Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Originariamente, le città etrusche erano governate da lucumoni, sostituiti successivamente dall'aristocrazia nei secoli VI e V a.C.
  • La società etrusca era caratterizzata da una netta distinzione tra nobiltà e resto della popolazione, senza sfumature nei diritti civili.
  • I "penestes" erano schiavi, liberti e clienti che lavoravano per la nobiltà in cambio di garanzie, svolgendo compiti agricoli e militari.
  • I "lautni" erano clienti etruschi, corrispondenti ai "familiares" latini, che potevano diventare proprietari e ottenere diritti per i loro figli.
  • Le tensioni sociali conducevano a rivolte, con i nobili che chiamavano spesso i Romani per reprimere i ribelli e mantenere il potere.

Indice

  1. Governance etrusca e aristocrazia
  2. Ruolo dei penestes e schiavi
  3. Clienti e lautni nella società etrusca
  4. Distinzione sociale e tombe ricche
  5. Rivolte e intervento romano

Governance etrusca e aristocrazia

In origine, le città etrusche erano governate da magistrati chiamati “lucumoni”. A partire dai secoli VI e V a.C., essi furono sostituiti dall’aristocrazia che, sul piano economico e sociale, si differenziavano notevolmente dal resto della popolazione.

Non sappiamo come fossero chiamati gli aristocratici che occupavano i vertici politici di una città: il termine usato dalle fonti latine è “principes” cioè capi di gruppi familiari intorno ai quali ruotavano i “penestes”, secondo la definizione di Dionigi di Alicarnasso.

Ruolo dei penestes e schiavi

I “penestes” erano gli schiavi, i liberti, e i clienti che erano occupati nei lavori agricoli all’interno dei vasti poderi della nobiltà o nel servizio militare. In cambio delle loro prestazioni lavorative o militari, i penestes ottenevano delle garanzie. Gli schiavi erano molto numerosi e il termine latino per indicare tale classe sociale – servus – è di origine latina. Un caso piuttosto emblematico di schiavo è quello di Titiro, un personaggio della prima egloga di Virgilio. Si tratta di un pastore fortunato, di origine etrusca, schiavo a Mantova, che riesce a mantenere i propri beni dopo che Antonio, rientrato dalla battaglia di Filippi, decide di confiscare i beni degli schiavi per ricompensare i suoi veterani.

Clienti e lautni nella società etrusca

I clienti, in etrusco, erano chiamati lautni, un termine che corrisponde al latino “familiares” o “liberti”. Essi potevano essere proprietari di beni e ottenere per i figli i pieni diritti di cittadino.

Nelle iscrizioni, essi venivano indicati con un prenome gentilizio derivato non da quello del patrono, bensì dal proprio padre. All’interno dei lautni, emergevano gli etera che occupavano un posto d’onore nelle tombe di famiglia. Si trattava di compagni o amici, il cui termine è avvicinato dagli studiosi alla parola greca “ἑταῖρος” (= etairos), in latino sodalis (= compagno, amico, confidente).

Distinzione sociale e tombe ricche

Nonostante molti testi scritti della letteratura etrusca siano andati persi oppure restino indecifrabile, si può con certezza affermare che nella società esisteva una distinzione fra nobiltà da un lato e la restante popolazione dall’altra e quest’ultima includeva anche gli artigiani. Tra queste due classi non esistevano sfumature sul piano dei diritti del cittadino, come invece avveniva a Roma o in Grecia. Questa separazione assai marcata spiega la presenza di tombe ostentanti una grande ricchezza di oro e di monili di vario genere. Essa spiega anche il permanere di strati sociali fortemente distanziati che i Romani erano soliti chiamare “umile” (da humus = terra), comprendente sia gli schiavi che i lautni.

Rivolte e intervento romano

Da questo derivarono le frequenti rivolte nelle città etrusche man mano che la situazione sociale si evolveva. I nobili non esitarono a chiamare in soccorso i Romani, come successe a Volsinii (forse l’odierna Orvieto) nel 265. In questa città, i ribelli chiedevano una generale liberalizzazione e il diritto di poter accedere alle cariche della magistratura, ma furono violentemente repressi dall’esercito romano, chiamato in aiuto che ne approfittarono per affermare la loro dominazione politica sulla città. In sostanza si può pensare a una società etrusca di stampo feudale con delle famiglie molto potenti, dotate da un grande seguito di persone subordinate, da sodales e da etera. Un esempio ci è fornito da Clelio Vibenna di Vulci il quale verso la metà del VI secolo a.C. si installò a Roma con tutto il suo seguito e il cui “sodalis fidelissimus”, Servio Tullio, diventò re di Roma. È probabile che proprio per la sua condizione di “etera”, gli sia stata attribuita un’origine servile.

Domande da interrogazione

  1. Chi erano i "lucumoni" e quale ruolo avevano nella società etrusca?
  2. I "lucumoni" erano magistrati che governavano le città etrusche in origine, ma furono sostituiti dall'aristocrazia nei secoli VI e V a.C.

  3. Qual era la struttura sociale degli Etruschi e come si differenziavano le classi?
  4. La società etrusca era divisa tra la nobiltà e il resto della popolazione, inclusi schiavi, liberti e artigiani, senza sfumature nei diritti dei cittadini.

  5. Chi erano i "penestes" e quale ruolo avevano nella società etrusca?
  6. I "penestes" erano schiavi, liberti e clienti che lavoravano nei poderi nobiliari o nel servizio militare, ricevendo garanzie in cambio delle loro prestazioni.

  7. Quali erano le cause delle rivolte nelle città etrusche?
  8. Le rivolte erano causate dalla marcata separazione sociale e dalla richiesta di liberalizzazione e accesso alle cariche magistrali da parte dei ribelli.

  9. Come si manifestava il potere delle famiglie nobili etrusche?
  10. Le famiglie nobili etrusche avevano un grande seguito di persone subordinate e ostentavano ricchezza, come dimostrato dalle tombe ricche di oro e monili.

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