Concetti Chiave
- Con Valeriano al trono, lo Stato romano lanciò una seconda grande offensiva contro la Chiesa per risanare la crisi economica.
- Valeriano ordinò la confisca dei beni della Chiesa, mirando alle ricchezze dei cristiani come proprietà terriere ed edifici di culto.
- La persecuzione di Valeriano, insieme a quella di Decio, fu particolarmente cruenta e terminò quando Valeriano fu catturato dai persiani.
- Diocleziano rappresentò l'ultimo grande scontro tra cristianesimo e impero romano, cercando di restaurare i culti pagani per stabilizzare lo Stato.
- Il conflitto con i cristiani fu intenso, poiché Diocleziano richiedeva obbedienza assoluta, mentre i cristiani rifiutavano di abbandonare la loro fede.
La persecuzione di Valeriano
Con l'avvento al trono di Valeriano (253-260), dopo una breve pausa, si scatenò la seconda grande offensiva contro la Chiesa.
Lo Stato versava in una grave crisi economico-finanziaria e, per risanarla, ordinò la confisca dei beni della Chiesa, come le proprietà terriere, edifici di culto eccetera.
Una caratteristica di questa persecuzione fu il tentativo di impadronirsi delle ricchezze dei cristiani.
La persecuzione di Valeriano, con quella di Decio, fu la più cruenta ed ebbe termine nel 259, quando Valeriano cadde nelle mani dei persiani e finì miseramente.
La crisi sotto Diocleziano
L'ultimo scontro tra cristianesimo e impero romano è rappresentato dall'imperatore Diocleziano, deciso a riorganizzare uno Stato in preda a una totale crisi politica,costituzionale, militare, finanziaria e amministrativa.
Diocleziano pensava di restaurare tutti gli antichi culti pagani per cementare la vita politica e ottenere l'obbedienza dei cittadini.
Lo scontro con il cristianesimo fu drammatico: da un lato l'imperatore voleva imporre il riconoscimento della sua autorità sacra e l'obbedienza assoluta alle sue direttive, dall'altro i cristiani non volevano rinunciare alla loro fede.