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studenti dislessia come aiutarliTrascurati, spesso lasciati in disparte, fin quando non arrivano a mollare gli studi. E' la difficile condizione in cui versano gli studenti con DSA (Disturbo Specifico dell'Apprendimento) in Italia, costretti a fare i conti con una realtà che ad oggi non offre soluzione alla loro problematica. Tra i banchi, infatti, potremmo dire che si naviga ancora a vista per quanto riguarda il trattamento ma soprattutto il tracciamento, di questi disturbi.

Nonostante infatti i DSA siano ufficialmente riconosciuti dalla legge 170 del 2010, ad oggi non disponiamo di una banca dati nazionale per i disturbi neuropsichiatrici. L'unica fonte valida è il MIM, che in base alle certificazioni scolastiche riesce a tracciare più o meno le dimensioni del fenomeno. In questo senso, l'ultimo focus disponibile – dal titolo 'I principali dati relativi agli alunni con DSA' – parla chiaro: nell'anno scolastico 2020/2021 si contavano 48.022 studenti con un DSA solo nella scuola primaria. Un numero che cresce negli ordini scolastici successivi: 107mila nella scuola secondaria di I grado, mentre alle superiori gli studenti che presentavano uno di questi disturbi erano 171.137.

Parliamo di studenti che soffrono di discalculia, dislessia, disgrafia o disortografia: per tutti loro l'esperienza scolastica può tramutarsi in un vero e proprio terno al lotto, con una didattica che spesso non riesce a rispondere alle loro esigenze. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Mariagrazia Benassi, Professoressa associata di Psicometria e Neuropsicologia all'università di Bologna. In oltre 20 anni di attività la docente ha raccolto centinaia di dati circa lo sviluppo di questi disturbi tra i banchi di scuola e li ha messi al servizio della collettività: la sua ricerca, infatti, è alla base di 'Develop-Players', una piattaforma videoludica che ha lo scopo di individuare, e tracciare, i DSA.

  • Qual è ad oggi la situazione nelle scuole italiane nell’ambito del riconoscimento dei DSA?
  • ”Ad oggi le scuole italiane sono molto attente al riconoscimento dei DSA e mettono in gioco molti sforzi da parte di docenti e dirigenti scolastici. Tuttavia, la maggior parte degli strumenti a disposizione sono obsoleti e anche le strategie didattiche messe in atto sono molto standardizzate e poco attente alle specificità dei singoli studenti. È per questo che noi abbiamo pensato a creare strumenti innovativi che aiutino i docenti a rendere le strategie didattiche più personalizzate.”

  • Quali tratti presenta lo studente con un DSA?
  • ”Ogni studente con DSA ha le proprie caratteristiche che lo rendono unico, come persona e anche nell’apprendimento. È vero che alcuni tratti sono in comune fra le diverse persone con disturbi dell’apprendimento ma quello che fa la differenza negli interventi di riabilitazione e anche nella didattica è riuscire a carpire le caratteristiche individuali. Ad esempio, è vero che ogni studente o studentessa che presenta dislessia evolutiva ha difficoltà nella lettura in termini di velocità e accuratezza, nonostante l’impegno e l’adeguato contesto in cui cresce non arriverà a leggere come i suoi coetanei. Ma è anche altrettanto vero che Marco che ha la dislessia evolutiva può avere anche difficoltà di memoria e attenzione mentre avere ottime competenze visive, mentre Elena con la stessa difficoltà può eccellere nella memoria e avere difficoltà solo nell’attenzione e nelle competenze visive. Queste competenze cognitive come attenzione, linguaggio, memoria, percezione visiva, capacità logiche sono alla bese dell’apprendimento e risultano cruciali nella definizione del percorso riabilitativo che può essere proposto dai clinici o nel piano didattico personalizzato che può essere proposto dai docenti.”

  • Secondo la sua esperienza decennale, quali sono stati (se ci sono stati) in generale i passi in avanti per il trattamento di questi disturbi tra i banchi di scuola?
  • ”I passi fatti nella scuola sono stati molti ma ancora c’è molto da fare. A partire dalla Legge 170 del 2010, quindi ormai molti anni fa, la scuola ha individuato procedure e modalità per riconoscere gli studenti con DSA e mettere in campo strategie utili all’apprendimento. Inoltre sono stati creati i Centri Territoriali di Supporto per le Tecnologie per le Disabilità (CTS) che operano sia per la formazione dei docenti che per la condivisione di procedure e strumenti tecnologici per migliorare la didattica dedicata agli studenti con difficoltà.

    A partire da questa legge inoltre la scuola è tenuta ad attuare un piano didattico personalizzato per ogni studente con difficoltà che per ogni insegnamento stabilisce come e con quali strumenti e strategie adottare per far sì che lo studente segua un percorso formativo adeguato alle sue caratteristiche, sia in termini di fragilità che di potenzialità. Anche la ricerca scientifica ha portato importanti scoperte nel campo sia del riconoscimento che del trattamento. Ad esempio la personalizzazione degli interventi e l’uso delle nuove tecnologie per il riconoscimento parte proprio da studi e ricerche in campo universitario (si può fare anche riferimento alle ricerche numerose portate avanti dal nostro team in collaborazione con l’Università di Bologna).

    Infine, anche grazie alle Associazioni sul territorio, come ad esempio l’Associazione Italiana Dislessia, l’aiuto diventa operativo anche per i genitori che possono trovare supporto e aiuto anche per aspetti pratici e interagire con la scuola in modo maggiormente consapevole rispetto alle relazioni con i docenti. Questi i passi compiuti nel passato. Le indicazioni per il futuro sono relative a ciò che viene percepito come ancora problematico da docenti, studenti e famiglie. In particolare, emerge la necessità di utilizzare strumenti non invasivi all’interno della scuola, che parlino il linguaggio dei ragazzi attraverso le nuove tecnologie e che consentano in breve tempo di riconoscere potenzialità e limiti di ognuno e quindi aiutino a pianificare le attività per la classe nella modalità più efficiente e veloce possibile.”

  • Quale atteggiamento dovrebbe avere un docente per garantire una piena integrazione degli alunni con DSA all’interno della classe?
  • ”Innanzitutto è importante sottolineare che ogni docente è lui o lei stessa consapevole delle proprie attitudini e capacità e deve partire da quelle per costruire una relazione positiva con i propri studenti. Tutto parte dalla relazione umana e non è sempre semplice per i docenti interfacciarsi con le difficoltà e peculiarità delle nuove generazioni. Il modo migliore che si può avere è mettersi in ascolto e creare spazi di condivisione che sempre più spesso a scuola non sembrano essere possibili. La condivisione e l’ascolto sono il punto di partenza, aiutano a comprendersi meglio e a lavorare su una base comune. A partire da qui il percorso consiste nel dare la possibilità di utilizzare e fare propri i linguaggi e gli strumenti basati sulle nuove tecnologie. Anche questo permetterà di migliorare la comunicazione e parlare un linguaggio comune, oltre a permettere agli studenti di diventare maggiormente consapevoli del proprio futuro.”

  • Gli attuali piani didattici personalizzati elaborati dalle scuole funzionano?
  • ”Purtroppo i piani didattici personalizzati spesso non funzionano perché sono utilizzati in modo standardizzato, senza aver la possibilità di intervenire sulle specificità dello studente. Questo non accade per cattiva volontà dei docenti ma perché, come dicevo all’inizio, i docenti hanno pochi strumenti per fare una analisi attenta delle caratteristiche cognitive e emotive di ogni studente e hanno anche pochi strumenti per implementare in modo semplice una didattica personalizzata. Develop-Players con Proffilo, uno strumento per scoprire le potenzialità cognitive di ogni studente, vuole proprio proporsi come strumento che permette una miglior definizione del PDP e in modo semplice dà indicazioni operative ai docenti utili nella pianificazione delle attività scolastiche quotidiane.”
     
    Data pubblicazione 9 Ottobre 2023, Ore 13:57 Data aggiornamento 9 Ottobre 2023, Ore 14:03
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