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Classe vuota

A Roma, la tensione attorno al liceo Righi non accenna a spegnersi. Tre i raid andati in scena in pochi giorni, con lanci di bottiglie, cori fascisti, minacce di morte urlate contro gli studenti. 

L’ultimo tentativo, andato in scena martedì 4 novembre, ha visto un gruppo composto da una decina di giovani di estrema destra cercare di introdursi nell’edificio passando dai corridoi che lo collegano al vicino liceo Tasso. 

È stato un assalto in piena regola, che ha visto anche l’intervento tempestivo della polizia. E ora la Digos indaga, setacciando video, post e telecamere per dare un nome e un volto agli aggressori.

Indice

  1. Corridoi blindati e paura tra i banchi
  2. L’allarme del preside: "Danni gravi alla comunità scolastica"

Corridoi blindati e paura tra i banchi

Il blitz è solo l’ultimo episodio di una serie che ha gettato un’ombra cupa sull’occupazione del Righi, iniziata lo scorso 22 ottobre. La scuola romana, tra Porta Pia e Via Veneto, è così diventata suo malgrado il teatro di un confronto che trascende i muri scolastici.

Bottiglie di vetro, slogan nostalgici del Ventennio, minacce dirette agli studenti: un copione inquietante che richiama pagine che si speravano archiviate ma che di tanto in tanto, a intervalli regolari, tornano a farsi leggere.

La paura di nuovi attacchi è concreta. Lunedì gli studenti erano riusciti a respingere l’assalto, martedì sono dovute intervenire sette volanti. La sensazione è che basti una scintilla perché la situazione degeneri in scontro fisico tra occupanti e militanti neofascisti. 

L’allarme del preside: "Danni gravi alla comunità scolastica"

Il preside del Righi, Giovanni Cogliandro, come riportato da ‘La Repubblica’, ha chiesto alle forze dell’ordine di mantenere alta la vigilanza: “Mi sono sincerato che si mantenga l’attenzione sul nostro plesso, alla luce della violenza vista nei video”.

Parole che arrivano mentre anche la politica accende i riflettori sul tema: i senatori del Partito Democratico Cecilia D’Elia, Filippo Sensi e Andrea Casu hanno presentato interrogazioni parlamentari chiedendo al governo di non “far finta di non vedere”.

Nel frattempo, dentro la scuola, il Consiglio d’istituto si è riunito per discutere la fine dell’occupazione. Il tono è stato acceso e il confronto serrato. Nella consapevolezza cjhe si è di fronte a un problema che non è solo di ordine pubblico ma di convivenza civile.

“Il protrarsi dell’occupazione”, ha detto Cogliandro, “sta creando danni gravi alla comunità scolastica e in particolare agli studenti più fragili. Il fatto che pochi occupanti non si mostrino sensibili a un problema simile inquieta come insegnanti e cittadini”.

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