Concetti Chiave
- La civiltà micenea è nota per le ricche tombe regali e i sontuosi corredi funerari, tra cui spiccano quelli di Micene.
- La necropoli del Circolo A di Micene, con le sue tombe a fossa rettangolari, ha restituito preziosi corredi datati al XVI secolo a.C.
- La celebre "maschera di Agamennone", scoperta da Heinrich Schliemann, è una maschera funeraria d'oro trovata nella Tomba V della necropoli.
- Nonostante la maschera sia considerata autentica, la sua discrepanza stilistica ha sollevato sospetti di falsificazione da parte di Schliemann.
- Le tombe del Circolo A, venerate secoli dopo, potrebbero essere state collegate a una stirpe regale e alle leggende della guerra di Troia.
Le necropoli di Micene
Insieme alle massicce fortificazioni, uno degli aspetti più impressionanti della civiltà micenea è la ricchezza dei corredi funerari, restituiti soprattutto dalle tombe di Micene (ma non solo: si pensi alle Tazze di Vaphiò). Particolarmente eccezionali, per maestosità delle strutture e lusso dei corredi, sono le necropoli di Micene.
Le mura ciclopiche di Micene avevano inglobato una necropoli più antica, circondata da un muro circolare e per questa ragione nota come necropoli del Circolo A. La necropoli, posta subito alla destra della Porta dei Leoni, è composta da sei ampie tombe a fossa rettangolari, larghe all’incirca 3 metri e lunghe tra i 4 e i 6 metri, ciascuna delle quali adibita alla sepoltura di diversi individui (con un’unica eccezione) di sesso sia maschile sia femminile, adulti e fanciulli. Queste sepolture, datate al XVI secolo a.C., hanno restituito corredi di straordinaria ricchezza: monili d’oro, vasellame, spade decorate e oggetti ornati con materiali pregiati d’importazione, come per esempio ambra, lapislazzuli, uova di struzzo.
La maschera di Agamennone
In particolare, da una delle sepolture maschili della Tomba V è stata recuperata la celebre maschera funeraria d’oro, lavorata a sbalzo, che Heinrich Schliemann, scavatore della necropoli nel 1876, chiamò la “maschera di Agamennone”, pensando di trovarsi di fronte alle spoglie del sovrano omerico - «Oggi ho potuto gettare uno sguardo sul viso di Agamennone», dichiarò l’archeologo nell’emozione della scoperta. La maschera, che era indossata dal defunto, riproduce il volto di un personaggio maschile, di età matura, nei suoi tratti essenziali. Una semplice linea retta indica le palpebre chiuse nella morte e le labbra serrate, lunghe e sottili. La barba che incornicia il mento e le guance, i baffi lievemente arricciati e le sopracciglia sono resi attraverso sottilissime incisioni, che creano una superficie mossa e vibrante. Nonostante la stragrande maggioranza degli studiosi propenda per ritenere questo manufatto autentico, la sua discrepanza stilistica rispetto alle altre maschere rinvenute nelle tombe del Circolo A, sempre realizzate in oro ma di fattura ben più grossolana, ha fatto talora sospettare che si trattasse di un falso, commissionato dallo stesso Schliemann.
Il ruolo delle tombe
Per quanto la denominazione attribuita dall’archeologo a questo oggetto, “maschera di Agamennone”, sia oggi da consi-derarsi assolutamente arbitraria, giacché non esistono elementi per collegare le tombe di Micene con alcun personaggio individuale della saga omerica, è importante sottolineare il ruolo del tutto particolare di queste sei tombe all’interno della città. Il fatto che, due o tre secoli dopo la morte delle persone che vi erano deposte, si sia inclusa la necropoli, circondata da un muro perimetrale, nella fortificazione cittadina, lascia pensare che essa fosse divenuta oggetto di venerazione. Lì, forse, gli abitanti di Micene onoravano una stirpe di regnanti vissuti molto tempo addietro, legati nella memoria collettiva a un periodo di grande splendore della città. La lunga durata di questa memoria, che nei secoli si era probabilmente saldata con le leggende della guerra di Troia, trova conferma nel resoconto di Pausania che, oltre 1500 anni più tardi, menziona tra le rovine di Micene le tombe degli Atridi, alcune dentro (in particolare Atreo e Agamennone) e altre fuori dalle mura (la moglie e il cugino di Agamennone, nonché i suoi assassini, Clitemnestra ed Egisto).
Domande da interrogazione
- Quali sono le caratteristiche principali delle tombe regali di Micene?
- Cosa distingue la necropoli del Circolo A di Micene?
- Qual è l'importanza della "maschera di Agamennone"?
- Perché la necropoli del Circolo A è stata inclusa nelle fortificazioni di Micene?
- Qual è il legame tra le tombe di Micene e le leggende della guerra di Troia?
Le tombe regali di Micene sono note per la loro maestosità e i ricchi corredi funerari, che includono monili d'oro, vasellame, spade decorate e oggetti ornati con materiali pregiati come ambra e lapislazzuli.
La necropoli del Circolo A è caratterizzata da sei ampie tombe a fossa rettangolari, datate al XVI secolo a.C., che contenevano sepolture di individui di entrambi i sessi e di diverse età, con corredi di straordinaria ricchezza.
La "maschera di Agamennone" è una maschera funeraria d'oro, scoperta da Heinrich Schliemann, che riproduce il volto di un personaggio maschile maturo. Nonostante la sua autenticità sia generalmente accettata, la sua discrepanza stilistica rispetto ad altre maschere ha sollevato dubbi sulla sua origine.
La necropoli del Circolo A è stata inclusa nelle fortificazioni di Micene due o tre secoli dopo le sepolture, suggerendo che fosse divenuta oggetto di venerazione, forse per onorare una stirpe di regnanti legati a un periodo di grande splendore della città.
Le tombe di Micene, in particolare quelle degli Atridi, sono state menzionate da Pausania oltre 1500 anni dopo, suggerendo che la memoria di queste sepolture si fosse saldata con le leggende della guerra di Troia, conferendo loro un significato storico e mitologico duraturo.