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Concetti Chiave

  • Serse, re dei Persiani dal 485 a.C., è spesso rappresentato come un despota violento, influenzato negativamente dai ritratti delle fonti storiche e dalla tragedia di Eschilo.
  • Serse ereditò dal padre Dario I il progetto di conquista della Grecia, organizzando una grande campagna militare con un enorme esercito e una vasta flotta.
  • Nonostante un iniziale successo, l'invasione della Grecia da parte di Serse culminò nella sconfitta nella battaglia di Salamina, seguita da altre disfatte, come a Platea e Micale.
  • Nel dramma "I Persiani" di Eschilo, Serse è descritto come un esempio di hybris, la tracotanza che conduce alla rovina, caratterizzato dalla sua smania di potere e incapacità di distinguere tra forza e violenza.
  • L'opera di Eschilo evidenzia le conseguenze della condotta di Serse, con il suo esercito sconfitto e il popolo persiano in lutto, rimarcando il peccato di hybris attraverso la figura del padre Dario.
All’interno di questo appunto viene effettuata un’analisi accurata con elenchi puntati sul personaggio di Serse, re dei Persiani a partire dal 485 a.C., che ereditò il progetto paterno di annientamento della forza greca. Nel testo vengono esposte le vicende delle guerre persiane di cui fu protagonista insieme ai Greci e la sua rappresentazione ne “i Persiani”, una delle tragedie più celebri di Eschilo.

Indice

  1. Introduzione
  2. Serse e le guerre persiane
  3. Serse ne "I Persiani" di Eschilo

Introduzione

L’immagine che ci viene tramandata di questo personaggio sicuramente è influenzata dai ritratti che le diverse fonti ci hanno lasciato: Serse si presenta agli occhi dei Greci come un despota, un cupo sovrano che devastò con le guerre i loro territori, le loro città.
Contribuisce sicuramente a condannare la figura di Serse, il tragediografo Eschilo, che lo presenta addirittura come un peccatore di hybris, un concetto che è alla base del sistema dei valori del mondo greco.
Rispetto a coloro che governarono prima di lui Serse si mostrò molto più violento, facendolo notare non solo nelle guerre persiane, ma anche nelle rivolte che scoppiarono in Egitto o quando distrusse Babilonia, una città considerata santa.

Serse e le guerre persiane

Serse nacque nel 519 a.C.
circa ed era figlio di un altro grande re persiano: Dario I. Entrambi facevano parte della dinastia degli Achemenidi.
Serse governò il popolo dei persiani a partire dal 485 a.C., quando venne a mancare il padre, e iniziò ad assumere la figura del despota brutale che mirava alla conquista della Grecia. Nel 481 a.C. il nuovo re persiano iniziò a preparare un nuovo attacco in grande stile contro gli avversari greci: con un enorme esercito (forse di centomila uomini) avrebbe dovuto attraversare l’Ellesponto su un colossale ponte di barche, raggiungere la Macedonia e da qui attraversare la Tessaglia per puntare direttamente su Atene. Analisi storica e letteraria di Serse nelle guerre persiane articoloUna flotta di oltre mille navi avrebbe accompagnato l’avanzata militare muovendosi lungo la costa. Serse, come già prima aveva fatto il padre Dario, inviò i suoi ambasciatori a proporre la sottomissione al “Gran Re”: accettarono diverse poleis, fra cui gli stati-ethnos settentrionali (i tessali, i locresi e i beoti) e Tebe, che, anche in precedenza con Dario, spaventata da quanto era accaduto a Mileto, aveva accettato la sottomissione. Nella primavera del 580 a.C. l’esercito persiano, al comando del re Serse e di Mardonio, suo cognato, varcò l’Ellesponto e puntò verso l’Attica attraversando la Tracia, la Macedonia e la Tessaglia. I circa cinquemila greci che attendevano i persiani alle Termopili, dove vi era la prima linea di difesa mentre la flotta guidata da Temistocle si trovava a capo Artemisio e gli spartani all’istmo di Corinto, si ritirarono all’arrivo del nemico: rimasero soltanto trecento opliti spartani guidati da Leonida, che si opposero strenuamente al nemico “in obbedienza alle leggi della loro città”, come recitava l’epigrafe commemorativa di quella battaglia, perduta ma divenuta simbolo di eroismo. Serse invase l’Attica, incendiò e saccheggiò Atene. A questo punto non gli restava altro che giungere nel Peloponneso, ma in mezzo c’era la linea difensiva degli spartani all’istmo di Corinto: questi decisero di affrontare il nemico nel canale che separava l’Attica dall’isola di Salamina, dove lo spazio ristretto avrebbe annullato il vantaggio numerico dei persiani. L’idea si rivelò vincente, perché le navi persiane furono attaccate, speronate e incendiate dalle triremi greche, il tutto sotto gli occhi del “Gran Re” Serse, che assisteva al conflitto su una specie di trono sulle coste dell’Attica.
Successivamente vi furono solo altre sconfitte: fallì un secondo tentativo di assediare Atene, poi i persiani subirono una sconfitta a Platea, in Beozia, dai greci guidati da Pausania, e infine a Micale, in Asia Minore, vicino Mileto. Nove anni più tardi fu definitivamente sconfitto presso il fiume Eurimedonte dai greci comandati da Cimone. Dopo aver rinunciato al dominio sul mondo greco, rientra in patria e muore in una delle tante congiure di palazzo che avevano indebolito il suo regno.

Serse ne "I Persiani" di Eschilo

Nelle opere di Eschilo è molto frequente trovare il tema della hybris e Serse ne è un esempio considerevole in una delle sue tragedie più famose: “I Persiani”. La tragedia mette in scena la disfatta di Serse a Salamina nel 480 a.C. a opera degli Ateniesi, presentandola dal punto di vista degli sconfitti, i persiani appunto. In questa vicenda Serse è oggetto dell’accecamento che gli impedisce di distinguere le linee del suo destino e che lo conduce perciò alla sciagura. Egli rappresenta il modello dell’uomo arrogante, guidato dalla sua smania di potere, a causa della quale non ha saputo cogliere la differenza tra potere e violenza. Nell’opera è l’ombra del padre deceduto Dario a mettere in luce il peccato di hybris di cui si macchia il figlio: come una voce di saggezza ultraterrena, rimprovera Serse per aver osato allargare il suo dominio e inoltre sfidare le leggi di natura approntando un ponte di barche sull’Ellesponto. Chi pagherà le conseguenze della condotta scellerata di Serse non sarà altro che Serse stesso, insieme però al suo popolo sofferente: il suo immenso esercito verrà sconfitto, i Persiani piangeranno addolorati e il mare sarà pieno di rottami e cadaveri. Progetto Alternanza Scuola lavoro.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'immagine di Serse tramandata dalle fonti greche?
  2. Serse è descritto come un despota e un sovrano cupo che devastò i territori greci, influenzato dai ritratti delle fonti e dalla rappresentazione di Eschilo come peccatore di hybris.

  3. Quali furono le principali azioni militari di Serse durante le guerre persiane?
  4. Serse preparò un grande attacco contro la Grecia, attraversò l'Ellesponto con un enorme esercito e una flotta, invase l'Attica e incendiò Atene, ma fu sconfitto a Salamina, Platea e Micale.

  5. Come viene rappresentato Serse nella tragedia "I Persiani" di Eschilo?
  6. Serse è rappresentato come un esempio di hybris, accecato dalla sua arroganza e smania di potere, che lo porta alla disfatta a Salamina e alla sofferenza del suo popolo.

  7. Quali furono le conseguenze delle azioni di Serse per il suo regno?
  8. Dopo le sconfitte militari, Serse rinunciò al dominio sul mondo greco, tornò in patria e morì in una congiura di palazzo che indebolì ulteriormente il suo regno.

  9. Qual è il ruolo del padre di Serse, Dario, nella tragedia di Eschilo?
  10. Nella tragedia, l'ombra di Dario rimprovera Serse per il suo peccato di hybris e per aver sfidato le leggi di natura, evidenziando la saggezza ultraterrena rispetto all'arroganza del figlio.

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