Concetti Chiave
- Cimabue è stato un pioniere nell'arte del 1200, introducendo Cristo come figura sofferente, riflettendo le esigenze spirituali dell'epoca.
- Fu attivo principalmente in Italia centro-settentrionale, operando in città come Firenze, Roma e Arezzo, con poche notizie certe sulla sua biografia.
- Il suo Crocifisso di San Domenico combina tecniche bizantine con una rappresentazione di Cristo che esprime sofferenza e umanità.
- La Madonna di Santa Trinita esemplifica l'influenza bizantina, con angeli sproporzionati e un'architettura maestosa, trasmettendo solennità e partecipazione emotiva.
- L'affresco della Crocifissione ad Assisi mostra un innovativo uso della prospettiva e reazione chimica dei colori, enfatizzando la drammaticità dell'opera.
Indice
Cristo e l'iconografia del sacrificio
Nella storia dell’arte del 1200 Cristo irrompe anche come figura che si sacrifica, cosa particolarmente evidente nei crocifissi lignei i quali, dall’iconografia del Triumphans mutano in Christus Passus (o Patients) poiché, essendo stata sgominata definitivamente l’eresia catara non si avverte più il bisogno di mostrare Cristo necessariamente come vincitore.
Al contrario, egli va, attraverso le sofferenze, ad avvicinarsi maggiormente a ciò che gli uomini del tempo stavano effettivamente provando.
In questo avvicinamento a giocare un ruolo fondamentale sono gli ordini mendicanti in generale, i francescani nello specifico…tanto che nell’iconografia, San Francesco stesso sarà sottoposto ad un processo di modificazione che lo porterà a diventare da elemosinante, figura sparuta come Cimabue lo raffigurò, a campione che regge la chiesa del Laterano a Roma (sogno di Innocenzo III)…un po’ lo stesso percorso che fece passare Gesù da pastorello a uomo-filosofo ossequiato anche dai ceti alti.
Cimabue e la sua biografia
In questo panorama storico duecentesco, in cui è l’Italia centro-settentrionale a spiccare nella produzione artistica, si colloca Cenni (contrazione di Benvenuto o Bencivieni di Pepo (ovvero Giuseppe), passato alla storia semplicemente come Cimabue. Della sua biografia si hanno poche notizie e, lo stesso racconto che lo vorrebbe maestro di Giotto è in realtà privo di fondamenti storici. Egli nacque a Firenze attorno al 1240 e fu attivo nel trentennio 1272-1302, anno in cui morì a Pisa, dopo aver operato anche a Firenze, Roma, Assisi ed Arezzo.
Il crocifisso di San Domenico
Proprio in questa città egli realizzò un opera precedente il 1272: il Crocifisso di San Domenico, situato nella chiesa omonima e databile verosimilmente tra il 1268 ed il 1271, nonostante alcuni lo collochino già nel 1260, una datazione piuttosto improbabile!
Fu Cimabue il primo a porsi il problema della resistenza sulla Croce, questione che verrà esplicata chiaramente solo con Agnolotto o Angelotto di Bondone, meglio noto come Giotto. Nel crocifisso di San Domenico Cimabue veicola ancora tecniche bizantine, particolarmente evidenti nella ricchezza del colore, nella severità dell’immagine, e nella calcata linea di contorno. Questa rappresentazione offre un Cristo abbandonato sulla Croce, col capo chino verso destra ed un corpo che si incurva pesantemente, lasciando in questo modo intravedere una sofferenza particolarmente accentuata nel volto, specie nelle sopracciglia e negli occhi a , nella bocca, nel naso e nel mento. Il torace è tripartito e l’espediente del chiaroscuro offre volume e maestosità; poi i piedi sono inchiodati separatamente, a differenza di quanto farà Giotto nel 1285-1290 nel Crocifisso fiorentino di Santa Maria Novella. Persino il sangue fluisce delicatamente, quasi con rispetto, sempre a testimoniare l’eredità bizantina…un sangue che non sbocca nemmeno dal costato o dal capo, anche perché l’inserimento della corona di spine sarà un’innovazione trecentesca.
Cristo è coperto da un perizoma rosso, le cui pieghe sono ottenute mediante delle pennellate dorate, sullo scomparto della Croce ci sono dei motivi geometrici ripetuti, sulla cimasa non c’è la tipica scritta INRI, mentre sul tondo c’è il caratteristico Cristo pantocratore, che a volte era sostituito da Dio con la Colomba.
La Madonna di Santa Trinita
Un’altra opera rilevante di Cimabue è la Madonna di Santa Trinita, dal nome della chiesa fiorentina in cui era conservata prima di venire trasferita agli Uffizi. Si tratta di un’opera databile 1285-1286, coeva della Madonna Rucellai di Duccio di Buoninsegna.
Questa grande macchina da preghiera rappresenta una Maestà, ovvero una Madonna in trono col bambino, circondata da otto angeli, quattro per lato (mentre in una copia precedente oggi esposta al Louvre ce ne sono solo sei) e quattro profeti nell’estremità inferiore. C’è un imponente trono architettonico che poggia su tre archi di un’ipotetica cripta. La Madonna indica il bambino nel gesto dell’odivitria, Cristo è la verità e la via, un Cristo qui vestito da piccolo uomo, seduto sulla gamba sinistra di Maria, e con la mano destra benedicente ed il volto praticamente frontale. La Madonna è caratterizzata da compostezza e solennità, nel suo volto percepiamo solo un velo di dolore, mediante il quale lo spettatore è reso maggiormente partecipe. Tutte le vesti sono dotate di panneggi oro, nello stesso colore del fondo, spia di un’altra eredità bizantina. Tre angeli per lato sono allineati verticalmente rispetto al trono, a cui si appoggiano con le mani, mentre il quarto di ogni lato è più in alto, vicino alla spalliera…essi sono volutamente sproporzionati, in un’ottica ancora fortemente gerarchica, la stessa che si nota nell’affresco della Crocifissione, databile 1280-1285, situato nella controfacciata del transetto sinistro della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi.
L'affresco della Crocifissione ad Assisi
In questo dipinto riscontriamo un po’ l’effetto stampa fotografica in negativo. Infatti è avvenuta una reazione chimica per cui si è avuta un’inversione dei colori, poiché Cimabue utilizzò molto il bianco, a base di piombo, il quale, a contatto col salnitro del muro, dietro cui probabilmente c’erano delle sepolture, è diventato nero. In questa opera la figura del Cristo crocifisso spicca enorme e solitaria, è più grande e in avanti, in una prospettiva rovesciata. Ai lati del Cristo si collocano due gruppi che si corrispondono perfettamente e in cui troviamo figure speculari e dotate di sentimenti, particolarmente intuibili nella Maddalena e nel centurione corrispondente, entrambi con le mani protese verso l’alto, l’una dolorante sofferente e l’altro impegnato a strappargli il perizoma.
Giotto e San Francesco
In questa scia innovatrice si collocano anche altri artisti fra cui spicca indubbiamente Giotto, nato sempre nei pressi di Firenze, nello specifico a Colle di Vespignano di Vicchio del Mugello, attorno all’anno 1267…
Entrambi gli artisti raffigurarono infine San Francesco, anche se Cimabue utilizzò per questo la Vita Prima di Tommaso da Celano, trasponendo i suoi contenuti in pittura mentre Giotto usò la Leggenda Maior del 1266, l’unica “biografia autorizzata, tanto che tutte quelle precedenti furono ritirate.
Domande da interrogazione
- Qual è il cambiamento iconografico principale nei crocifissi lignei del 1200?
- Qual è il contributo di Cimabue all'arte del crocifisso?
- Quali sono le caratteristiche principali della Madonna di Santa Trinita di Cimabue?
- Come si manifesta l'innovazione di Cimabue nell'affresco della Crocifissione ad Assisi?
- In che modo Cimabue e Giotto hanno rappresentato San Francesco?
Nel 1200, i crocifissi lignei passano dall'iconografia del Christus Triumphans a quella del Christus Passus, riflettendo un Cristo che si sacrifica e si avvicina alle sofferenze umane, influenzato dagli ordini mendicanti come i francescani.
Cimabue è stato il primo a porsi il problema della resistenza sulla Croce, utilizzando tecniche bizantine per rappresentare un Cristo sofferente, come nel Crocifisso di San Domenico, evidenziando la sofferenza attraverso dettagli come il volto e il corpo incurvato.
La Madonna di Santa Trinita è una Maestà con la Madonna in trono col bambino, circondata da angeli e profeti, caratterizzata da un trono architettonico e panneggi oro, riflettendo l'eredità bizantina e un senso di compostezza e solennità.
Nell'affresco della Crocifissione ad Assisi, Cimabue utilizza una prospettiva rovesciata e una reazione chimica che ha invertito i colori, creando un effetto di stampa fotografica in negativo, con un Cristo crocifisso che spicca in solitudine.
Cimabue ha rappresentato San Francesco basandosi sulla Vita Prima di Tommaso da Celano, mentre Giotto ha utilizzato la Leggenda Maior del 1266, l'unica biografia autorizzata, riflettendo approcci diversi nella trasposizione pittorica della vita del santo.