Concetti Chiave
- Gustave Courbet, massimo esponente del Realismo francese, usò l'arte per innescare cambiamenti sociali, influenzato dai moti del 1848.
- In "Gli spaccapietre", Courbet mostrò una rappresentazione cruda della vita lavorativa, sfidando i canoni accademici e il gusto borghese.
- "L'atelier del pittore" rappresenta un connubio tra arte e vita, con Courbet al centro tra simboli del passato e del presente.
- Courbet, nel suo "Mare in tempesta", si concentra su una pittura oggettiva, anticipando la libertà stilistica di Monet.
- Nel 1861, Courbet aprì un laboratorio in cui gli studenti erano collaboratori, imparando dalla pratica e dal confronto quotidiano.
Indice
Courbet e il realismo francese
Il massimo interprete del Realismo francese fu Gustave Courbet. La sua pittura ebbe una svolta decisiva in occasione dei moti del 1848, nei quali la rivolta degli operai francesi era riuscita a instaurare una repubblica. In quell’occasione si rafforzò nell’artista l’idea di partecipare alla vita politica servendosi dell’arte come strumento per innescare cambiamenti sociali.
Gli spaccapietre e la critica sociale
Dopo aver vissuto 10 anni a Parigi, Courbet tornò per un periodo alla nativa Ornans e dipinse, nel 1849, Gli spaccapietre. L’opera, esposta al Salon di Parigi dell’anno seguente, suscitò sconcerto per la sua rudezza. La rappresentazione impietosa della realtà fornita da Courbet - due lavoratori che spaccano pietre in pieno sole lungo un fossato ai bordi di una strada - era in conflitto con i canoni accademici e con il gusto del pubblico borghese. Uno dei due personaggi è un vecchio, che porta dei pantaloni di panno spigato con una toppa e dei calzini azzurri logori, i quali lasciano vedere i calcagni negli zoccoli spaccati. La figura alle sue spalle è un giovane di una quindicina d’anni con i pantaloni tenuti su da una bretella di cuoio, mentre ai piedi porta le scarpe di suo padre che da lungo tempo sono sgualcite da tante parti. La piena fedeltà al vero porta Courbet a porre l’accento sulla faticosa condizione dell’esistenza dei due uomini: la natura è indagata senza nessun tipo di compiacimento; l’oscura molle della montagna incombe sulle due figure in primo piano; a dominare la composizione sono i toni cromatici più scuri densi di ombre.
L'atelier e la visione artistica
Courbet aveva l’intenzione di dipingere un autoritratto dal valore biografico ma al tempo stesso di rappresentare lo spazio dell’atelier come luogo fisico e ideale deputato all’incontro fra modelli del passato e ricerca del presente. Lo stretto connubio fra arte e vita, sotteso all’intera produzione di Courbet, è qui pienamente esplicitato: l’artista si ritrae mentre dipinge un paesaggio, in una posizione centrale che allude al primato della creazione artistica nella sua visione del mondo; intorno a lui si dispongono isolatamente o per gruppi, 30 figure che, in veste simbolica, metaforica e allegorica, rappresentano l’irrompere della vita e della storia nell’arte. Osservano il pittore al lavoro un bambino e una donna nuda. Il primo allude all’immediatezza, la seconda alla verità della pittura: il corpo della Musa ispiratrice, reso senza alcuna idealizzazione, rivela la volontà di Courbet di pervenire a una pittura oggettiva, interprete sincera della realtà. Al mondo dell’arte rimanda, sulla sinistra, il manichino in penombra costretto in una posa innaturale, probabilmente il modello per un Cristo o un San Sebastiano, simbolo della disprezzata arte accademica. Sulla destra, il bambino che disegna sdraiato a terra è la metafora di un approccio ingenuo e diretto all’arte. La contrapposizione coinvolge tutti i numerosi personaggi, appartenenti ai più diversi tipi umani e sociali, che affollano l’atelier. Sulla destra compaiono esponenti del mondo artistico colturale. Ai contemporanei di Courbet non sfuggì che la vera novità del dipinto era il grande formato, più di 3 metri e mezzo di altezza e quasi 6 di lunghezza: i personaggi risultano a grandezza naturale, con una maestosità nelle gerarchie dettate dalla pittura accademica riservata solo alle divinità o agli eroi. Un’assoluta libertà caratterizza anche lo stile, il cui realismo fugge ogni idealizzazione. Anche il trattamento del colore è libero e vario: alle ampie superfici vuote, ora levigate, ora segnate dall’uso di un colore più denso steso con la spatola, si alternano particolari minuziosamente descritti, come lo scialle della collezionista o la chioma degli alberi nel quadro. La gamma cromatica è scura; una luce diffusa ma di cui non si conosce l’origine definisce sommariamente lo spazio, conferendo al dipinto un’atmosfera poetica.
La scuola e l'evoluzione artistica
Malgrado provasse una naturale avversione nei confronti dell’insegnamento, nel 1861 Coubert accondiscese ad aprire una scuola, un “laboratorio”, dove gli alunni erano considerati collaboratori e non discepoli e imparavano dalla pratica quotidiana e dal confronto con gli altri.
Sentire tenacemente, creare con originalità, prendere le distanze dai classici: questi precetti furono sempre basilari per l’artista, anche negli ultimi anni di attività, quando si distaccò dai soggetti sociali, privilegiando nudi femminili, nature morte, paesaggi e concentrandosi sugli aspetti tecnici del dipingere.
Mare in tempesta e l'innovazione
In Mare in tempesta (1870), l’immagine è semplificata e i dati naturali, come le nuvole e i cavalloni, sono definiti da una materia cromatica corposa. L’occhio dello spettatore è catturato dall’energetica e quasi plastica vitalità del ricciolo bianco e increspato dell’onda. L’attenzione di Courbet sembra essersi ormai spostata dal soggetto al quadro come oggetto autosufficiente, una scelta libera rispetto alle consuetudini in vigore al suo tempo e che per gli esiti raggiunti ne fa un anticipatore della pittura di Monet.
Domande da interrogazione
- Chi era Gustave Courbet e quale fu il suo contributo al Realismo francese?
- Qual è il significato dell'opera "Gli spaccapietre" di Courbet?
- Cosa rappresenta "L'atelier del pittore" e quale messaggio trasmette?
- Quali sono le caratteristiche distintive di "Mare in tempesta"?
- Come si manifestava l'approccio educativo di Courbet nella sua scuola?
Gustave Courbet fu il massimo interprete del Realismo francese, utilizzando l'arte come strumento per innescare cambiamenti sociali, specialmente dopo i moti del 1848.
"Gli spaccapietre" rappresenta la dura realtà dei lavoratori, in contrasto con i canoni accademici, evidenziando la faticosa condizione di vita dei due uomini raffigurati.
"L'atelier del pittore" rappresenta l'incontro tra modelli del passato e ricerca del presente, sottolineando il primato della creazione artistica e la volontà di Courbet di pervenire a una pittura oggettiva.
"Mare in tempesta" si distingue per la semplificazione dell'immagine e la vitalità plastica delle onde, segnando un distacco dai soggetti sociali e un'attenzione al quadro come oggetto autosufficiente.
Courbet aprì una scuola nel 1861 dove gli alunni erano considerati collaboratori, imparando dalla pratica quotidiana e dal confronto con gli altri, riflettendo la sua avversione per l'insegnamento tradizionale.