Matteo Bortone
Autore
Recita Natale scuola San Giorgio Cremona

Una nuova polemica legata al periodo natalizio arriva dalla scuola materna San Giorgio, a Cremona, contestata per aver celebrato l’arrivo delle festività con un testo sui valori, senza però pronunciare mai la parola "Natale"

In un mondo dove le parole pesano come macigni, la scelta di omettere il riferimento religioso e tradizionale, ha trasformato un momento di festa in un vero e proprio campo di battaglia politico.

Da una parte, ci sono i Consiglieri comunali del centrodestra che gridano alla censura ideologica e alla perdita delle nostre radici culturali. Dall'altra, c'è chi difende il lavoro degli educatori parlando di polemiche costruite sul nulla. 

La domanda che rimbalza sempre di più tra i banchi e sui social, intato, è soprattutto una: è giusto rendere il Natale neutro per essere più inclusivi o si sta esagerando con il politicamente corretto?

Indice

  1. Come nasce la polemica
  2. Le critiche dei consiglieri
  3. La replica del sindaco
  4. I casi precedenti

Come nasce la polemica

Tutto nasce dalla segnalazione riguardante la tradizionale recita dei piccoli alunni. Secondo quanto riportato, la scuola avrebbe scelto di presentare un testo incentrato sui valori, evitando però accuratamente di nominare il Natale.

Il termine sarebbe stato sostituito dal più generico “feste” anche nei messaggi di auguri inviati alle famiglie. La motivazione alla base di questa scelta sarebbe stata la necessità di “non urtare la sensibilità di nessuno”.

Un approccio che ha immediatamente sollevato dubbi sulla gestione dell'offerta formativa e sulla volontà di nascondere la dimensione storica di una festività che, di fatto, invade già le piazze e le strade della città.

Le critiche dei consiglieri

I Consiglieri comunali di centrodestra, che sono all’opposizione nella città lombarda, sono passati all'attacco definendo la situazione inaccettabile. Per l'opposizione, si tratta di una presa di posizione che nega un patrimonio condiviso.

Così, in un'interrogazione ufficiale presentata al Comune, hanno dichiarato: “Una decisione che ci preoccupa molto perché siamo di fronte ad una scelta ideologica imposta, o comunque pedagogicamente discutibile, che rinuncia preventivamente alla dimensione culturale e storica di una festività che ogni bambino già vive nelle strade e nelle piazze della nostra città. Evitare di parlare di Natale per timore di offendere qualcuno significa attribuire a questa tradizione un valore divisivo che non ha mai avuto. Il Natale, per i valori di pace e fratellanza che porta con sé, è un patrimonio condiviso da tutti: credenti e non credenti”.

I Consiglieri, per questo, hanno chiesto un confronto urgente con la dirigente e i rappresentanti dei genitori, per chiarire la posizione della scuola.

La replica del sindaco

Non si è fatta attendere la risposta del sindaco di Cremona, Andrea Virgilio, che ha smentito categoricamente la "cancellazione" della ricorrenza, postando sui social la lettera d'invito ai genitori che recitava testualmente: “Vi aspettiamo alle 15,30 per la festa di Natale”.

Il Primo cittadino ha accusato le minoranze di creare inutile rumore mediatico, difendendo il lavoro delle educatrici e la presenza nella scuola di un presepe e di un albero di Natale.

Virgilio ha dichiarato: “La festa propone valori pienamente coerenti con la ricorrenza, altro che Natale cancellato. Allora, con rispetto istituzionale ma anche con un filo di ironia, dico che quando si costruiscono polemiche su fatti che non esistono non si fa opposizione, si fa rumore. E nel rumore finiscono per essere trascinate ingiustamente scuole, educatrici, famiglie. C'è poi un tema che mi sta a cuore: la credibilità. È un bene prezioso nella discussione pubblica, perché rende possibile un confronto utile e serio. Vicende come questa, costruite dal nulla e poi smentite dai fatti, non aiutano la credibilità di chi le alimenta”. 

Infine, il Sindaco ha concluso: “E c'è anche un'altra cosa che dispiace: queste ricostruzioni, una volta lanciate, diventano carburante per il solito seguito di odiatori da tastiera. Persone che non conoscono la scuola, non conoscono le educatrici, non conoscono le famiglie… ma si sentono autorizzate a giudicare, insultare, insinuare. È un meccanismo che avvelena il clima e colpisce chi lavora ogni giorno con serietà, spesso nel silenzio. Su questo serve più responsabilità: le parole hanno conseguenze”.

I casi precedenti

Non è la prima volta, anche quest'anno, che polemiche di questo genere scuotono il clima delle festività natalizie. Un caso analogo è scoppiato qualche giorno fa in una scuola primaria della Toscana, dove le insegnanti hanno proposto agli alunni una versione modificata della celebre canzone natalizia “Jingle Bells”, che eliminava ogni riferimento religioso. La motivazione? Tutelare la laicità dell’istituto, ma che molti genitori hanno visto come una forzatura.

Un altro caso simile, poi, è successo in una scuola elementare di Reggio Emilia, che ha rimosso la parola “Gesù” dai testi delle canzoni natalizie previste per la recita dei bambini. Anche qui il motivo è stato quello di non offendere le altre religioni, provocando allo stesso modo reazioni molto dure.

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