ImmaFer
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Appunti nel cestino

Un video, pochi secondi, ma tanta riflessione. È quello pubblicato recentemente dal docente e creator @zambongiulio, che ritrae degli appunti su Dante gettati nel cestino della spazzatura di una scuola.

Nella descrizione del video si legge: “È colpa nostra. Scusateci, studenti amati. Dove stiamo sbagliando?”. Una domanda che ha acceso immediatamente il dibattito sui social, raccogliendo commenti di studenti, ex studenti e insegnanti sulle difficoltà che fronteggia la scuola al giorno d'oggi. 

Indice

  1. La scuola: troppa teoria e poca realtà
  2. L'incapacità di accendere la passione
  3. Un fronte comune: le esperienze degli ex studenti
  4. Un quesito senza risposta? 

La scuola: troppa teoria e poca realtà

Il video ha scatenato una riflessione sul ruolo dei docenti, ma soprattutto sulla capacità della scuola tutta di stare al passo con le esigenze degli studenti.

Tra i commenti, un ragazzo ha scritto: “Gli argomenti. A che mi serve sapere il numero delle terzine se non so come gestire le mie finanze, come farmi tutelare sul lavoro o come fare un mutuo? ‘Cultura’ va bene, e riguardo al vivere?”. Un’amara critica a un sistema scolastico considerato troppo teorico e lontano dalle esigenze concrete della vita quotidiana e del lavoro.

L'incapacità di accendere la passione

Altri utenti hanno condiviso sentimenti simili. Un commento particolarmente emblematico recita: “Questo esempio racchiude benissimo quello che ho sempre ritenuto essere il problema delle scuole superiori: una marea di dettagli inutili che devono essere imparati. Le terzine della Divina Commedia così come i rapporti di parentela di ogni imperatore del Basso Medioevo e via dicendo. Poi finisci la scuola dell’Inferno non ricordi nulla, e il Medioevo manco sai com’era girato. Secondo me in persone adolescenti devi accendere la miccia, incuriosire, raccontare il fascino delle materie. E invece, al posto di farmi visualizzare l’atmosfera immaginata da Dante, mi devi insegnare note tecniche relative alla struttura stilistica. Ma cosa potrà mai fregarmene?".

Un fronte comune: le esperienze degli ex studenti

Anche alcuni ex studenti hanno condiviso esperienze simili. Una ragazza racconta: “Dopo la maturità ho letteralmente bruciato gli appunti. Oggi non farei mai una cosa del genere, ma quegli anni sono stati bui, una prigione che ha soppresso il mio potenziale creativo. Mi sono chiusa come un riccio, studiavo e basta e non perché mi piacesse farlo, ma perché portare a casa bei voti era l’unica gratificazione che pensavo di poter avere. Insegniamo meno dettagli, apriamo le menti e diamo libero sfogo agli impulsi creativi dei ragazzi!”.

In tanti hanno sostenuto questa visione, sottolineando come la scuola dovrebbe consentire ai giovani di scoprire ciò che amano invece di imporre contenuti teorici ormai percepiti come distanti dalla realtà: “Sbagliamo nel costringere i giovani a studiare determinate cose invece di permettere loro di trovare ciò che amano”, scrive un commentatore.

Un quesito senza risposta? 

Il video di @zambingiulio ha così riacceso una discussione più ampia: quella di una scuola che deve trovare un equilibrio tra formazione culturale e preparazione alla vita pratica, tra nozioni teoriche e stimoli alla creatività. Una riflessione che invita insegnanti e famiglie a chiedersi se i programmi scolastici stiano davvero rispondendo alle esigenze dei ragazzi di oggi, futuri adulti in un mondo sempre più complesso.

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