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A differenza dello scorso anno, anche a causa dello scoppio della crisi afghana, la riapertura in presenza è stata accompagnata da poche voci critiche e da misure ministeriali quasi “fotocopia” di quelle adottate dall’ex ministra dell’istruzione Lucia Azzolina.
Tanto si è già detto su quest’ultime e sull’introduzione dell’obbligatorietà del Green pass per i docenti, per il personale scolastico e per i genitori che si recano a scuola, quindi meglio passare all’analisi di alcuni dati che ci fanno capire meglio l’impatto di quest’inizio e le sfide che ci attendono.
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Quanti sono i controlli giornalieri da effettuare?
Gli 8.100 dirigenti scolastici dovranno verificare giornalmente le certificazioni verdi di oltre 1,2 milioni di persone tra docenti, tecnici e amministrativi. Possiamo dire che in media ogni preside dovrà controllare 150 dipendenti, con rare punte fino a 500. Compito che però sarà facilitato dal Sistema Informativo dell’istruzione (Sidi) e dalla Piattaforma nazionale digital green certificate (Pndgc) dove comparirà in tempo reale l’elenco del personale identificato con accanto delle spunte verde o rossi, a seconda della presenza del certificato.Inoltre, secondo le misure vigenti, al quinto giorno di “spunta rossa” scatterà la sospensione dallo stipendio e dal servizio fino a quando non si accenderà la luce verde e si tornerà ad essere in regola.
Possibilità non tanto remota dato che, nonostante il 93% del personale scolastico abbia ricevuto almeno una dose di vaccino, restano in tanti coloro che rifiutano di vaccinarsi: già diversi i casi segnalati a Piacenza, Brescia, Bologna e Torino dove i presidi hanno dovuto chiamare i carabinieri dato il rifiuto di presentare il Green pass.
Quanti sono gli studenti vaccinati?
Alla vigilia del ritorno a scuola del 13 settembre, ben il 43,3% dei ragazzi tra i 12 e i 19 anni era già immunizzato mentre circa il 61,8% aveva ricevuto la prima dose. Un’adesione alla campagna vaccinale, come già sottolineato, molto massiccia, dato che questa fascia d’età ha potuto accedere alla vaccinazione solamente in estate.Complice di questi dati è sicuramente la voglia di ritornare quanto prima alla normalità e di evitare la “famigerata” didattica a distanza.
Se questo dato ci fa ben sperare per il ritorno in classe di oggi, dobbiamo anche ricordarci che rimane ancora una larga quota di studenti che non hanno fatto nemmeno una dose. A complicare ulteriormente la situazione è la diffusione della variante Delta molto più contagiosa tra i ragazzi (quasi un contagio su quattro riguarda i più giovani) che potrebbe far ritornare molte classi in Dad, considerando anche che gli under 12 non sono ancora vaccinabili. I giorni di quarantena variano però a seconda dello status: 10 per coloro che non hanno ricevuto dosi, 7 per i vaccinati.
Proprio per questo il piano predisposto dall’Istituto Superiore di Sanità prevede di fare uno screening mensile di circa 110.000 alunni attraverso l’utilizzo dei test salivari molecolari che, essendo meno invasivi dei normali tamponi, dovrebbero rendere più sicura la frequentazione delle scuole primarie e secondarie di primo grado.
La carenza di docenti e di personale scolastico è stata risolta?
Questa la classica domanda annuale a cui, purtroppo, la risposta resta negativa: i numerosi concorsi non sono riusciti a coprire tutte le 112.000 cattedre. Di queste, tra ritardi e graduatorie esaurite, ne risultano coperte solamente la metà. Si devono inoltre sommare anche le 5.000 cattedre di sostegno rimaste vuote tra le proteste dei vincitori di concorso non chiamati.I soldi che il ministero ha stanziato per assumere il personale scolastico sono ben 400 milioni che dovrebbero servire anche per sdoppiare le classi più numerose e coprire i posti vacanti dell’organico. Quello delle cattedre vuote non è un problema legato alla pandemia ma è un male storico che attanaglia il nostro Paese e che, guardando i dati degli ultimi cinque anni, continua a persistere a causa degli scarsi investimenti sull’istruzione.
A che punto siamo con le classi pollaio?
In merito a questo punto, nonostante le numerose promesse, nessun passo avanti è stato fatto: sono quasi 14.000 le classi composte da 27 fino ad un numero record di 40 alunni. Dato molto negativo che arriva da un’indagine condotta da Tuttoscuola e che viene confermato dai numerosi presidi italiani che devono fare i conti, non solo con le stringenti misure Covid, ma anche con edifici scolastici molto vecchi.Al primo anno delle superiori le classi pollaio sono il 15% del totale e il massimo affollamento si ha soprattutto nei licei. Le classi pollaio sono però presenti anche nelle scuole dell’infanzia, circa il 5% del totale. Ben poco sono quindi serviti i 270 milioni stanziati per gli affitti di ulteriori spazi per gli studenti.