Concetti Chiave
- Gli Etruschi costruivano tombe in pietra, a differenza delle loro abitazioni, per avvicinarsi alla divinità attraverso la morte.
- Le necropoli etrusche, o città dei morti, spesso presentano tombe ipogee con strutture simili a case, complete di decorazioni e arredi.
- Le tombe thòlos sono comuni, caratterizzate da coperture a falsa cupola e tumuli esterni sostenuti da murature circolari.
- Le necropoli di Cerveteri e Tarquinia sono esempi significativi, con Tarquinia che si estende per cinque chilometri quadrati.
- Nel VI secolo, l'usanza di raffigurare i defunti sui sarcofagi era comune, come nel Sarcofago degli Sposi, che mostra figure con espressioni serene e dettagli personalizzati.
L'architettura funeraria etrusca
Il pensiero della morte ha sempre avvicinato gli Etruschi alla divinità: per questo le tombe sono in pietra, a differenza delle case e degli edifici di culto, realizzati con materiali deperibili. L’architettura funeraria degli Etruschi è documentata dalle numerose tombe organizzate in vere e proprie città dei morti, le necropoli.
Le tombe ipogee e le necropoli
Le tombe sono spesso poste sotto il livello del suolo; in questo caso sono dette ipogee. Sono frequenti le thòlos con copertura a falsa cupola, un tipo di tomba molto diffuso nel Mediterraneo. All’esterno le tombe ipogee si presentano come piccole colline di terra (tumuli), sostenute da una base circolare in muratura. All’interno presentano le caratteristiche di vere abitazioni: sono divise in più ambienti decorati, in molti casi arricchiti da finte travature, sedili, elementi di arredo. Molte grandi necropoli sono pervenute fino a noi, ricche di testimonianze artistiche: ricordiamo quelle di Cerveteri e di Tarquinia; quest’ultima si estende per cinque chilometri quadrati.
Il sarcofago degli sposi
Il sarcofago degli sposi: Gli etruschi legarono l’arte scultorea al culto funerario. Nel VI secolo si diffuse l’usanza di riprodurre sulle lastre dei sarcofagi le fiugure dei defunti, spesso in atteggiamento conviviale. Nel Sarcofago detto degli Sposi l’artista ha probabilmente colto i tratti caratteristici dei soggetti; i due volti, però, sono somiglianti e ciò fa pensare alla pratica, diffusa nelle botteghe ceramiche, di utilizzare modelli “tipizzati2, ovvero realizzati a stampo. Questi venivano poi personalizzati attraverso particolari, quali le capigliature, gli abiti e gli atteggiamenti. Le figure, distese sul triclinio, mostrano un’espressione serena; tuttavia il rigido sorriso e lo sguardo enigmatico determinano un’atmosfera misteriosa, in quanto alludono alla dimensione dell’aldilà.