Concetti Chiave
- Giuseppe Parini, nato da umili origini, intraprese una carriera ecclesiastica per accedere agli studi, diventando una figura letteraria influente a Milano e critico della nobiltà.
- Parini criticava l'aristocrazia per la sua oziosità e decadenza, auspicando una rieducazione della nobiltà per ricoprire ruoli sociali utili, in linea con le riforme illuministe.
- Pur apprezzando le scoperte scientifiche, Parini si opponeva alla cultura utilitaristica che riduceva la letteratura a fini puramente pratici, mantenendo una visione umanistica del bello poetico.
- Nelle sue opere, come le Odi e Il Giorno, Parini utilizzava la satira e l'ironia per criticare la vita frivola e vuota della nobiltà, proponendo una riflessione sul vero valore sociale.
- Parini mostrava un'ambiguità verso il mondo nobiliare, affascinato dall'eleganza e raffinatezza, pur criticandone il vuoto morale, creando un contrasto che conferisce fascino alle sue opere.
Indice
- Giuseppe Parini: Gli inizi e la carriera ecclesiastica
- L'ingresso nel mondo letterario e il ruolo di precettore
- Critica alla nobiltà e incarichi ufficiali
- Dialogo sopra la nobiltà e la critica sociale
- L'evoluzione poetica e le Odi Illuministiche
- Il Giorno: Satira dell'aristocrazia milanese
- Struttura e ironia nel Giorno
- Critica sociale e rappresentazione delle classi
- Favole e critica alla nobiltà
- Ambiguità e fascino dell'opera di Parini
- Le ultime parti del Giorno: Vespro e Notte
Giuseppe Parini: Gli inizi e la carriera ecclesiastica
Giuseppe Parini nacque a Bosisio nel 1729 da una famiglia di modeste condizioni. Dopo i primi studi, egli si trasferì a Milano dalla prozia, che prima di morire, gli lasciò una piccola rendita annua, purché diventasse sacerdote. Dunque, senza vocazione, egli intraprese una carriera ecclesiastica, che era l’unica via per i ragazzi poveri per accedere agli studi.
L'ingresso nel mondo letterario e il ruolo di precettore
A ventitre anni egli pubblicò la sua prima raccolta di liriche, Alcune poesie di Ripano Eupilino,che gli permisero di entrare nell’ambiente letterario e di essere ammirato nell’Accademia dei Trasformati,che era uno dei centri più importanti della cultura milanese,in cui la nobiltà milanese era aperta alle idee illuministe più moderate.I Trasformati difendevano l’unione tra cultura moderna e tradizione classica e ciò rispondeva agli orientamenti ideologici e letterari di Parini.
Parini entrò anche al servizio del duca Gabrio Serbelloni,come precettore per i suoi figli.
Il ruolo di precettore era un ruolo molto famoso all’epoca, in quanto non esistevano le scuole, e i nobili assumevano queste persone per educare i loro figli. Inoltre, questa professione permetteva ai sacerdoti di avere mezzi per vivere.
Nel Palazzo di Serbelloni, Parini poteva osservare il mondo dell’aristocrazia milanese, che rappresenta in modo ironico nel Giorno.L’ambiente del Palazzo di Serbelloni era un ambiente culturale vivo, poiché la moglie Maria Vittoria, era una donna colta che favoriva la diffusione della cultura illuminista francese. Parino, però, che proteggeva il principio dell’uguaglianza, iniziò a provare fastidio per l’ambiente nobiliare superbo. Egli si scontrò con la moglie di Serbelloni e si licenzia. Successivamente, venne assunto come precettore di Carlo Imbonati.
Critica alla nobiltà e incarichi ufficiali
Nel frattempo, dopo le Odi civili, scrisse due poemetti satirici contro la nobiltà oziosa e improduttiva, il Mattino e il Mezzogiorno, che vennero pubblicati in maniera anonima, ma l’autore venne subito riconosciuto ed ottenne molto prestigio.
Il governo della Lombardia,dove Maria Teresa stava attuando riforme illuministiche,iniziò a concedere incarichi di responsabilità a intellettuali di orientamento avanzato;infatti il governatore di Milano,affidò a Parini la direzione della “Gazzetta di Milano”, e poi la cattedra di belle lettere delle Scuole Palatine,istituite da Maria Teresa.
Queste scuole si trasferirono nel palazzo di Brera,dove si unirono all’Accademia delle Belli Arti.
Così,Parino si trovò a contatto con artisti che aderirono al nuovo ordinamento neoclassico, ispirato al principio di armonia, perfetta proporzione, nobile semplicità e calma grandezza. La vicinanza agli artisti neoclassici, influenzò il suo ultimo periodo.
Parini ebbe anche vari incarichi ufficiali, come quello di sovrintendente nelle scuola di Brera, e ciò fa sì che Parino rispecchi la nuova figura di intellettuale illuminista milanese, che era al servizio dello Stato riformatore e assumeva degli incarichi ufficiali nell’amministrazione.
Parini critica duramente la classe aristocratica, poiché è oziosa, vuota e improduttiva, sia in piano civile ,poiché essa non ricopre cariche utili per il bene comune, ma va alla ricerca del piacere; sia sul piano economico, poiché sperpera tutte le ricchezze delle sue rendite, senza far nulla per accrescere la ricchezza comune; sia sul piano intellettuale, poiché non dedicano il loro ozio all’attività letteraria, che può permettere uno sviluppo della cultura e della scienza.
Dialogo sopra la nobiltà e la critica sociale
Nel Dialogo sopra la nobiltà Parini racconta che un poeta e un nobile sono stati sepolti l’uno accanto all’altro, e che il nobile si lamentava di ciò. Ma il poeta rispose che dopo la morte tutti gli uomini erano uguali.
In quest’opera Parini afferma che in passato la nobiltà aveva ricoperto delle funzioni sociali, che in un certo modo cancellavano il peccato originale e riconoscevano i privilegi.
Ciò che Parini disprezzava non era la nobiltà in sé, ma la sua degradazione, la sua decadenza: infatti egli non voleva che la classe aristocratica fosse eliminata, ma voleva una rieducazione della nobiltà, affinché riassumesse il suo ruolo sociale, che ha perduto.
A differenza del critico Verri, Parini era più moderato e la sua ideologia era più conforme alle riforme illuministe di Maria Teresa.
Nella revisione del Mattino, Parini inserisce un episodio dei ritratti degli antenati, che sottolineano la funzione civilmente utile che aveva in passato la nobiltà.
Appartenente al gruppo del Caffè è il culto della scienza, unita alla concezione utilitaristica della letteratura. Questo culto affermava che dalla diffusione delle conoscenze scientifiche moderne scaturisse un progresso e miglioramento della vita sociale, in quanto andava a eliminare tutte quelle idee oscure, ereditate dal passato e che rendono l’uomo schiavo, giungendo così ad una pubblica felicità.
Parini apprezza le scoperte scientifiche, ritenendole una fonte di progresso e di benessere per la società, ma è urtato dal fatto che la scienza sia diventata una moda e un qualcosa di frivolo negli ambienti aristocratici. Inoltre va contro all’idea che la letteratura sia tutta orientata per uno scopo utile per scopi pratici.
Anche lui ritiene che la letteratura debba essere rivolta all’utile,e ciò emerge sia dai Dialoghi sopra la poesia,dove afferma che la poesia deve essere illuminata da uno spirito filosofico,che con la luce della verità elimina le tenebre dei pregiudizi;ma lo ritroviamo anche nella Salubrità dell’aria,dove vi è un dichiarazione più sintetica e chiara.
Parini riprende il concetto di Orazio dell’utile e del bello, riempiendolo di un significato illuministico, poiché intende l’utile come la diffusione dei lumi, ovvero una battaglia per eliminare i problemi concreti della realtà contemporanea.
Inoltre, Parini rimane fedele alla concezione umanistica che vede nelle lettere il valore supremo, dove risiedono l’essenza stessa dell’uomo e la sua dignità, e dunque è convinto che il bello poetico debba conservare la sua autonomia.
L'evoluzione poetica e le Odi Illuministiche
La prima raccolta di versi di Parini fu Alcune poesie di Ripano Eupilino,che dimostrano come l’autore sia ancora legato al clima dell’Accademia dell’Arcadia del primo Settecento,fedele alla tradizionale letteratura e ai modelli classici.
La prime manifestazione della battaglia per un rinnovamento civile le ritroviamo nelle Odi degli anni Cinquanta-Sessanta.
L’Ode era un genere letterario introdotto dall’Arcadia, che riprendeva i modelli classici greci e latini. Diversamente dalla canzonetta, essa presentava temi più elevati e toni più solenni.Ma dal punto di vista della metrica, anch’essa presentava brevi versi, organizzati secondo combinazioni strofiche.
All’inizio Parini componeva le odi e, o le leggeva durante le sedute all’Accademia dei Trasformati, oppure le stampava singolarmente e le faceva circolare.
Il primo gruppo di odi prende il nome di Odi Illuministiche, chiamate così perché riflettono la battaglia illuministica e l’impegno civile. Gli argomenti che vengono affrontati in queste opere sono i problemi pratici e concreti della cultura illuministica, legati al miglioramento della convivenza civile.
Tra queste Odi ricordiamo: la Salubrità dell’ariae l'Educazione.
L'evoluzione di Parini è visibile all’interno delle sue ultime odi. Possiamo vedere che il secondo gruppo di odi venne scritto dopo una breve pausa dalle prime, che trattano dei problemi attuali, poiché è probabile che, essendosi distaccato dalla politica riformatrice del governo, egli non abbiamo avuto più stimoli a scrivere.
Tra queste ricordiamo La Laurea che celebra una giovane donna, che si era laureata in legge, con ancora permeata dai principi illuministi, come la rivendicazione dei diritti della donna. Essa è lontana dagli atteggiamenti polemici delle odi precedenti e si riduce nei limiti della poesia encomiastica d’occasione.
In queste ultime odi, non vengono più affrontati i più concreti temi civili e sociali, ma temi più universali. La tensione morale, in queste odi, non si è spenta, ma qui è legata all’educazione dell’uomo in generale, di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
Sembra che venga a meno la fiducia della possibilità di trasformare la realtà.
Parini si apparta e si concentra sull’autocelebrazione di sé, facendo scomparire così le polemiche e facendo spazio a un atteggiamento più composto e sereno, ispirato a una distaccata saggezza.
In queste ultime odi, vengono abbandonate le forme della poesia del Seicento, a favore delle forme più composte e nobili, depurate da ogni riferimento realistico, e sono molto più numerose le forme del Neoclassicismo.
Il Giorno: Satira dell'aristocrazia milanese
Durante lo stesso anno della composizione delle odi illuministiche, Parini scrisse un’altra sua opera importante, Il Giorno. L’opera è un poema satirico in endecasillabi sciolti, in cui veniva derideva l’aristocrazia del tempo, collegandosi così alla battaglia e alla polemica illuministica. Parini descrive la tipica giornata di un “giovin signore” della nobiltà milanese, in tal modo rappresenta la vita di questa classe sociale, che secondo l’autore è frivola e vuota.
All’inizio Il Giorno doveva essere diviso in tre parti, Mattina, Mezzogiorno e Sera: le prime due furono pubblicate nel 16 ,mentre la Sera non venne terminata e in seguito venne divisa in due, Vespro e Notte. L’opera non venne mai conclusa interamente, infatti l’autore continuava a correggerla e a revisionarla negli anni.
Il Giorno entra a far parte del genere del poema didascalico, che riprendeva i modelli della letteratura classica ed era diffuso nella cultura illuminista.
Essa inoltre, ha una funzione pedagogica, in quanto il poeta vuole insegnare al giovin signore, come occupare le sue giornate,superando la noia che lo affligge.L'opera ha un impianto descrittivo, poiché non narra una vicenda, ma descrive la giornata del nobile signore.
Struttura e ironia nel Giorno
Nel Mattino il giovin signore viene descritto nel momento del risveglio, all’alba, dopo essere rientrato tardi la notte precedente dal teatro o dal tavolo da gioco. In questa parte dell’opera, vengono descritti il suo risveglio, la sua colazione e la lunga toeletta, con un'attenzione agli oggetti che lo circondano, fino poi a giungere al momento in cui il “giovin signore” si reca dalla donna amata. Viene introdotto così il fenomeno del cicisbeismo, per cui ogni donna doveva avere un cavalier servente che l'accompagnava in luogo da marito.
Il rapporto tra la dama e il cicisbeo era un puro servizio dell’amata, basato sull’ideale dell’amor cortese, che si risolve in una forma di adulterio ,che veniva così legittimata.
Nel Mezzogiorno il giovin signore veniva presentato mentre pranza con la dama, e, dopo pranzo, giocavano al gioco TrickTrack, un gioco da tavolo che produceva un rumore. Durante questo rumore poteva parlare, senza che il marito dell’amata potesse sentire. Il marito non li sentiva e credeva che questo giovane nobile fosse un amico di famiglia. Questi due, durante il gioco, parlavano di vari argomenti.
Nella prima parte dell’opera si ha un’impostazione didascalica, poiché ci sono una serie di insegnamenti che il precettore dà al giovin signore su come occupare la sua giornata; mentre nella seconda parte si ha un’impostazione descrittiva, poiché si descrive la giornata del signore e compaiono più personaggi.
Questa struttura didascalico-descrittiva permette all’autore di deridere il mondo aristocratico del suo tempo.
Tutto il discorso del precettore si fonda sull’ironia e sull’antifrasi, in cui si afferma il contrario di ciò che si dice ed essa diviene strumento critico di una società oziosa ed inutile.Il precettore finge di accettare il punto di vista del giovin signore e del mondo aristocratico, condividendone i gusti, i giudizi. La vita frivola della nobiltà, così, viene celebrata con termini iperbolici e i gesti più banali vengono descritti con termini elevati e sublimi.È proprio da questa enfasi celebrativa che traspare la reale realtà della nobiltà, che è insulsa e frivola, mettendo in risalto tutto ciò che è negativo Inoltre, dietro la figura del precettore si ritrova il poeta, con il suo atteggiamento di condanna.
L’autore per descrivere la classe nobiliare si serve anche del tempo e dello spazio. Per quanto riguarda il tempo egli racconta una giornata tipica del giovin signore, dall’alba al tramonto; e anche se le azioni si svolgono nell’arco di poche ore, il tempo delle azioni risulta essere molto più lungo. A dilaniare il tempo reale è sia l’andamento descrittivo molto lento, sia l’attenta osservazione della realtà.
Questo tempo, oltre a essere apparentemente lungo, risulta essere anche vuoto, in quanto vengono ripetuti in modo meccanico gli stessi gesti e le stesse azioni.Così, il tempo dà un senso di un mondo vuoto, privo di senso, dominato dalla noia.
Anche lo spazio contribuisce a dare tale effetto: infatti, il giovin signore si muove tra il suo palazzo e quello della sua dama.L’unica apertura della scena coincide con la passeggiata sul “corso”,ma anch’esso risulta essere uno spazio delimitato.
Lo spazio limitato e il tempo lungo e vuoto danno il senso di un mondo morto privo di energie vitali.
Critica sociale e rappresentazione delle classi
All’interno della descrizione della tipica giornata del giovin signore, Parini inserisce più piani di realtà, introducendo nuove prospettive. Alla nobiltà oziosa e frivola del presente si contrappone quella del passato, che è pronta a gettarsi in battaglia. Attraverso l’ironia, il precettore finge di disprezzare l’antica nobiltà per le barbarie e la violenza; mentre esalta le pacifiche operazioni della nobiltà contemporanea; ma è chiaro che il poeta vuole così celebrare la nobiltà guerriera, che è pronta a morire o a combattere per difendere la sua patria. In tal modo si aprono prospettive temporali diverse che spezzano l’apparente splendida realtà nobiliare.
Accanto alla realtà della nobiltà, si colloca anche la raffigurazione di altre classi sociali, come la classe popolare: alla nobiltà oziosa e inutile si contrappone la sana e laboriosa vita della classe popolare, composta da contadini e artigiani, che si dedicano ad attività utili per la comunità e si ispirano ai valori fondamentali, come quello della famiglia, che vengono ignorati dalla nobiltà. Altra estrazione sociale rappresentata è la classe povera: alle ricchezze della nobiltà,si contrappone la miseria popolare. Ci sono:gli indifesi plebei che vengono travolti per strada dalle ruote delle carrozze; i servi che, per strada, sono costretti a chiedere l’elemosina; i mendicanti affamati che si affollano fuori ai palazzi dei patrizi per respirare il fuma dei cibi squisiti, che vengono preparati.
La nobiltà crede di essere l’unica realtà esistente ed ignora tutto ciò che la circonda. Infatti, il precettore adottando il punto di vista del giovin signore sembra che rafforzi questa convinzione, ma in realtà, richiamando questa immagine del popolo lavoratore e quella dei miseri affamati, rompe l'illusione, ponendo l’attenzione sulla realtà più seria e drammatica.
Inserendo la raffigurazione della nobiltà del passato e delle classi popolari, si permette di rompere la monotona e vuota rappresentazione della realtà nobiliare.
Favole e critica alla nobiltà
Per questo scopo, l’autore aggiunge anche la narrazione di favole brevi, di carattere mitologico, che spiegano la nascita di alcuni costumi locali.
Ricordiamo la favola di Amore e Imene, che spiega la nascita del cicisbeismo. La favola narra di A more e Imene, figlie di Venere,che insieme univano i corpi e le anime degli uomini, ma dopo la ribellione di Amore, essi ebbero ruoli diversi dalla madre: Amore doveva regnare sui corpi di notte; mentre Imene regnava sulle anime di giorno.
La favola ci fa comprendere che, per la classe nobiliare, il matrimonio era solamente una firma su un foglio, un contratto; mentre il vero amore era riservato ai rapporti tra la dama e il suo cavaliere servente.
Un’altra favola è la favola del Piacere, che illustra le disuguaglianze tra gli uomini.
La critica alla nobiltà risulta dura e inequivocabile, ma con essa Parini non vuole affermare di voler eliminare questa classe sociale; ma il suo scopo è quello di educare l'aristocrazia e indicare una via di rigenerazione e di recupero della sua originaria funzione positiva.
Parini, seguendo la sua visione illuministica e cristiana, afferma il principio di uguaglianza e della naturale dignità dell’uomo, ma non vuole sconvolgere la gerarchia sociale esistente.
Ambiguità e fascino dell'opera di Parini
Nonostante quell’atteggiamento critico, emerge un’ambiguità, in quanto Parini, dubitando della realtà nobiliare, si sofferma a descrivere gli oggetti preziosi presenti nel mondo aristocratico. Anche se questa descrizione dovrebbe far emergere il vuoto, l’inutilità e gli aspetti negativi della nobiltà, in realtà essa fa emergere una sorta di compiacimento sensuale del poeta, che sembra essere affascinato da tutta quell’eleganza, grazia e raffinatezza.
Con la stessa grazie vengono descritti anche i rituali della società nobiliare, che ricorda il gusto rococò.
Questa sensualità deriva dalla cultura dell’epoca, piena di galanteria e edonismo, che Parini non poteva rifiutare. Questo edonismo entra in contrasto con l’impianto moralistico della satira, ed è proprio per tale contrasto, che vengono rivolte delle critiche all’opera. Ma è proprio grazie a questo contrasto tra sdegno morale e vagheggiamento sensuoso, tra serenità razionale e compiaciuta eleganza, che rappresenta il fascino dell’opera, senza il quale risulterebbe ripetitiva e monotona.
Le ultime parti del Giorno: Vespro e Notte
Diverso atteggiamento del poeta verso la realtà e il suo diverso gusto emerge specialmente nelle ultime due parti dell’opera, Il Vespro e La Notte.
La decisione di dividere in due parti il poemetto finale, la Sera, risale al 1770-80, e a ciò il poeta lavorò a lungo senza però portarlo a compimento, infatti queste ultime due parti risultano incomplete e frammentarie.
Del Vespro rimangono 517 versi, che comprende anche alcuni pezzi del Mezzogiorno; mentre la Notte presenta 673 versi e alcuni frammenti che provengono da manoscritti precedenti.
Nel Vespro, il precettore, dopo la passeggiata, accompagna il giovin signore e la sua dama a visitare un amico malato e un’amica che ha appena avuto un attacco di nervi, suscitando dei pettegolezzi.
Mentre, nella Notte, i due amanti si recano a un ricevimento serale in una casa di una donna anziana. Qui Parini sposta la sua attenzione sui personaggi che sono nel salone e descrive i tavoli da gioco, dove spiccano le figure di due amanti anziani, che possono occupare con l’organizzazione di feste e il gioco delle carte le loro giornate vuote e noiose della loro relazione, poiché la loro passione è svanita.
Domande da interrogazione
- Quali furono gli inizi della carriera di Giuseppe Parini?
- Come Parini entrò nel mondo letterario e quale fu il suo ruolo come precettore?
- In che modo Parini criticava la nobiltà e quali incarichi ufficiali ricoprì?
- Qual è il tema centrale del "Dialogo sopra la nobiltà" di Parini?
- Quali sono le caratteristiche principali de "Il Giorno" e come Parini utilizza l'ironia?
Giuseppe Parini nacque in una famiglia modesta e intraprese una carriera ecclesiastica per accedere agli studi, trasferendosi a Milano grazie a una piccola rendita lasciatagli dalla prozia.
Parini pubblicò la sua prima raccolta di liriche a ventitré anni, entrando nell'ambiente letterario milanese e lavorando come precettore per i figli del duca Gabrio Serbelloni, osservando da vicino l'aristocrazia milanese.
Parini criticava la nobiltà per la sua oziosità e improduttività, scrivendo poemetti satirici come "Il Mattino" e "Il Mezzogiorno". Ricoprì incarichi ufficiali come la direzione della "Gazzetta di Milano" e la cattedra di belle lettere delle Scuole Palatine.
Nel "Dialogo sopra la nobiltà", Parini critica la decadenza della nobiltà contemporanea, auspicando una rieducazione affinché riassuma il suo ruolo sociale originario, senza voler eliminare la classe aristocratica.
"Il Giorno" è un poema satirico che deride l'aristocrazia milanese attraverso la descrizione della giornata di un giovane nobile. Parini utilizza l'ironia e l'antifrasi per criticare la società oziosa e inutile, esaltando in modo iperbolico la vita frivola della nobiltà.