
In un periodo in cui gli studenti protestano contro il sistema di valutazione, si dibatte sul divieto dello smartphone in classe e sulle regole più restrittive sulla condotta, c'è un luogo in cui sta per approdare una nuova visione di scuola.
Una vera e propria rivoluzione scolastica sta per prendere il via a Piacenza, dove sorgerà la prima scuola 'novariana' in Italia. Questo innovativo istituto, basato sul metodo del pedagogista Daniele Novara, promette di stravolgere il tradizionale modello di insegnamento: niente voti, cellulari o lezioni frontali.
La scuola, che sarà una secondaria di primo grado, troverà spazio all'interno dell'Istituto delle suore Orsoline della città emiliana e sarà gestita dalla Fondazione Licei San Benedetto, una realtà paritaria con ben tre secoli di storia alle spalle.
L'obiettivo? Ribaltare il modello di scuola "gentiliana", ovvero quello adottato praticamente in tutti gli istituti d'Italia, a tutti i livelli, puntando invece su un approccio completamente nuovo all'apprendimento.
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La scuola secondo Novara: com'è e come funziona
Daniele Novara descrive la sua idea scolastica, in un’intervista a ‘La Repubblica’, come "una scuola che impiega un metodo maieutico, che va oltre il modello studio, interrogazione, voto". Secondo lui, questo impianto, rende la scuola "un ambiente difficile". Ma la scuola non è una gara e, al limite, l’apprendimento è "una gara con sé stessi", spiega il pedagogista.
Il baricentro si sposta dalle lezioni e dal docente ad attività in cui il centro diventano gli alunni. In pratica, si abbandona l'idea ottocentesca che la spiegazione sia il metodo più efficace per insegnare.
Novara fa presente che "nella realtà si apprende non per ripetizione ma attraverso l’elaborazione dei contenuti. Oltre al fatto che l’apprendimento non si manifesta nello stesso modo per tutti".
L'approccio parte dalla situazione stimolo: "Se devo studiare il romanico vado in una chiesa romanica, faccio in modo che le domande nascano da lì, mi interrogo sul perché sia buia, poi magari vado a cercare le risposte sul manuale se non le trovo altrove".
Questo permette, secondo il noto pedagogista, di apprendere molto di più e di superare il "mito dello studio fine a sé stesso", che Novara definisce "un mito, appunto, tutto italiano".
La formazione dei docenti
Un cambiamento così radicale richiede, naturalmente, una preparazione specifica per gli insegnanti. Novara ammette che a seguire il suo metodo sono "i giovani che hanno un cervello più plastico, chi ha alle spalle molti anni di scuola fatica di più".
Si tratta di un approccio in cui "si può avere la sensazione di perdere il controllo". Per questo, "useremo questo anno per formare gli insegnanti del San Benedetto a questo modello di scuola pedagogico".
Una sperimentazione che è possibile avviare in una scuola paritaria, spiega Novara, anche perché "nelle scuole statali gli insegnanti sono comprensibilmente gelosi della propria libertà". Tuttavia, sono "tanti i prof che già seguono il mio metodo".
Risultati positivi a Lecco
A quanto pare, secondo i primi risultati di altre sperimentazioni simili, il metodo funziona alla grande. Novara racconta con entusiasmo: "In particolare c’è un professionale a Lecco che da dieci anni utilizza il mio metodo con alunni che hanno un passato da studenti complicato. Alla fine, una volta usciti dalla Maturità, ci fanno tutti i complimenti. Il mio metodo funziona per tutti ma per i refrattari ancora di più".
Per quanto riguarda i voti, che la scuola italiana comunque prevede, Novara chiarisce: "Nel limite delle norme in corso si evitano. E comunque è prevista una valutazione evolutiva, ossia si guarda ai progressi non agli errori, che anzi diventano una possibilità".
Altri esperimenti: da Roma all'Europa
L'esperimento di Piacenza non è, comunque, un caso isolato. A Roma, per esempio, c'è il liceo Morgagni, dove la valutazione tradizionale appare "solo alla fine, in pagella" e quotidianamente gli studenti sviluppano competenze di autovalutazione attraverso il confronto con i compagni.
Questo istituto è stato monitorato scientificamente dall'università La Sapienza per analizzare gli effetti dell'eliminazione del voto. Il modello ha ispirato anche altre istituzioni in Italia, come il liceo scientifico Copernico-Luxemburg di Torino, il liceo classico Romagnosi di Parma, il Marco Polo di Firenze, il liceo scientifico Bottoni di Milano e il Volta di Piacenza, che hanno introdotto approcci simili.
In contemporanea, si stanno diffondendo gli EAS (Episodi di Apprendimento Situato), una metodologia basata sul microlearning e su "porzioni di attività didattiche da realizzare in brevi unità di tempo", già introdotta con successo da oltre un decennio.
Ma l'Italia non è sola in questa direzione: anche in Europa esistono paradigmi consolidati di valutazione alternativa. In Finlandia, ad esempio, non ci sono né voti né bocciature fino ai 13 anni, privilegiando un sistema basato sul benessere mentale e fisico degli studenti.
Anche la Svezia applica principi simili, con l'eliminazione della valutazione numerica fino ai 12 anni e già dal lontano 1968 non prevede prove finali alle superiori.