
La scuola italiana si prepara a una svolta sul fronte della disciplina: con l’approvazione alla Camera dei Deputati del nuovo disegno di legge, la stretta sul comportamento diventa realtà. Bocciature con il 5 in condotta, anche alle scuole medie, e debiti formativi per chi raggiunge solo la sufficienza, ma non solo.
Si passa anche per le sospensioni da scontare in modo diverso, tramite lavori socialmente utili o permanenze a scuola. E ancora novità anche sul fronte Maturità, con riduzioni del credito scolastico per chi non raggiunge il 9 in condotta. Non mancano le conseguenze per chi aggredisce i docenti, con multe fino a 10mila euro.Insomma, un cambiamento importante, voluto dal ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che mira a rafforzare le regole nelle aule scolastiche. Ma per le associazioni studentesche si tratta di una “svolta autoritaria” e di un “ulteriore strumento repressivo nelle nostre scuole”.
Gli studenti contro la riforma del voto in condotta
Le nuove norme sul voto in condotta non hanno messo d’accordo tutti. Ad alzare la voce sono anche gli studenti, coadiuvati da 'Rete della Conoscenza', che si sono scagliati contro la riforma fortemente voluta dallo stesso ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.
“Come denunciamo da mesi, questa riforma mira a rafforzare una cultura autoritaria e punitiva”, afferma Tommaso Martelli, coordinatore nazionale Unione Degli Studenti. “La possibilità di bocciare o rimandare anche per violazioni del regolamento rende ora il voto in condotta qualcosa che può essere usato come ulteriore strumento repressivo nelle nostre scuole, soprattutto considerando l’ampia discrezionalità di questa valutazione”.
La svolta autoritaria che mina il dissenso
Una delle maggiori criticità che emerge dalla riforma, per gli studenti, è infatti proprio l’intenzione di voler imprimere una svolta autoritaria al reparto scuola. E questo, di riflesso, limiterà le possibilità di esprimere dissenso da parte degli alunni, visto il maggiore impatto del voto in condotta.
Così Francesco Valentini, responsabile della comunicazione dell’UDS: “Crediamo che nella scuola bisogni piuttosto immaginare nuovi strumenti didattici e valutativi che scardinino la gerarchia tra insegnante e studente per creare un clima di maggiore serenità e confronto e per renderci partecipi del processo valutativo e restituendoci un reale feedback”.
“Pensiamo che ogni forma di punizione, soprattutto quelle che implicano un allontanamento dalla comunità scolastica, non rappresentino una misura formativa, ma anzi che vadano a creare l’effetto opposto, discriminando sempre chi evidentemente vive già una condizione di malessere e che quindi necessiterebbe di un percorso che passi attraverso la collettività, non l’esclusione”, conclude Martelli.