Concetti Chiave
- La società ebraica delle origini era un insieme di comunità etno-religiose, originarie della terra di Canaan, suddivisa in regioni con caratteristiche agricole specifiche.
- Durante il Mesolitico e il Neolitico, gli Ebrei evolsero da società nomadi basate su caccia e raccolta a comunità stanziali, sviluppando l'artigianato e l'agricoltura.
- La storia ebraica è caratterizzata da migrazioni, schiavitù in Egitto, e la successiva liberazione e stabilizzazione in Palestina, influenzata da invasioni e conflitti regionali.
- Sotto Saul, David e Salomone, la società ebraica si organizzò politicamente e commercialmente, con sviluppo agricolo, artigianale e l'adozione di nuove tecnologie come l'età del ferro.
- La famiglia era la pietra angolare della società ebraica, con ruoli definiti per genitori e figli; il matrimonio e la procreazione erano considerati doveri religiosi fondamentali.

Indice
Gli Ebrei: tratti caratteristici di un gruppo etno-religioso nella terra di Canaan
La popolazione ebraica è formata da un insieme di varie comunità etno-religiose, le cui origini sono rintracciabili nell’antico popolo di Israele; infatti, la tradizione ebraica narra che i patriarchi di questo popolo siano stati i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, di cui si narra nell’Antico Testamento della Bibbia.
Secondo le ricostruzioni storiche, nel XVIII sec. a.C. gli Ebrei vivevano in una zona detta terra di Canaan (nella Mezzaluna Fertile del Medio Oriente). Questa era una zona montagnosa divisa in quattro regioni: la costa sabbiosa, le aride colline, la valle del Giordano e gli altipiani del deserto arabico; in queste zone si praticava l’agricoltura, i cui prodotti erano l’olivo, il grano, la vite, fichi e datteri, e la pastorizia che era favorita dalla natura territorio. Nella terra di Canaan distinguiamo tre regioni: la Galilea a nord, la Samaria al centro e la Giudea al sud. In Galilea, terra molto fertile e collinosa, l’agricoltura era basata sull’olivo, la vite e il grano. In Samaria, terra montana e collinosa, veniva praticata la coltivazione dell’olivo, della vite, dei cereali e l’allevamento di pecore e capre, questa era una zona in cui l’acqua scarseggiava, soprattutto in estate. La Giudea, regione semi-desertica e montagnosa, presentava qualche zona fertile e il lago salato del Mar Morto, qui veniva praticata la pastorizia e, nelle poche oasi l’agricoltura.
Le tracce storiche e le usanze del popolo ebraico
Esistono pochi ritrovamenti risalenti alla preistoria relativi al popolo ebraico, ma si può ricostruire la loro economia prima del XIII secolo a.C. a partire dalle tracce di altre civiltà. Durante il Mesolitico gli ebrei vivevano nelle caverne, aggregati in piccole comunità dove conducevano una vita nomade, basata sulla caccia, pesca e raccolta; in questo periodo la popolazione ebraica iniziò a costruire i primi utensili in pietra e ad addomesticare gli animali. Durante il Neolitico gli Ebrei vivevano in case, e l’economia ebbe una svolta con l’introduzione della tessitura e dell’artigianato; nello stesso periodo furono inventati i primi sistemi d’irrigazione, allo scopo di facilitare l’agricoltura. Nel 6000 a.C. la Palestina era sede di civiltà agricole e commerciali. Nel III millennio a.C. gli Habiru (Ebrei), popolazioni nomadi di stirpe semitica conducevano uno stile vita condizionato dall’andamento delle stagioni. In inverno, i pastori potevano restare nella steppa, dove le loro greggi trovavano cibo in abbondanza, mentre in primavera i pastori e le greggi si spostavano a nord verso la terra di Canaan; questo era un tragitto lungo e pericoloso per uomini e animali. Pastori, pecore e capre arrivavano in Palestina all’inizio dell’estate, dove gli animali trovavano un pascolo molto abbondante. Il vantaggio era reciproco: i pastori riuscivano a sfamare le pecore per tutta la stagione in cui sarebbe stato impossibile restare nella steppa, mentre gli escrementi degli animali lasciati al pascolo avrebbero concimato i terreni dei contadini. In autunno, infine, si riprendeva la strada del deserto. Per le tribù nomadi i problemi nascevano nei periodi in cui a seguito della scarsità di piogge, la terra di Canaan era in preda alla siccità; l’unico rimedio era chiedere ospitalità alle popolazioni che vivevano nel delta del Nilo. Nel 2000 a.C. alcune tribù ebraiche provenienti da Ur, in Mesopotamia, giunsero nell’attuale Palestina. La prima tribù era guidata da Abramo, pastore nomade della Mesopotamia, che aveva tre sogni: voleva ricercare Dio, una discendenza e una terra; da qui la continua peregrinazione alla ricerca della terra promessa, ovvero la Palestina. Intorno al 1700 a.C. il popolo ebraico, da sempre nomade, per sfuggire alla carestia che aveva colpito la Palestina inizia a stabilirsi in Egitto. Dopo una prima fase di benessere e di convivenza pacifica, gli ebrei passarono in condizione di schiavitù poiché gli Egizi avevano bisogno di manodopera. Nel 1250 a.C. sotto la guida del patriarca Mosè si liberarono, vagando nel deserto, dove furono nutriti dalla manna e da Dio. Nel XIII sec. a.C gli ebrei si insediarono in Palestina, terra fertile e ricca di materie prime, ma anche crocevia di importanti vie commerciali. Dal 1250 al 1050 a.C. inizia il loro insediamento nelle zone montuose e nella zona meridionale della fascia Siro-Palestinese; questo insediamento fu reso possibile approfittando dell’invasione dei popoli del mare e del conseguente indebolimento delle difese egizie. In questo periodo gli Ebrei erano un popolo nomade senza un vero ordinamento statale centralizzato, organizzati in clan e tribù, presiedute dai consigli degli Anziani, che prendevano le decisioni più importanti. In caso di attacco due o più tribù si riunivano ed eleggevano come capo un giudice. I continui conflitti fra Ebrei, Cananei e Filistei, fecero emergere la necessità di fondare uno stato unitario. Infatti, nel 1000 a.C. Saul unificò il territorio; gli Ebrei in questo periodo erano soprattutto contadini e pastori privi di armamenti e addestramento militare.I Filistei sconfissero Saul, così il successore David decise di organizzare in modo stabile la monarchia ebraica, espanse il territorio e conquistò Gerusalemme. A David succedette Salomone, che avviò la costruzione del tempio di Gerusalemme: questo causò un aumento delle imposte e provocò un malcontento generale. L’ingiustizia sociale fece sì che un gruppo di Ebrei del nord iniziasse a spostarsi, dando così origine al Regno d’Israele. Durante il regno di Salomone, gli Ebrei si dedicarono all’ agricoltura e svilupparono tecniche d’irrigazione grazie all’acqua piovana che immagazzinavano nelle cisterne. Praticavano l’allevamento di pecore e capre, che svolgeva un ruolo centrale, fornendo il popolo di carne, latte e latticini. Nello stesso periodo nacquero le industrie come le miniere del rame del Sinai; gli Ebrei intrattenevano rapporti commerciali con la Fenicia, tanto che le due economie erano complementari. La Palestina invece, offriva grano in cambio di articoli industriali. Si sviluppò l’artigianato con la produzione di tessuti, ceramiche, armi, oggetti in rame, bronzo e ferro. Durante il suo regno, il re Salomone divise il territorio in dieci distretti tributari; impose al popolo pesanti tributi per provvedere ai rifornimenti per i magazzini reali e per l’esercito; razionalizzò le conquiste: cedette Damasco e altri territori (troppo costosi da difendere) in cambio di artigiani e cibo. In questo periodo gli Ebrei entrarono nell’età del ferro, epoca in cui costruirono nuovi attrezzi, crebbe il livello di civilizzazione e gran parte del popolo conosceva il greco; sacerdoti, leviti e scribi lavoravano nel tempio. Verso il 920 a.C. quasi tutto il territorio venne ridotto a provincia dell’impero Assiro; nel 66 d.C. gli Ebrei tornarono ad essere un popolo nomade, che viveva in tende d’estate e nelle caverne ai confini del deserto d’inverno. Nel 70 d.C. il popolo ebreo venne completamente sterminato, da allora gli Ebrei non formarono mai più uno stato unitario, ma mantennero la propria identità nazionale unita ad un forte sentimento religioso.
La struttura della società ebraica e l'importanza della famiglia
La società ebraica era nettamente divisa in aristocratici e popolani; al suo interno tutti i cittadini, a partire dai 20 anni avevano gli stessi diritti. La società ebraica era una società chiusa: gli stranieri erano guardati con sospetto e non potevano né sposare donne ebree, né avere servi ebrei, né partecipare al culto religioso. La religione assegnava un ruolo importante al nucleo familiare. Le principali caratteristiche della famiglia ebraica erano quelle delineate nella Bibbia: una famiglia patriarcale, parte di un clan legato da vincoli di parentela, in cui veniva attribuito un ruolo importante alla madre. Benché, infatti, la famiglia biblica fosse assoggettata all’autorità paterna, basata sull’amore che il padre doveva portare alla famiglia, gli onori e l’autorità spettavano alla madre che, in caso di morte del padre, diventava il capo della famiglia in assenza di figli maggiorenni. Nella famiglia era attribuito un preciso ruolo ai genitori: la madre era coinvolta nelle cure dei figli e istruiva le figlie femmine, mentre il padre aveva il compito di educare i figli maschi. Nella famiglia ebraica rivestiva importanza sia l’amore per la famiglia che l’amore tra i coniugi; infatti, l’ebraismo proponeva il matrimonio e la famiglia come massimo auspicio per il buon ebreo. Colui che rifiutava il matrimonio e il dovere di avere figli era considerato un assassino. Matrimonio e procreazione erano considerati un dovere religioso, nonostante ciò, era permesso il divorzio. I figli erano considerati una benedizione divina: la donna che non aveva figli era considerata colpita dalla più grande delle sventure, e l’importanza dei figli era sottolineata dall’attenzione con cui l’ebraismo si occupa dei doveri del padre, il quale doveva insegnare al figlio la religione, un mestiere e a nuotare. Riguardo alla considerazione della figura femminile vi era rispetto per la donna e per le fanciulle: venivano riconosciuti diritti legali e autonomia; erano esentate dai doveri religiosi che prescrivevano l’osservanza di un determinato orario e ricevevano un’istruzione. I riti ebraici segnavano quasi ogni atto della giornata: risveglio, preparazione del cibo, cerimonie e feste; il sabato invece era considerato come il riposo, giorno in cui la famiglia si concedeva una pausa per stare insieme.
Per ulteriori approfondimenti sul popolo ebraico vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini storiche del popolo ebraico nella terra di Canaan?
- Come si sviluppò l'economia ebraica nel corso dei secoli?
- Qual era la struttura sociale della società ebraica?
- Qual era il ruolo della famiglia nella società ebraica?
- Quali erano le usanze religiose e sociali degli Ebrei?
Le origini del popolo ebraico risalgono all'antico popolo di Israele, con i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe. Nel XVIII sec. a.C., gli Ebrei vivevano nella terra di Canaan, una regione montagnosa nella Mezzaluna Fertile del Medio Oriente.
L'economia ebraica si sviluppò attraverso l'agricoltura e la pastorizia, con l'introduzione della tessitura e dell'artigianato nel Neolitico. Durante il regno di Salomone, si svilupparono tecniche d'irrigazione e l'artigianato, con rapporti commerciali con la Fenicia.
La società ebraica era divisa in aristocratici e popolani, con una struttura chiusa che guardava con sospetto gli stranieri. La famiglia aveva un ruolo centrale, con una struttura patriarcale e un'importanza attribuita alla madre.
La famiglia era fondamentale nella società ebraica, con un ruolo importante attribuito alla madre. Il matrimonio e la procreazione erano considerati doveri religiosi, e i figli erano visti come una benedizione divina.
Gli Ebrei seguivano riti che segnavano ogni atto della giornata, con il sabato dedicato al riposo e alla famiglia. La religione assegnava un ruolo importante alla famiglia, e il matrimonio era visto come un auspicio per il buon ebreo.