Concetti Chiave
- Il trattato di Beccaria fu rivoluzionario, distinguendo per la prima volta delitto e peccato, con implicazioni laiche e religiose.
- L'opera suscitò reazioni forti, tanto da essere inserita nell'indice dei libri proibiti dalla Chiesa per le sue idee innovative.
- Beccaria sostiene che le leggi rappresentano la volontà generale, separando la sfera religiosa dallo Stato.
- Critica la pena di morte, vista come un fallimento dello Stato che non riesce a prevenire i crimini senza ricorrere all'eliminazione del cittadino.
- Beccaria argomenta contro l'interferenza statale nei diritti individuali, sottolineando la mancanza di legittimità della Chiesa e dello Stato nel disporre della vita umana.
Indice
L'Impatto del Trattato di Beccaria
Il trattato di Beccaria, che rispecchia i caratteri dell'illuminismo italiano, fece molto scalpore nell'Europa del tempo, tanto che l'autore fu convocato da personaggi di rilievo come Caterina II di Russia e Maria Teresa d'Asburgo. L'opera fece scalpore soprattutto nella Chiesa, tanto da essere inserita nell'indice dei libri proibiti.
Distinzione tra Delitto e Peccato
Creò questa reazione perché è la prima volta che si fa una distinzione fra delitto e peccato. Il delitto è esclusivamente laico e quindi non offende Dio, è importante perché se lo facesse avrebbe una gravità maggiore. Il peccato riguarda invece la norma religiosa, diversa dalle leggi dello Stato.
I suicidi per esempio non avevano diritto a una cerimonia funebre e non potevano essere seppelliti in terra consacrata perché avevano disprezzato la vita e quindi offeso Dio. Beccaria scinde la questione religiosa dallo Stato e afferma che un credente risponderà ai propri peccati dopo la morte, non prima. L'autore crede che le leggi siano la volontà generale. Nella visione cristiana l'uomo non è padrone della propria vita, non può uccidersi a causa della sacralità di questo dono divino; tuttavia lo Stato, la Chiesa sono padroni della vita degli uomini. Secondo quale principio?
La Pena di Morte e lo Stato
La pena di morte non è un diritto della stato ma è una guerra contro un cittadino che prevede la distruzione del cittadino, in quanto necessaria. Ciò sta a significare che lo Stato ha fallito, perché la sua unica opzione è quella di eliminare l'individuo, perché non ha altri mezzi, perché non ha messo l'individuo nelle condizioni che non lo spingessero ad agire in maniera estrema.