilo di Van Gogh in verde. In basso si trova la dedica “Les misérables”, quasi un autocompiacimento per essere i pittori dannati, troppo moderni per piacere al grande pubblico.
• Van Gogh che dipinge i girasoli: mostra come Vincent fosse ancora legato alla natura en-plein-air, copiando i fiori dal vero, al contrario di Gauguin che riusciva già a immaginare la costruzione di un quadro.
Periodo tahitiano e opere
• Periodo tahitiano: 1891 a Tahiti e poi nelle Isole Marchesi, dove sperava finalmente di ”coltivare se stesso allo stato selvaggio”.
• Ia Orana Maria (Ave Maria): mostra una sorta di Maria reinterpretata in vesti locali, ibrido di Annunciazione, Adorazione dei pastori e gesti orientali, come le mani giunte delle due donne nello sfondo che sono tratte da un rilievo nel tempio buddista di Borobudur nell’isola di Giava e che in verità sono un segno di saluto e non di preghiera.
• Para una te Varau (Le parole del diavolo): rappresenta una donna nuda un po’ tozza con i piedi simili a quelli delle statue romaniche e sullo sfondo un uomo dagli occhi gialli, quasi uno sciamano. Si tratta di un altro esempio di quel “miscuglio inquietante di simboli cattolici come il diavolo e d’immaginazione barbara-indù” di cui parlava Octave Mirbeau, scrittore esponente del nascente Espressionismo. Il soggetto piacerà molto ai Nabis, che pescano molto nelle simbologie orientaleggianti, e anche grazie ai colori quasi da carta da parati, tutti allo stesso piatto livello.
• Vahine nol te vi (Donna tahitiana con mango): custodito presso il Baltimore Museum of Art e dipinto nel ’91, rappresenta una bellezza di proporzioni quasi raffaellite, semplice e quasi arcaicizzante nelle linee curve e grezze. Non è bella secondo i canoni occidentali, ma l’arte europea ha già dato tutto, secondo il pittore, ormai è sterile e spenta al contrario di questa: come disse Edgar Allan Poe, “Non c’è bellezza senza singolarità”. FA da copia con Vahine no te Tiare (Donna tahitiana con un fiore).
Periodo polinesiano e riflessioni
• Periodo polinesiano: rendendosi conto che ormai anche Tahiti era stata contaminata dalle corruzioni dei colonizzatori, Gauguin si trasferì nella Polinesia francese dove dipinse fino alla fine dei suoi giorni, tra i tormenti di non aver mai trovato veramente un paradiso intatto e la pace finale, con conseguente drastico cambio di stile.
• Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?: il quadro più grande e sofferto della sua vita (3 metri di lunghezza), dipinto poco prima di tentare il suicidio. Lo descrisse come “un’opera filosofica senza nessuna allegoria comprensibile” che però suggerisce un simbolismo fortissimo. Questo commento si può capire per il sincretismo di riferimenti che vi sono: interrogandosi su passato, presente e futuro, Gauguin crea una Primavera di Botticelli con donne tahitiane in una sorta di paradiso terrestre caratterizzato però da un idolo orientale, il tutto con colori sommari (l’azzurro della statua complementare al giallo della carnagione degli altri corpi). Le domande iniziali non hanno risposta, ma sottolineano al contrario l’enigma appassionante della vita.
• Cavalieri sulla spiaggia: forse questo slancio ottimista portò il pittore a creare, nel 1901, questo delicato dipinto, uno degli ultimissimi. Rappresenta tre indigeni a cavallo in chiari toni pastello, rosa e azzurro, tanto dolci che nemmeno la strana apparizione dei due cavalieri-demoni a sinistra possono oscurarli. Infatti, non c’è paura, sembra solo che gli spiriti incappucciati stano accompagnando i cavalieri verso una dimensione più serena.
Domande da interrogazione
- Qual è l'approccio di Gauguin al colore nella sua pittura?
- Quali movimenti artistici sono stati influenzati da Gauguin?
- Quali sono i periodi principali della carriera artistica di Gauguin?
- Come Gauguin rappresenta la figura di Cristo nel "Cristo giallo"?
- Qual è il significato del dipinto "Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?"?
Gauguin libera il colore dall'aderenza ai dati percettivi e dal realismo, utilizzandolo per riflettere il mondo interiore e gli stati d'animo, piuttosto che la realtà esteriore.
Gauguin ha influenzato i Fauves, l'Espressionismo, il Simbolismo e il Cubismo, grazie alla sua libertà nell'uso del colore e alla rappresentazione simbolica e panteistica della natura.
I periodi principali includono il primo e secondo periodo bretone, il periodo a Panama e nella Martinica francese, il periodo ad Arles, il periodo tahitiano e il periodo polinesiano.
Nel "Cristo giallo", Gauguin utilizza campiture piatte di colori vibranti e una linea di contorno severa, richiamando l'arte medievale e includendo un autoritratto nel volto del crocifisso.
Questo dipinto rappresenta un'opera filosofica e simbolica, interrogandosi su passato, presente e futuro, con un forte sincretismo di riferimenti culturali e colori sommari, senza fornire risposte definitive ma sottolineando l'enigma della vita.