Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Il Giovin Signore, annoiato e sostenuto dai servi, esce per andare a pranzo dalla dama, riflettendo il disprezzo dei nobili verso il popolo.
  • Parini descrive in modo realistico la violenza dei nobili contro i plebei, paragonando la macchia di sangue a future rivolte.
  • I versi evidenziano l'ossessione del tempo per carrozze e cavalli, simboli di status e lusso per l'aristocrazia settecentesca.
  • Un rapporto satirico emerge tra il Giovin Signore e il suo precettore, che sottolinea l'assurdità della vita nobiliare.
  • La povertà e la sofferenza del popolo sono rappresentate dalle ruote delle carrozze che travolgono i plebei, simbolo della brutalità aristocratica.

Indice

  1. Preparativi del Giovin Signore
  2. La passione per carrozze e cavalli
  3. Il Giovin Signore e il suo precettore
  4. Contrasto tra antenati e nipoti
  5. Il pranzo aristocratico
  6. La plebe e il cocchiere

Preparativi del Giovin Signore

Si tratta dei versi che concludono la sezione Mattino de Il Giorno. I maestri hanno terminato di acconciare il Giovin Signore che così è pronto per uscire ed andare a pranzo a casa della dama. I servi lo sostengono mentre sale sulla carrozza ed egli, con una forma di noia esistenziale che accompagna sempre tutti i momenti della sua giornata si lascia sprofondare fra i cuscini. I plebei gli fanno largo, timorosi del fatto che la carrozza li potrebbe travolgere come spesso succede. In questi versi, Parini si lascia andare ad una visione cruda e piena di realismo della considerazione in cui i nobili tenevano il volgo. La macchia di sangue del plebeo travolto dalla carrozza oltre a suscitare sdegno, richiama alla mente un’altra violenza che in Francia scoppierà verso la fine del secolo.

vv. 1026-1033: Per quanto riguarda le occupazioni del mattino, ti basti per ora quello che ho scritto. Già l’orologio ti avverte che è tardi. Ohimè! Quale vago arsenale di oggetti piccolissimi mi pende dall’orologio e accarezza l’udito con un tintinnio molto soave a seguito del loro agitarsi. Che cosa mai non pende? Vi sono persino piccole carrozze e piccoli cavalli come ben forgiati nell’oro da sembrare vivi.

La passione per carrozze e cavalli

I cocchi ed i cavalli furono la passione del secolo e nella costruzione delle carrozze nell’acquisto di cavalli furono dilapidati delle vere fortune. Inoltre, spesso il cocchiere non erano disdegnate dalle dame settecentesche.

Il Giovin Signore e il suo precettore

vv. 10344-1037: Ma vi hai tu quello che esiste di meglio? Eh sì, da persona perspicace hai prevenuto o miei insegnamenti: ecco che splende, racchiuso in un piccolo cristallo, il dolce pegno di un amore fortunato

(Si nota un rapporto didascalico e satirico fra il Giovin Signore ed il suo precettore).

vv. 1037-1038: Lungi da qui, o profani, poiché a voi non è concesso penetrare oltre

(cioè nei segreti più nascosti ed intimi del cuore del Giovin Signore, visto come semidio).

Contrasto tra antenati e nipoti

vv. 1039-1053: E voi antenati ispidi e feroci appartenenti al secolo scorso, venite oggi ad ammirare i vostri luminosi nipoti (la vostra discendenza). Con a fianco i sanguinosi pugnali, voi vi dilettaste ad abitare nelle campagne, nei castelli arroccati (che dall’alto dominavano le terre a voi sottoposte), rigidi nella guancia per i grandi baffi e dall’aspetto torvo e minaccioso, intenti soltanto a consultarvi con gli sgherri, felici solo quando potevate usare le armi che con un’orribile palla andavano di notte a trapassare le porte dei rivali, non meno armati di voi. Ecco invece i vostri nipoti intenti ad agitare tra le dita tranquille i vezzosi ciondoli dell’orologio ed è merito loro se il mondo ritorna all’antica innocenza e rimbambisce.

Il pranzo aristocratico

vv. 1054-1074: Ora vai, o mio Signore, e allieta con la tua presenza il pranzo in casa della dama; a lei, dolce dispensatore, distribuisci il cibo e detta al suo palato e alla sua fame la legge del comportamento aristocratico. Ma tu non dimenticare che in nessuna cosa è lecito ad un grande signore comportarsi da persona mediocre. Che il popolo abbia dei limiti altre ai quali non si può andare mentre la natura a voi dette mente e cuore senza alcun confine. Mostrandoti di gusti difficili, rifiuta ogni vivanda e renditi famoso per l’incredibile astinenza per il disdegno del cibo), oppure diventa famoso come conosciuto divoratore. Intanto addio delizia degli uomini e gloria e sostegno della tua stirpe e della tua patria. Ecco che, umilmente, schierati in due ali, ti accolgono i tuoi servitori; : altri (i lacchè), di corsa, precedono la carrozza per annunciare al mondo il tuo arrivo; altri, timidamente [per una sorta di timore reverenziale] ti sostengono mentre Sali sulla carrozza e con un aspetto severo e silenzioso ti sdrai in un angolo.

(In questi versi viene accentuato il motivo della noia che viene reso ancor più efficace dalla lentezza delle sillabe).

La plebe e il cocchiere

vv. 1074-1077 Fai largo, o plebe, e cedi il passo al cocchio dove si siede il mio Signore. Guai a te se egli, a causa tua, perde uno solo dei suoi preziosi istanti!

(L’uso della dieresi su prezïosi rende maggiormente prezioso quanto inutile il tempo del Giovin Signore ed esalta il significato opposto che essa sottintende. Prezïosi perché non valgono nulla)

v. 1078: Temi il cocchiere. Che non è mai possibile domare né con una legge, né con una verga (frustate), né con una fune

(All’epoca del Parini, i cocchieri godevano del favore dei padroni ed era certi della loro impunità. Nessun nobile avrebbe tollerato che un suo cocchiere fosse punito per aver ucciso accidentalmente un plebeo);

v. 1079: temi le ruote che più volte hanno già trascinato con sé le tue membra nella corsa

(l’immagine delle ruote della carrozza che investono un plebeo e che ne trascinano il corpo ricoperto di sangue è di un realismo estremo) e corsero macchiate del tuo sangue impuro (la colpa dell’incidente non è da attribuire al cocchiere maldestro, bensì’ all’uomo del volgo che si è permesso di sporcare con il suo sangue impuro le ruote lucenti della carrozza, assimilata ad un trono)

Vv 1080-1083: e segnarono il suolo con una lunga scia [di sangue], marcando così uno spettacolo miserevole

(L’immagine della carrozza che massacra la povera gente venne ripresa da Ignazio Edoardo Calvo in una canzone patriottica e questo prova come i componimenti del Parini ebbero una larga diffusione e suscitarono consensi)

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale dei "Preparativi del Giovin Signore"?
  2. Il tema principale è la descrizione della vita aristocratica del Giovin Signore, caratterizzata da un'esistenza di lusso e noia, con un forte contrasto tra nobili e plebei.

  3. Come viene rappresentata la passione per carrozze e cavalli nel testo?
  4. La passione per carrozze e cavalli è descritta come un simbolo di status e ricchezza, con fortune spese per il loro acquisto e costruzione, e un interesse condiviso anche dalle dame settecentesche.

  5. Qual è il rapporto tra il Giovin Signore e il suo precettore?
  6. Il rapporto è didascalico e satirico, con il precettore che cerca di insegnare al Giovin Signore, il quale però sembra già conoscere e prevenire i suoi insegnamenti.

  7. In che modo viene descritto il contrasto tra antenati e nipoti?
  8. Gli antenati sono descritti come feroci e bellicosi, mentre i nipoti sono rappresentati come frivoli e dediti a piaceri superficiali, segnando un ritorno all'innocenza e alla decadenza.

  9. Qual è l'atteggiamento del Giovin Signore verso la plebe e il cocchiere?
  10. Il Giovin Signore mostra disprezzo verso la plebe, che deve cedere il passo alla sua carrozza, mentre il cocchiere è temuto e gode di impunità, anche quando causa incidenti mortali.

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