Concetti Chiave
- Il termine "patria" in origine indicava il terreno dei padri, evolvendosi in un concetto ideale legato alla terra come fonte di sostentamento e benessere.
- La distribuzione di terre ai cittadini romani e successivamente ai nullatenenti estese il concetto di patria anche ai nuovi proprietari.
- Dopo le guerre puniche e civili, il legame affettivo con la terra si rafforzò, nonostante le confische e le migrazioni forzate.
- Il concetto di "terra patria" si ampliò includendo l'intero territorio italiano e successivamente un'idea di universalismo, culminando nella Costitutio Antoniniana del 212 d.C.
- Il cosmopolitismo romano fu ereditato dalla Chiesa cattolica dopo lo sfaldamento dell'Impero, trasformandolo in un concetto di universalismo cristiano.
Indice
Evoluzione del concetto di patria
In origine, il termine latino “patria” aveva un valore aggettivale; infatti, era collegato al sostantivo “terra” per indicare il terreno di proprietà dei padri; col tempo, “terra” venne meno e “patria” si trasformò in sostantivo con un significato che, col passare dei secoli, acquisì un valore ideale, pur sempre conservando quello di base.
La terra come fonte di sostentamento
Questo valore ideale si era sviluppato da ciò che esso rappresentava concretamente per il nucleo familiare primitivo come la terra intesa quale fonte di sostentamento alimentare per cui, quanta più se ne possedeva, tanto più il benessere aumentava. Automaticamente, il legame affettivo con la terra si andò ampliando man mano che il crescente benessere creava uno spazio per una riflessione. In uno dei pannelli dell’Ara Pacis si ritrova la raffigurazione della Terra Madre che ci rimanda alla concezione della terra come fonte di vita e di ricchezza. Allo stesso concetto, ci rimanda l’espressione “magna parens frugum” (= grande genitrice di messi), con cui Virgilio, nelle Georgiche si rivolge alla terra dell’Italia. Questo concetto è presente in tutti gli antichi testi letterari latini ed era molto ben radicato in tutte le società della penisola, la cui economia era sostanzialmente agricola.
Distribuzione delle terre e guerra sociale
Esso si generalizzò con la distribuzione di appezzamenti di terreno ai cittadini romani che si volevano trasferire nelle colonie che Roma aveva fondato; si trattava di terreni pubblici, confiscati ai popoli della penisola che via via venivano assoggettati. Col tempo, la distribuzione interessò anche i nullatenenti non romani che aspiravano a diventare proprietari di un proprio appezzamento.
La guerra sociale degli anni 90-88 a.C. fra i suoi moventi ebbe anche l’aspirazione dei ceti minuti italici ad essere posti sullo stesso piano dei cittadini romani nella partecipazione alla distruzione delle terre dello Stato.
Amore per la terra e le sue implicazioni
Questo attaccamento alla terra, inteso anche valore ideale, ebbe un ulteriore impulso nel II secolo, dopo la guerra contro Annibale, quando molti immigravano a Roma perché si trovavano nell’impossibilità di ricavare sostentamento dal podere ereditato, essendo stati rovinati dalle lunghe ferme militari. Essi provavano il rimpianto per la terra lasciata.
La questione ebbe ancor più rilevanza nel I secolo a.C., quando durante la guerra civile le numerose confische comportarono per molti la perdita del proprio podere. L’amore per la terra patria era presente anche in coloro che giungevano a Roma per intraprendere una carriera politica; essi conservavano sempre e comunque “l’amor loci natalis” cioè l’amore del paesaggio legato alle abitudini, ai ricordi dell’adolescenza e alle tradizioni che sarebbe stato innaturale ripudiare. A questo proposito, sappiamo che fu considerata empia la scelta di Marco Antonio di farsi seppellire ad Alessandria.
Transizione verso un concetto cosmopolita
Tuttavia, a tale concetto di “terra patria”, col tempo si affiancò quello di una patria con connotazioni più ampie, anche perché si stava allentando la nozione di terra fonte di alimenti, in corrispondenza di connotazioni giuridiche e morali e in una visione più ampia di tipo cosmopolita. Pertanto, dalla nozione di piccola patria corrispondente al luogo dove si era nati, si passò all’intera Italia per arrivare ad un universalismo implicito. Questa nozione è presente nella Costitutio Antoniniana del 212 d.C. che estese a tutti gli abitanti dell’Impero il diritto alla cittadinanza romana. A questo proposito è importante ricordare l’espressione di Rutilio Namaziano, un poeta gallico, che nel rivolgersi a Roma scrisse: “Fecisti patriam diversis gentibus unam” (= hai fatto di genti diverse una sola patria). Quando l’Impero Romano si sfaldò, il concetto di cosmopolitismo fu fatto proprio dalla Chiesa cattolica che lo trasformò in universalismo.
Domande da interrogazione
- Qual era il significato originale del termine "patria" nell'antica Roma?
- Come si è evoluto il concetto di "terra patria" nel tempo?
- Quali eventi storici hanno influenzato il concetto di "terra patria"?
- In che modo la letteratura latina rifletteva il concetto di "terra patria"?
- Come si è trasformato il concetto di "patria" dopo la caduta dell'Impero Romano?
In origine, "patria" era un aggettivo collegato a "terra" per indicare il terreno di proprietà dei padri, ma col tempo divenne un sostantivo con un significato ideale.
Il concetto si è evoluto da un legame affettivo con la terra come fonte di sostentamento a un valore ideale e cosmopolita, culminando nella Costitutio Antoniniana che estese la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'Impero.
Eventi come la guerra sociale, le guerre contro Annibale e le confische durante la guerra civile hanno influenzato il concetto, accentuando l'attaccamento alla terra e il desiderio di uguaglianza nei diritti di proprietà.
La letteratura latina, come le Georgiche di Virgilio, rifletteva il concetto di terra come fonte di vita e ricchezza, radicato nelle società agricole della penisola.
Dopo la caduta dell'Impero, il concetto di cosmopolitismo fu adottato dalla Chiesa cattolica, trasformandosi in un universalismo che univa diverse genti sotto un'unica patria spirituale.