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lettera studentessa contro i docenti

La Maturità 2025 continua a raccogliere storie di studenti che denunciano il sistema scolastico. Stavolta non si tratta di proteste o di "scene mute" agli orali, bensì di una lettera sfogo da parte di una studentessa di Udine, che ha completato l’Esame di Stato ottenendo un brillantissimo 100, il massimo dei voti. 

"Non vedevo l’ora che arrivasse questo momento, poter dire ciò che penso e liberarmi dai pregiudizi e giudizi che voi mi avete associato", scrive nella sua lettera, pubblicata dal quotidiano locale "il NordEst"

Un traguardo, quello raggiunto da questa ragazza, che per molti sarebbe motivo di immensa gioia e festeggiamenti. Ma che per lei, invece, è stato il momento adatto per alzare la voce e raccontare un'esperienza scolastica fatta di dolore, incomprensioni e solitudine, culminata in uno sfogo potente.

Indice

  1. Lo sfogo contro i professori: "Non mi avete mai conosciuta"
  2. Un risultato finale frutto di fatica personale
  3. L'episodio chiave in terza superiore
  4. Nessuna risposta dai docenti

Lo sfogo contro i professori: "Non mi avete mai conosciuta"

Il cuore della lettera è un vero e proprio atto d'accusa verso i docenti e, più in generale, verso il sistema scolastico nel suo complesso.

La studentessa non si nasconde e attacca senza mezzi termini: "Non mi conoscete, non mi avete mai conosciuta e non vi è mai interessato farlo". 

Parole forti, che raccontano di anni di isolamento, di sentirsi trattata come "debole", ignorata e sminuita. Addirittura, la ragazza rivela di aver avuto bisogno di andare in terapia per "problemi che senza di voi non avrei mai avuto", rivolgendosi ai suoi professori. 

Un'invettiva pesante, che descrive un percorso scolastico costellato di notti insonni, attacchi di panico nei bagni della scuola e un'indifferenza che le ha lasciato cicatrici profonde.

"Ho sofferto in silenzio perché nessuno era disposto ad ascoltare", confessa, sottolineando come la paura di compromettere il suo percorso l'abbia quasi costretta a tacere.

Un risultato finale frutto di fatica personale

Il 100 ottenuto, quindi, non è solo un voto eccellente, ma il simbolo di una battaglia vinta da sola, senza alcun supporto esterno: "Ho dato tutto per ottenere dei risultati, ma li ho raggiunti con dolore e sacrifici", spiega. 

Quei voti, per lei, non sono dunque solo riconoscimenti, ma "la prova tangibile di quanta sofferenza ci sia dietro". La studentessa, in ogni caso, è riuscita a emergere "con dignità e fierezza", nonostante "i giudizi inopportuni e personali", gli "infondati attacchi personali" e i "voti usati come arma e non come strumento". Un messaggio di resilienza, il suo, da parte di una persona che ha trovato la forza in se stessa per superare le avversità.

L'episodio chiave in terza superiore

La 19enne, dopo la lettera, è stata intervistata per spiegare meglio le ragioni del suo sfogo, raccontando un episodio chiave avvenuto in terza superiore. 

Dopo un litigio con alcune compagne che l'avevano esclusa, un professore era intervenuto: "Eravamo tutte in lacrime, ma lui consolava solamente le altre e si rivolgeva a me facendomi domande insistenti, mentre io non riuscivo fisicamente neanche a parlare. Secondo lui, era tutta colpa mia". Da quel momento, è stata etichettata come "debole e problematica". 

Un altro episodio simile, sempre con lo stesso professore, l'ha vista piangere durante un laboratorio e sentirsi dire di "smetterla e di pensare a lavorare". Una mancanza di empatia, a detta della ragazza, che ha portato quei docenti a "vederla alla loro maniera". 

Persino agli orali di Maturità, ricorda, uno dei professori "non mi ha nemmeno salutata", né "rivolto la parola e neanche guardato in viso". E anche la dirigente, in precedenza, non era stata d'aiuto, sostenendo che "bisogna cercare di convivere pacificamente". 

Nessuna risposta dai docenti

La neodiplomata sperava che la sua lettera potesse "arrivare" anche ai suoi docenti: “Avevo mandato la bozza anche ai professori impegnati allo sportello d’ascolto ai quali mi ero rivolta pensando che li avrebbero coinvolti”. 

Ma, nonostante il suo tentativo di farsi sentire, da parte loro non è arrivata nessuna risposta: “Speravo in un riscontro ampio da parte dei docenti interessati, ma non è andata così”.

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