
Si tratta di una misura valida per la prevenzione dei fenomeni di cyberbullismo, che punta prima di tutto a formare gli insegnanti rendendoli dei punti di riferimento nelle scuole. Un'idea nata da Elena Ferrara, ex senatrice, formatrice e madrina del progetto che ha raccolto l'adesione di numerose scuole in Piemonte, seguito da altre regioni italiane.
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Patentino per l'utilizzo degli smartphone: lo scopo educativo del progetto
Visto il successo della prima edizione, nel 2018 venne varata la Legge Regionale del Piemonte 2/2018 “ Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo” che estendeva l'iniziativa a tutte le scuole della Regione, includendola – tra le altre cose – nel catalogo delle attività di prevenzione della salute del servizio sanitario nazionale destinata alle scuole. Fin da subito la misura ha coinvolto le Asl locali così come anche la Polizia di Stato, attraverso una formazione integrata tra operatori socio-sanitari individuati dalle singole ASL e i referenti bullismo e cyberbullismo regionali e provinciali della Regione.L'Ufficio scolastico Regionale del Piemonte si è poi reso promotore della formazione dei docenti formatori di secondo livello in tutti i territori della Regione aderenti al progetto. Alla fine è nato - in ogni territorio - un gruppo di lavoro interistituzionale, sul modello di quello verbanese, con un ruolo di cabina di regia: organizzare il corso di formazione per docenti che poi intervengono nelle classi prime della secondaria di primo grado. Ma dire che lo scopo del progetto sia quello di limitare l'uso degli smartphone nelle aule sarebbe davvero riduttivo. Alla base dell'iniziativa c'è un obiettivo educativo che risiede nella constatazione che ”ogni nuova acquisizione di autonomia necessita di una consapevolezza dei rischi, della conoscenza delle modalità di utilizzo e della assunzione di una responsabilità personale”.
Come si articola il progetto
Spiegato in parole semplici, lo scopo è quello di far comprendere ai giovani studenti il valore delle regole, e i rischi derivanti da determinati comportamenti e azioni. La patente per gli smartphone si articola in diversi passaggi che coinvolgono diversi attori principali: dalle scuole alle famiglie, passando per le Asl locali. La prima fase – già anticipata – è quella della formazione dei gruppi di lavoro e dei docenti delle scuole referenti in materia di cyberbullismo, salute e inclusione.Si prosegue poi con un intervento didattico nelle scuole (supportato da kit didattici e da una metodologia partecipativa) che prevede tre moduli didattici di base (protezione dati personali, buoni stili di vita nell’uso dello smartphone, sexting e adescamento, cyberbullismo e eventuali altri temi ritenuti importanti per il gruppo classe). Alla fine ci sarà un test finale di verifica dell'acquisizione di competenze e la cerimonia di consegna dei “patentini”, consegnati da rappresentanti delle istituzioni (sindaci e amministratori, forze dell’ordine, rappresentanza dei servizi sanitari, ecc). Tutto ciò dovrà però poggiare sul cosiddetto “Patto genitori e figli”. Si tratta di un impegno di responsabilità sottoscritto da genitori e studenti, di cui la scuola è garante.
La prima parte è dedicata ai ragazzi dove vengono riportate tutte le attività da evitare mediante l'utilizzo di smartphone: ”Non userò la tecnologia per mentire, deridere o ingannare un altro essere umano..”; “ Non scriverò, in messaggi o mail, qualcosa che non direi di persona”; “ Non invierò e non chiederò foto intime... Sono consapevole che ciò potrebbe rovinare la mia vita in futuro”. La seconda parte si rivolge ai genitori che si impegnano a supportare il processo: ” Il miglior antivirus è il tuo cervello... mi impegno a non abbandonarti... se accadrà qualcosa che non saprai gestire, parlane... e insieme troveremo una soluzione”. Le scuole saranno i “sorveglianti” speciali di questo patto e avranno la facoltà di ritirare la patente per un certo numero di giorni, mentre le famiglie avranno – come ovvio che sia – la facoltà di sospendere l'utilizzo dello smartphone ai propri figli.