Concetti Chiave
- Il passaggio dalla monarchia alla repubblica romana segnò un'evoluzione della costituzione, con un sistema di magistrature, Senato e popolo interagenti.
- Le lotte tra patrizi e plebei portarono alla conquista della parità dei diritti civili e politici per i plebei, culminando con l'elezione del primo console plebeo nel 366 a.C.
- I plebei ottennero rappresentanza attraverso i tribuni della plebe, con diritto di veto sui provvedimenti contrari ai loro interessi.
- Le leggi come la Canuleia e le Licinie Sestie furono cruciali per l'integrazione dei plebei nelle magistrature e nel Senato romano.
- Il diritto romano si democratizzò sottraendo il monopolio giuridico ai pontefici, attraverso la pubblicazione di leggi e formulari, e con l'accesso dei plebei alle cariche religiose.
Indice
Evoluzione della repubblica romana
Dopo la fase regia, con la cacciata dell’ultimo re, vi era stata alla fine del VI secolo a.C. l’instaurazione della repubblica; la Costituzione romana aveva poi subito nel corso del tempo una graduale evoluzione, fino a raggiungere la forma tipica e matura della res pubblica, caratterizzata dalla compresenza e dall’interazione di magistrature, Senato e popolo.
Lotte tra patrizi e plebei
Determinanti furono in questo periodo le travagliate vicende delle lotte tra patrizi (gli esponenti delle gentes più antiche) e plebei, che segnarono quasi tutto il V secolo a.C. (la tradizione colloca nel 494 a.C. la prima “secessione” della plebe, una sorta di sciopero durante il quale il plebe abbandonarono la città ritirandosi su un colle e rifiutando di combattere e di lavorare) e si conclusero con la conquista della parità dei diritti civili e politici da parte dei plebei. La plebe ottenne innanzitutto il diritto di eleggere dei propri rappresentanti, i tribuni della plebe, riconosciuti ufficialmente dallo Stato, considerati per legge inviolabili (sacrosancti) e dotati del diritto di veto nei confronti dei provvedimenti presi da altri magistrati, se ritenuti contrari agli interessi della plebe.
Diritti civili e leggi
Sul piano dei diritti civili fu poi significativa l’approvazione nel 445 a.C della legge Canuleia che aboliva il divieto di matrimoni tra patrizi e plebei. Progressivamente i plebei acquistarono anche il diritto di accedere alle magistrature e quindi al Senato: un processo che ebbe una tappa decisiva nella loro ammissione (diritto riconosciuto dalle leggi Licinie Sestie) alla suprema magistratura, il consolato, con l’elezione del primo console plebeo nel 366 a.C.
Potere del patriziato e pontificato
Il patriziato esercitava il proprio potere non solo attraverso le magistrature, ma anche mediante le cariche religiose, in particolare il pontificato. I pontefici, collegio di sacerdoti nominati a vita, custodivano le regole del rituale (ius sacrum, il “diritto sacrale”) e la lista completa delle festività religiose, avevano il compito di ordinare il calendario e dovevano tenere aggiornato l’elenco dei magistrati del popolo romano.
Democratizzazione e giurisprudenza
Avendo la facoltà di decidere su ogni questione riguardante il rapporto uomini-dei, essi erano in grado in qualsiasi momento di bloccare ogni iniziativa dei magistrati. Il processo di democratizzazione dello Stato poteva quindi compiersi solo sottraendo ai pontefici l’esclusivo controllo della scienza giuridica.
Lo studio del diritto, al quale si rivolsero gli interessi sia dei ceti dirigenti sia di quelli emergenti, portò alla progressiva pubblicazione di leggi e formulari che consentivano di limitare l’arbitrio interpretativo dei pontefici: momenti significativi furono la promulgazione delle leggi delle XII Tavole (metà V sec a.C), la pubblicazione nel 304 a.C dello ius Flavianum, promossa da Appio Claudio Cieco e l’usanza di dare pubblici responsi giuridici, introdotta verso la metà del III secolo a.C da Tiberio Coruncanio, il primo pontefice massimo plebeo (un’altra tappa rilevante era stata proprio la votazione nel 300 a.C. della legge che consentiva l’accesso dei plebei al pontefice). Nel III secolo a.C. cessò così il monopolio pontificale della giurisprudenza: non a caso è il momento in cui ha inizio la letteratura latina che nasce proprio quando lo Stato ha raggiunto un suo solido assetto giuridico e costituzionale.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali tappe della democratizzazione dello Stato romano?
- Qual era il ruolo dei pontefici nel sistema politico romano?
- Come si è evoluto il diritto romano per limitare il potere dei pontefici?
- Qual è stato l'impatto della legge Canuleia del 445 a.C.?
- Quando e come è cessato il monopolio pontificale della giurisprudenza?
La democratizzazione dello Stato romano avvenne attraverso la lotta tra patrizi e plebei, culminando con la parità dei diritti civili e politici per i plebei, l'elezione dei tribuni della plebe, l'abolizione del divieto di matrimoni misti con la legge Canuleia, e l'accesso dei plebei alle magistrature e al Senato, culminando con l'elezione del primo console plebeo nel 366 a.C.
I pontefici, un collegio di sacerdoti nominati a vita, avevano il compito di custodire le regole del rituale, ordinare il calendario, e aggiornare l'elenco dei magistrati. Avevano il potere di bloccare iniziative dei magistrati, esercitando un controllo significativo sulla scienza giuridica.
Il diritto romano si è evoluto attraverso la pubblicazione di leggi e formulari, come le leggi delle XII Tavole e lo ius Flavianum, e l'introduzione di responsi giuridici pubblici, che hanno limitato l'arbitrio interpretativo dei pontefici e democratizzato la giurisprudenza.
La legge Canuleia del 445 a.C. ha abolito il divieto di matrimoni tra patrizi e plebei, segnando un passo significativo verso l'uguaglianza sociale e l'integrazione dei plebei nella società romana.
Il monopolio pontificale della giurisprudenza è cessato nel III secolo a.C., con l'accesso dei plebei al pontificato e l'inizio della letteratura latina, segnando un momento in cui lo Stato romano ha raggiunto un solido assetto giuridico e costituzionale.