Concetti Chiave
- I Romani e i Greci vedevano le tribù del nord come "popoli biondi" o barbarici, senza un nome unificato come Germani.
- Molti di questi barbari parlavano lingue germaniche, ma le loro identità tribali erano più culturali che biologiche.
- Le tribù barbariche impararono a unirsi e federarsi grazie al contatto con l'impero romano, formando nuove nazioni.
- L'etnogenesi descrive la nascita di nuovi popoli, come i Franchi e gli Alamanni, attraverso alleanze e adozione di nuove identità.
- Un popolo può scomparire quando non è più vantaggioso farne parte, come accadde con la fine dell'impero unno.
Indice
I barbari agli occhi dei romani
Agli occhi dei Romani, i barbari che avevano invaso l’impero si assomigliavano un po’ tutti. Erano barbari del Nord, «popoli biondi», come li chiamavano a Costantinopoli. Erano divisi in popolazioni, che i Romani chiamavano gentes e i Greci èthne, e si sapeva che le etnie più grandi, come i Goti, i Franchi, gli Alamanni, erano divise in raggruppamenti più piccoli, ciascuno con propri capi o re.
Lingue e identità dei popoli
Noi oggi sappiamo che la grande maggioranza di quei popoli parlava lingue germaniche: le antenate del tedesco, dell’inglese, dell’olandese e delle lingue scandinave.
Perciò noi moderni spesso chiamiamo quei barbari col nome di Germani; loro, però, non si chiamavano così, e anzi non avevano nessun nome che indicasse l’insieme delle tribù e dei popoli. Neanche i Romani li chiamavano così, quando discutevano del problema barbarico in generale: per loro, Germani erano solo i popoli che vivevano nelle foreste e nelle paludi della Germania, e nessuno pensava di includere sotto questo nome i popoli delle steppe orientali, come i Goti. In mancanza di meglio, conviene che li chiamiamo anche noi barbari, anziché Germani: è sempre una parola usata dai loro nemici, ma almeno li include tutti.Nascita delle nazioni
La storia dei popoli che sono stati protagonisti delle invasioni barbariche ci aiuta a capire un fatto fondamentale: le nazioni non sono entità biologiche, come le specie o le razze animali. Non esistono in natura, ma si formano, e talvolta scompaiono, nel corso della storia umana, e l’appartenenza a una nazione è un dato essenzialmente culturale, non biologico.
Gli storici hanno cominciato a ragionare su questo problema quando si sono accorti che i popoli che invadono l’impero tra IV e V secolo non hanno una lunga storia: nella maggior parte dei casi, i loro nomi compaiono solo nel III secolo.
L’impressione è piuttosto che i popoli siano nati dove prima c’erano solo tribù: raggruppamenti molto più piccoli, di poche migliaia di persone. Fu proprio il lungo contatto col mondo romano a insegnare alle tribù barbare che era utile unirsi, collegarsi, federarsi, per combattere insieme contro i Romani, o per negoziare più efficacemente con loro.
Etnogenesi e scomparsa dei popoli
Senza l’impero romano, insomma, i popoli germanici non sarebbero mai esistiti: proprio il confronto con la potenza di Roma costrinse le tribù che vivevano lungo i confini dell’impero ad allearsi e poi a fondersi fra loro. Già prima delle invasioni gli imperatori si erano accorti che i barbari del Nord opponevano alle legioni eserciti sempre più numerosi e disciplinati, al comando di re la cui autorità si estendeva su regioni molto vaste. In seguito, l’occasione offerta dalle invasioni convinse molte tribù, o anche solo bande di guerrieri provenienti da tribù diverse, a unirsi a un popolo già in movimento e adottare il suo nome e la sua identità. In questo modo nacquero nazioni nuove, talvolta addirittura con un nome inventato: come i Franchi, che vuol dire “coraggiosi”, o gli Alamanni, che vuol dire “tutti gli uomini”. Questo processo è chiamato etnogenesi, che vuol dire nascita dei popoli.
Inversamente, un popolo può scomparire quando non è più conveniente farne parte: con la morte di Attila e la fine dell’impero unno in Europa, tutti quei raggruppamenti barbarici, di lingua germanica o slava, che per un po’ avevano pensato e dichiarato di essere Unni abbandonarono questa identità per unirsi ad altri popoli.
Domande da interrogazione
- Qual era la percezione dei Romani riguardo ai barbari che invadevano l'impero?
- Quali lingue parlavano principalmente i popoli barbari?
- Come si formavano le nazioni secondo il testo?
- Qual è stato il ruolo dell'impero romano nella formazione dei popoli germanici?
- Cosa succede a un popolo quando non è più conveniente farne parte?
I Romani vedevano i barbari come gruppi simili tra loro, spesso chiamati "popoli biondi" a Costantinopoli, e li consideravano divisi in gentes o èthne, con capi o re propri.
La maggior parte dei popoli barbari parlava lingue germaniche, antenate del tedesco, inglese, olandese e delle lingue scandinave.
Le nazioni non sono entità biologiche ma culturali, formate nel corso della storia umana, spesso attraverso l'unione e la federazione di tribù più piccole.
L'impero romano ha spinto le tribù germaniche a unirsi e federarsi per combattere o negoziare con Roma, portando alla nascita di nuovi popoli.
Un popolo può scomparire quando non è più conveniente farne parte, come accadde con la fine dell'impero unno, quando i gruppi barbarici abbandonarono l'identità unna per unirsi ad altri popoli.