
Le ragazze sarebbero abituate ad obbedire fin da bambine e per questo si adatterebbero più facilmente al modello scolastico italiano che lascia poco spazio alla creatività. Insomma, le studentesse sono più brave a scuola dei loro coetanei di sesso opposto perché penserebbero di meno. Questa la tesi della professoressa Gabriella Seveso dell’Università Milano Bicocca, intervistata dal Corriere.it.
RAGAZZE PIÙ BRAVE - Secondo la prof, docente di Storia della Pedagogia nella nota università lombarda, è innegabile che le studentesse siano migliori dietro i banchi rispetto ai compagni maschietti. Questo non significa che non ci siano anche studenti bravissimi, ma che la tendenza dominante premia a scuola il gentil sesso. Le studentesse, insomma, sin dalla tenera età danno del filo da torcere agli studenti, aggiudicandosi nella maggior parte dei casi il primato di voti e pagelle.
DONNE NON ABITUATE A PENSARE? - E’ sempre la prof Seveso a dichiarare che in questa situazione non gioca un ruolo determinante la creatività. A scuola, infatti, gli insegnanti sono orientati a premiare diligenza e passività, rispetto all’estro della genialità. Insomma imparare la pappardella a memoria senza porsi domande e mostrarsi silenziosi ed educati vale molto di più rispetto a contrastare la tesi dominante e a manifestare un approccio creativo all’apprendimento. Tuttavia in difesa delle ragazze la docente ha anche affermato che l’atteggiamento a scuola dipende da un’abitudine acquisita negli anni, ad un modello educativo e comportamentale imposto alle donne sin dalla tenera età.
LA PERCEZIONE DI SE STESSI FA LA DIFFERENZA - Ma la docente afferma anche che il primato delle studentesse dipende anche da un altro parametro: “Le ragazze sono impegnate, diligenti, hanno una percezione di sé diversa da quella degli studenti”. Secondo queste parole le studentesse finirebbero con l’essere maggiormente meritevoli rispetto ai maschi, anche perché pensano che impegnarsi a scuola significhi preparare la strada per un successo dal punto di vista della carriera lavorativa. Ben diverse le valutazioni degli studenti che, nella maggior parte dei casi, non badano alle possibili conseguenze di un iter scolastico disastroso, concependo il lavoro come un mondo a parte e per nulla condizionato dalle pagelle della scuole media o del liceo.
Margherita Paolini