
La scuola in estate per recuperare un inverno passato tra le mura di casa: sembra proprio quel tipo di scuola che i ragazzi sognano e che... gli adulti sognavano da ragazzi. Basterà a convincere studenti e docenti a lasciare da parte le vacanze per rincontrarsi nei corridoi degli istituti? Non solo corridoi, per la verità: musei, teatri, laboratori per attività culturali, scientifiche, artistiche, musicali e sportive.
Dimentichiamo però la didattica dei libri, per quella dovrebbe essere bastata la Dad e si concluderà entro la prima decade di giugno più o meno ovunque. Come ribadito anche dal Sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso un paio di settimane fa. Dopodiché, su base volontaria, le attività continueranno da giugno sino a settembre, secondo ciò che deciderà ogni istituto. Il Ministero dell’Istruzione ha pronti il piano e le risorse per farlo partire: complessivamente 510 milioni di euro, gran parte dei quali saranno impiegati nelle zone del Mezzogiorno, considerate più “in difficoltà”.
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Scuola in estate: le tre fasi del piano del MI
Se la didattica (compiti, spiegazioni, verifiche, etc), come detto, si fermerà con la conclusione dell’anno scolastico previsto dal calendario scolastico regionale, allo stesso tempo le attività estive non saranno focalizzate sul recupero degli apprendimenti di chi è stato traballante durante l’anno. Gli alunni con il “debito” potranno usufruire di percorsi già previsti: le attività estive sono invece un extra che si baserà soprattutto sul contributo di educatori e realtà del terzo settore. I docenti in cattedra fino a giugno, infatti, potranno aderire anche loro su base volontaria. Lo scopo, quindi, sarebbe quello di dare nuovamente agli studenti la possibilità di riunirsi per rinforzare le loro conoscenze e accrescere insieme quegli interessi e quelle passioni che la Dad non ha messo in stand-by.Ma, concretamente, cosa prevede il piano in arrivo dal MI? Potenziamento degli apprendimenti, attività laboratoriali e studio di gruppo. E poi socializzazione e attività culturali, artistiche e sportive: laboratori di educazione motoria, musica, arte, scrittura creativa, educazione alla cittadinanza. Si cercherà, inoltre, di aiutare i ragazzi a crescere nelle competenze scientifiche e digitali attraverso corsi di coding, media education o robotica. Via libera anche a spazi alternativi alla scuola come teatri, cinema, musei, biblioteche, parchi e centri sportivi. Per poi pensare al nuovo anno scolastico, con esperienze di accompagnamento al back to school.
Come spiega il ministero, si articolerà in 3 fasi:
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Scuola in estate, quanto costerà?
I fondi a disposizione, come detto, corrispondono a una quota complessiva di 510 milioni. Di questi, 150 milioni provengono dal Decreto Sostegni e andranno direttamente alle istituzioni scolastiche, sulla base alla popolazione studentesca, tramite decreto ministeriale: si tratta di circa 18 mila euro a scuola. Altri 320 milioni arrivano dai Pon (programmi operativi nazionali), risorse europee utilizzabili soprattutto nelle aree con maggiori disuguaglianze economiche e sociali, finalizzati al recupero delle povertà educative. Le risorse saranno perciò destinate per il 70% alle regioni del Sud, individuate come quelle in maggior difficoltà; per il 10% andranno alle regioni del Centro e per il 20% a quelle nord Italia; per finire ci sono ulteriori 40 milioni attinti dal Fondo per l’ampliamento dell’offerta formativa e il contrasto della povertà educativa. Questi fondi saranno assegnati alle Istituzioni scolastiche in funzione delle tipologie di progetti da attivare, sarà possibile collaborare con il terzo settore e realizzare patti educativi di comunità. A questo punto, starà alle singole scuole e alla loro iniziativa, dopo un anno sicuramente non facile, allestire le attività che riterranno più opportune.
Bianchi: la scuola in estate per costruire un nuovo inizio
“La scuola non si è mai fermata durante tutta la pandemia. È rimasta sempre in contatto con le nostre ragazze e i nostri ragazzi”, sottolinea il Ministro Patrizio Bianchi. “L’emergenza sanitaria ha inevitabilmente accentuato problematiche preesistenti, ha evidenziato le diseguaglianze e accresciuto le fragilità. Per questo abbiamo voluto un Piano di accompagnamento, un ponte tra quest'anno e il prossimo, un'occasione che consenta a bambini e ragazzi di rafforzare gli apprendimenti e recuperare la socialità”.Prosegue il Ministro: “Utilizzeremo questo periodo estivo per costruire un nuovo inizio. Riporteremo la scuola al centro della comunità, creando spazi di potenziamento delle competenze e di recupero delle relazioni. Stiamo lavorando insieme ai territori, alle associazioni, promuovendo i Patti educativi di comunità. Stiamo attivando un percorso di trasformazione ed evoluzione del nostro sistema di Istruzione, per dare vita ad una scuola più accogliente, inclusiva, basata su apprendimenti personalizzati, parte integrante del tessuto sociale e territoriale. Una scuola ‘affettuosa’, che sappia stare al fianco dei nostri bambini e ragazzi, che, partendo dai più fragili, sia punto di riferimento per tutta la comunità e le famiglie”.
Scuola in estate, l’idea piace a tutti (o quasi)
Secondo una recente ricerca condotta dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini, ben 7 italiani su 10 si sono detti d’accordo con l’idea di tenere aperti gli istituti oltre la fine ufficiale dell’anno scolastico. Dunque, le intenzioni del governo sono condivise, forse perché la finalità più importante è stata individuata da gran parte degli intervistati nel dare agli studenti la possibilità di tornare a socializzare e a riprendere le attività extra-scolastiche interrotte con la pandemia. L’iniziativa è apprezzata soprattutto da chi fa parte del Terzo Settore (associazioni di volontariato, imprese sociali, ecc.), tra cui si arriva all’81% dei consensi. Buona quota di favorevoli anche tra i genitori: è il 60% ad accogliere positivamente l’ipotesi, anche se la possibilità della scuola in estate raccoglie più successo nelle regioni settentrionali che in quelle del Sud. Paradossalmente (o forse no?) più scettici appaiono proprio i docenti: tra loro i favorevoli sono solo il 45% del campione.