
Succede spesso che all'interno di una stessa classe ci siano individui più predisposti all'apprendimento, e qualcuno invece che ha bisogno di essere aiutato. E per permettere a questi studenti in difficoltà di raggiungere comunque gli obiettivi formativi prefissati dagli istituti scolastici, è nata la figura dell'insegnante di sostegno.
Si tratta di un vero e proprio faro nella notte per tutti quegli studenti che, affetti da disabilità motorie o psichiche, non riescono a partecipare pienamente alle attività didattiche. Ma lo scopo di questa professione nasconde finalità più alte: quelle di facilitare l'integrazione dello studente non solo all'interno della classe, ma anche nella società. Un compito non privo di ostacoli e difficoltà, e che richiede a chi lo svolge una certa vocazione.-
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La formazione di un insegnante di sostegno
Come ci spiega infatti Dimitrie Worms, docente di sostegno di scuola primaria con Laurea in Scienze della Formazione Primaria, quella dell'insegnante di sostegno è una vera e propria missione: “Garantire l'inclusione scolastica e accertarsi che ogni alunno raggiunga gli obiettivi prefissati dalla scuola secondo le proprie specificità”. E proprio per questo, il percorso formativo di un insegnante di sostegno prevede una preparazione specifica anche in ambito accademico.Dal momento che alla scuola primaria l'insegnante di sostegno è co-titolare della cattedra con il docente di ruolo, questo deve sicuramente possedere una formazione curriculare di base, e una formazione specifica sull'inclusione e sui Bisogni Educativi Speciali (BES). Il percorso più comune è quindi quello che associa alla laurea in Scienze della Formazione Primaria, il TFA che porta alla specializzazione nel sostegno.
Il ricorso alla MAD come arma a doppio-taglio
Un percorso formativo non da poco, ma necessario considerando la mansione che si andrà a ricoprire. Tuttavia, spesso e volentieri i docenti abilitati al sostegno sono irreperibili, e questo avviene per due motivi principali, come ci dice Dimitrie: “Il primo è che molti insegnanti in graduatoria sono stati già assegnati, ecco perché non rispondono alle chiamate delle scuole; quindi alla base c'è il mancato aggiornamento delle graduatorie"."Il secondo motivo, è che in molti casi i docenti scelgono la scuola per esigenze personali come la vicinanza alla famiglia ad esempio”. Il risultato che ne consegue è quello che obbliga le scuole a ricorrere alla famigerata MAD, che però non garantisce insegnanti “in regola”, poiché da normativa, chiunque può presentare la Messa a Disposizione in una scuola e così facendo “vengono assunte le persone più disparate. Persone magari più motivate, ma prive di preparazione pedagogica” rivela Dimitrie.
Insegnanti alla prova della pandemia
Più in generale, la scuola sembra aver perso il suo ruolo all'interno della società in seguito al periodo pandemico. E naturalmente, alla domanda su come è evoluta la situazione nelle scuole dopo lo scoppio della pandemia, Dimitrie, come molti suoi colleghi, non ha dubbi: “E' cambiata in peggio”. Se c'è qualcuno che uscirà con le ossa rotte dalla sfida del Covid19, sarà sicuramente la scuola, piegata dai pesanti oneri cui è stata sottoposta: “Si è perso di vista l'essere insegnanti per insegnare. Adesso l'insegnante è il sorvegliante Covid, la priorità purtroppo è quella di prevenire i contagi. Un danno enorme, specie ai bambini che sono quelli che iniziano il processo d'apprendimento che invece di apprendere sono stati annientati dalle angosce di genitori e docenti”.
Cosa succede quando l'insegnante di sostegno non è formato
Alla luce di quanto detto, è bene che un insegnante di sostegno si dimostri realmente preparato. In caso contrario potrebbe fare danni ancora maggiori rispetto a quelli del Covid. Dimitrie sa bene quanto la preparazione dell'insegnante riesca ad influire sull'alunno: “Se non si supporta l'allievo nel modo giusto si può incorrere in una depressione; questo perché gli alunni in difficoltà se ne rendono conto e si sentono inferiori rispetto ai compagni”. Da qui emerge un ulteriore dato che ci fa capire come senza empatia e passione, questa sia una professione vana: ”Questi ragazzi spesso vengono discriminati dai compagni, quindi è importante sostenerli anche nelle relazioni personali”.Ma chiaramente servono delle competenze per riuscire in questo arduo compito. Requisiti che però non si ottengono con gli studi accademici, ritenuti da Dimitrie ormai obsoleti: “Purtroppo torno a dire che anche chi ha un titolo di studi completo non necessariamente è formato, perché la formazione universitaria è solo teorica: con troppe poche ore di tirocinio”. Insomma, il lavoro diretto sul campo, come spesso accade, è più produttivo e arricchisce la formazione di carattere teorico.