Concetti Chiave
- Beccaria sostiene che l'infallibilità delle pene, piuttosto che la loro crudeltà, è fondamentale per prevenire i crimini, poiché la certezza del castigo ha un impatto maggiore che la paura di pene severe unite alla speranza dell'impunità.
- L'autore evidenzia che pene eccessivamente severe possono incentivare la criminalità, poiché i criminali potrebbero commettere più delitti per evitare una punizione severa, creando un equilibrio sanguinoso tra crimini e pene.
- Beccaria utilizza un esempio storico per dimostrare che i periodi di pene più crudeli sono stati anche quelli caratterizzati dai crimini più gravi, sostenendo che la natura umana si abitua alla crudeltà, riducendone l'efficacia nel tempo.
- L'autore critica la società del suo tempo, rappresentata dalla "fanatica moltitudine", per la sua insensibilità verso le esecuzioni capitali, viste come spettacoli, esprimendo sdegno e una chiamata alla sensibilità umana.
- Beccaria combina il razionalismo illuminista con un appello emotivo, sottolineando l'importanza della sensibilità e della solidarietà nel trattare con i crimini e le pene, andando oltre gli interessi dei ceti privilegiati.
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Indice
L'infallibilità delle pene
…] Uno dei più gran freni dei delitti non è la crudeltà delle pene, ma l'infallibilità di esse [……]. La certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggiore impressione che non il timore di un altro più terribile, unito colla speranza dell'impunità; perché i mali, anche minimi, quando son certi, spaventano sempre gli animi umani, e la speranza, dono celeste, che sovente ci tien luogo di tutto, ne allontana sempre l'idea dei maggiori, massimamente quando l'impunità, che l'avarizia e la debolezza spesso accordano, ne aumenti la forza. L'atrocità stessa della pena fa che si ardisca tanto di più per ischivarla, quanto è grande il male a cui si va incontro; fa che si commettano più delitti, per fuggir la pena di un solo. I paesi e i tempi dei piú atroci supplicii furon sempre quelli delle più sanguinose ed inumane azioni, poiché il medesimo spirito di ferocia che guidava la mano del legislatore, reggeva quella del parricida e del sicario. Sul trono dettava leggi di ferro ad anime atroci di schiavi, che ubbidivano. Nella privata oscurità stimolava ad immolare i tiranni per crearne dei nuovi.
Effetti della crudeltà delle pene
A misura che i supplicii diventano piú crudeli, gli animi umani, che come i fluidi si mettono sempre a livello cogli oggetti che gli circondano, s'incalliscono, e la forza sempre viva delle passioni fa che, dopo cent'anni di crudeli supplicii, la ruota spaventi tanto quanto prima la prigionia. Perché una pena ottenga il suo effetto basta che il male della pena ecceda il bene che nasce dal delitto, e in questo eccesso di male dev'essere calcolata l'infallibilità della pena e la perdita del bene che il delitto produrrebbe. Tutto il di più è dunque superfluo e perciò tirannico. […….]
Riflessioni sulla certezza della pena
Chi nel leggere le storie non si raccapriccia d'orrore pe' barbari ed inutili tormenti che da uomini, che si chiamavano savi, furono con freddo animo inventati ed eseguiti? Chi può non sentirsi fremere tutta la parte la piú sensibile nel vedere migliaia d'infelici che la miseria, o voluta o tollerata dalle leggi, che hanno sempre favorito i pochi ed oltraggiato i molti, trasse ad un disperato ritorno nel primo stato di natura, o accusati di delitti impossibili e fabbricati dalla timida ignoranza, o rei non d'altro che di esser fedeli ai propri principii, da uomini dotati dei medesimi sensi, e per conseguenza delle medesime passioni, con meditate formalità e con lente torture lacerati, giocondo spettacolo di una fanatica moltitudine?”
Beccaria e la certezza della pena
Il primo concetto che appare dall’estratto è quello della certezza dell’applicazione delle pene. Questo principio fu accolto dalla Rivoluzione francese che lo inserì nella dichiarazione dei diritti del 26 agosto 1789 e sui ritrova anche nella Costituzione italiana . La certezza del castigo, anche se moderato, fa più impressione della speranza che la pena maggiore non sia applicata; infatti, la speranza allontana sempre dall’animo degli uomini il pensiero dei mali maggiori, soprattutto quando la possibilità di rimanere impuniti accresce a dismisura l’efficacia della speranza. Al tempo del Beccaria l’impunità era causata dalla tendenza a ricavare dai giudizi guadagni o vantaggi materiali, anche in modo disonesto unita alla debolezza dello Stato. Oggi, più che mai, il concetto di certezza della pena risulta attuale. Fino ad ora, Beccaria ha capovolto i principi del diritto penale per dimostrare l’inutilità di pene eccessivamente severe per esercitare un’efficacia più duratura nel tempo sull’animo degli uomini. Tuttavia, questo non è un elemento di per sé sufficiente, per cui l’autore ricorre ad un’altra osservazione, più convincente: la pena diventa tanto più efficace quanto più essa è certa nell’applicazione e non quanto più è crudele od eccessiva; a questo si aggiunge, però, un altro elemento: l’ animo dell’uomo ,per natura, ha orrore del pensiero del male maggiore e se il colpevole è portato a pensarci ne deriva soltanto l’incentivo a compiere reati più gravi, tanto è sicuro che il male compiuto resterà impunito.
Esempi storici e scientifici
D’altra parte, la crudeltà di una pena, crea nell’animo di colui che affronta il rischio una spietatezza maggiore. Quindi, lo scrittore fornisce anche degli esempi a sostegno della sua riflessione: i paesi ed i periodi storici in cui furono inflitte le pene più atroci sono quelli in cui furono commessi i crimini più gravi: patricidi, uccisioni per ricavarne denaro oppure congiure per uccidere i tiranni per poi crearne di nuovi. Per essere ancora più convincente il Beccaria ricorre ad un concetto scientifico: come nei vasi comunicanti, si viene a creare una specie di sanguinoso equilibrio tra i delitti e le pene. Successivamente, lo scrittore fa riferimento al supplizio della ruota, molto praticata, unita ad una indagine psicologica molto acuta, sostenendo che la natura umana fa sì che dopo un secolo di tale supplizio la ruota spaventa tanto quanto prima spaventava la prigionia. In pratica, per il male avviene la stessa cosa che succede per il bene poiché l’abitudine ne attenua l’efficacia ed il significato. Invece, l’assoluta certezza della pena (=l'infallibilità della pena) fa sì che il colpevole possa rendersi conto di aver perduto quel bene che il delitto rimasto impunito gli avrebbe assicurato.
Considerazioni personali di Beccaria
Alla fine del brano, alla freddezza del procedimento logico della dimostrazione fanno seguito delle considerazioni personali dettate dalla coscienza e dalla sensibilità dell’autore.. Anche questo fa parte del Settecento in cui al mito della Ragioni si unisce la forza della sensibilità e della solidarietà che conduceva alla capacità di commuoversi per il male commesso nei confronti di altri uomini soprattutto di quelli più abbandonati dal potere. Addirittura, le ultime righe dell’estratto vanno oltre gli interessi della borghesia e dei ceti privilegiati a cui, essenzialmente, erano rivolte le idee illuministe, per farci intravedere una certa attenzione verso problematiche che gli utopisti francesi affronteranno durante la Rivoluzione. L’espressione “giocondo spettacolo” dell’ultima riga si riferisce alla ghigliottina. Nel Settecento, ogni esecuzione capitale era sempre accolta come uno spettacolo, spesso accompagnato e seguito da azioni turpi e Beccaria, ricorrendo a questa immagine, conclude il passo esprimendo tutto il suo sdegno nei confronti di una simile pratica che definisce messa in atto da una “fanatica moltitudine”.
Domande da interrogazione
- Qual è il concetto principale espresso da Beccaria riguardo alle pene?
- Come influisce la crudeltà delle pene sull'animo umano secondo Beccaria?
- Quali esempi storici e scientifici utilizza Beccaria per sostenere le sue argomentazioni?
- Qual è l'effetto dell'abitudine sulle pene secondo Beccaria?
- Quali sono le considerazioni personali di Beccaria alla fine del brano?
Beccaria sottolinea che l'infallibilità delle pene, ovvero la certezza della loro applicazione, è un deterrente più efficace dei delitti rispetto alla crudeltà delle pene stesse.
Beccaria afferma che la crudeltà delle pene indurisce gli animi umani, portandoli a commettere più delitti per sfuggire a pene severe, creando un equilibrio sanguinoso tra delitti e punizioni.
Beccaria cita periodi storici e paesi con pene atroci, dove si sono verificati crimini gravi, e utilizza il concetto scientifico dei vasi comunicanti per spiegare l'equilibrio tra delitti e pene.
Beccaria sostiene che l'abitudine attenua l'efficacia e il significato delle pene, rendendo meno spaventose pene che un tempo erano temute, come il supplizio della ruota.
Beccaria esprime sdegno verso le esecuzioni capitali viste come spettacoli, criticando la fanatica moltitudine che le accoglieva, e mostra sensibilità verso le ingiustizie subite dai più deboli.