Concetti Chiave
- Nel terzo secolo, l'Impero Romano affrontò una crisi politica, sociale ed economica che facilitò la diffusione del Cristianesimo, una nuova religione arrivata dalla Palestina.
- L'impero, esteso e difficile da difendere, soffrì incursioni barbariche e un conflitto persistente con i Persiani, nonostante la fine delle guerre di conquista.
- La crisi imperiale portò a un aumento delle province e della burocrazia, mentre i confini furono difesi da mercenari, a causa del calo di cittadini disposti a servire nell'esercito.
- Il cristianesimo si diffuse velocemente nell'Impero, specialmente nella parte orientale, grazie all'opera di predicazione di figure come Paolo di Tarso, che fondò molte comunità cristiane.
- Nonostante la tolleranza dell'impero verso i culti dei popoli conquistati, il cristianesimo fu visto con sospetto, portando a persecuzioni contro i cristiani.

Indice
La situazione dell’Impero tra II e III secolo d.C
Nel terzo secolo l’Impero romano visse una grave crisi politica, sociale ed economica che provocò un forte senso di insicurezza soprattutto nella popolazione.
Questo fu anche il clima che permise la diffusione di una nuova religione che era arrivata dalla Palestina, cioè il cristianesimo. Tra il terzo e il quarto secolo la popolazione dell’Impero Romano, calo di circa 25%. Le spese militari arrivarono a costituire quasi il 70% delle spese statali. In soli cinquant'anni, inoltre, nel periodo che va dal 235 al 284, cambiarono ben ventuno imperatori.
Alla fine del secondo secolo si conclusero tutte le guerre di conquista dell'impero che quindi occupava una superficie molto vasta che andava dall'Oceano Atlantico all'Asia minore, dal confine dell'Inghilterra e la Scozia ai territori dell'Africa settentrionale. Tuttavia, la fine di queste guerre di conquista non era coincidente con il concetto di pace, visto che il territorio aveva la necessità di essere difeso da minacce molto differenti e quindi la dimensione andava a rendere difficoltosa questa operazione. Questo accadeva perché:
- A est continuava il conflitto con l'impero persiano che durava ormai da molti secoli
- A Nord e nei Balcani si stavano intensificando gli scontri con le tribù barbariche, cominciavano sempre più frequentemente a fare incursioni nei territori dell'impero al fine di saccheggi e razzie.
Di conseguenza, fino alla prima metà del terzo secolo l'organizzazione imperiale riuscì a reggere e il rapporto tra Roma e le province funzionò senza troppi intoppi. Fu però a partire dalla seconda metà del terzo secolo, che si avviò un processo di crisi su tre aspetti, militare, politica ed economica.
Il processo di crisi e sfaldamento delle strutture imperiali
Per gestire un territorio sempre più esteso vennero create delle province più piccole che resero necessario l'aumento dell'apparato burocratico, ossia delle persone che governavano e amministravano questi territori. Si decise anche di potenziare la difesa dei confini che venne affidata a truppe di soldati mercenari, ossia soldati pagati per combattere. Infatti i cittadini romani erano sempre meno propensi ad abbandonare le loro attività e i loro interessi per impegnarsi nel servizio militare, anche perché le campagne militari stavano diventando sempre più lunghe e impegnative. A scopo difensivo vennero create anche fortificazioni che fino a quel momento non erano mai state necessarie per l'impero. Tuttavia, questa situazione provocò un aumento delle ribellioni nelle province dell'impero e quindi fu necessaria la presenza dell'esercito non solo a difesa, ma anche per il mantenimento dell'ordine. La crisi militare si accompagnò anche ad un indebolimento del potere centrale dell'imperatore e siccome non erano più certe le regole per l'elezione del nuovo imperatore, a volte le legioni, cioè le unità dell'esercito nominarono più imperatori contemporaneamente, generando una situazione di caos che durò per quasi cinquant'anni. Questo periodo è definito un periodo di anarchia militare che terminò con la proclamazione ad imperatore di Diocleziano. La situazione di instabilità politica che vigeva all'interno dei confini imperiali incoraggiò gli attacchi esterni, tanto che i romani dovettero affrontare spesso tribù di:
- Alamanni
- Franchi
- Burgundi
- Goti
Venne anche eretta una nuova cinta di mura dall'imperatore Aureliano, cioè le mura Aureliane. Nel terzo secolo l'impero visse anche una crisi economica che colpì soprattutto le regioni occidentali e mise in difficoltà il rapporto tra il governo centrale e le province. La fine delle guerre di conquista e di espansione significò soprattutto la riduzione delle entrate di denaro, ma anche la riduzione dell'arrivo di schiavi da usare nei latifondi. La scarsità di cibo rese la popolazione più propensa ad ammalarsi e da questo si generò una grande crisi demografica che provocò un calo significativo della popolazione. Le conseguenze più immediate furono lo spopolamento delle città e la riduzione dei commerci che erano sempre legati alla vita cittadina.
La diffusione del Cristianesimo nell’Impero
La crisi che l'impero stava vivendo provocò anche un'immediata sensazione di insicurezza nella popolazione e questo favorì la diffusione delle religioni orientali, che promettevano una vita eterna dopo la morte. Tra queste si identifica anche il cristianesimo, che tuttavia ebbe una diffusione più rapida soprattutto nella parte orientale dell'impero e gradualmente arrivò anche nelle regioni occidentali. Il cristianesimo era nato in Palestina, una provincia romana, ed era una religione monoteista che affermava l'esistenza di un unico Dio che prende il nome da Gesù di Nazareth e viene chiamato in greco Cristo. Gesù con i suoi discepoli stava predicando nei territori della Palestina e la sua predicazione si concentrava sul fatto che tutti gli uomini fossero uguali e fossero tutti figli di Dio. Secondo queste parole, di conseguenza, i cristiani dovevano amare il prossimo, anche se questo rappresentava un avversario. Per gli uomini che rispettavano questi principi e che seguivano i precetti della fede, la prospettiva era quella di una vita eterna dopo la morte che avrebbe ricompensato tutte le sofferenze terrene. Quando Cristo morì sul crocifisso, gli apostoli continuarono a diffondere il suo messaggio, che venne raccolto nei Vangeli che fanno parte dei libri sacri del cristianesimo. A differenza delle altre religioni, per il cristianesimo era importante soprattutto l'adesione alla nuova religione, quindi la conversione attraverso la diffusione del messaggio cristiano. All'inizio quindi, con la predicazione di Paolo di Tarso, la nuova religione si diffuse in tutto l'Impero romano e giunse fino a Roma. Paolo ebbe il merito di fondare numerose comunità cristiane per il mondo con cui si mantenne in contatto attraverso delle lettere. La nuova religione si diffuse soprattutto tra le classi colte e le più importanti comunità furono cittadine. Nelle campagne, invece la popolazione rimase a lungo legata alla religione pagana. Tuttavia, l'impero che era sempre stato fino a quel momento molto aperto nei confronti dei culti dei vari popoli conquistati, cominciò ad osservare con diffidenza questa nuova religione che andava via via diffondendosi e quindi da questa situazione ebbero origine le persecuzioni, atti attraverso i quali i cristiani venivano imprigionati, torturati molto spesso uccisi e subivano la confisca dei loro beni che diventavano proprietà dello Stato.
Per ulteriori approfondimenti sull'Impero Romano e il Cristianesimo vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali cause della crisi dell'Impero Romano tra il II e il III secolo d.C.?
- Come si manifestò il processo di sfaldamento delle strutture imperiali?
- In che modo la crisi dell'Impero favorì la diffusione del Cristianesimo?
- Qual era il messaggio centrale del Cristianesimo e come si diffuse nell'Impero?
- Quali furono le reazioni dell'Impero Romano alla diffusione del Cristianesimo?
La crisi fu causata da problemi politici, sociali ed economici, tra cui un forte senso di insicurezza, un calo demografico del 25%, eccessive spese militari e frequenti cambi di imperatori.
Si manifestò attraverso la creazione di province più piccole, l'aumento dell'apparato burocratico, l'uso di soldati mercenari e la costruzione di fortificazioni, accompagnato da ribellioni e indebolimento del potere centrale.
La crisi generò insicurezza nella popolazione, favorendo la diffusione di religioni orientali come il Cristianesimo, che prometteva una vita eterna dopo la morte e si diffuse rapidamente, soprattutto nella parte orientale dell'Impero.
Il messaggio centrale era l'uguaglianza di tutti gli uomini come figli di Dio e l'amore per il prossimo. Si diffuse attraverso la predicazione di Gesù e dei suoi discepoli, con Paolo di Tarso che fondò comunità cristiane in tutto l'Impero.
L'Impero, inizialmente aperto ai culti dei popoli conquistati, iniziò a vedere il Cristianesimo con diffidenza, portando a persecuzioni in cui i cristiani venivano imprigionati, torturati e spesso uccisi, con confisca dei loro beni.