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presidi preoccupati per la proroga dell'organico covid dopo il 31 marzoIl 31 marzo finirà lo Stato di Emergenza imposto dal Governo Conte II per far fronte all'emergenza sanitaria e che dura ormai da due anni pieni. Nel mondo della scuola c'è chi finalmente potrà rifiatare dopo due anni passati tra intoppi organizzativi e lezioni sospese, ma c'è anche chi teme per il proprio posto di lavoro.

Sì perché insieme alla fine dello Stato d'Emergenza sono legati i contratti per il personale aggiuntivo nelle scuole: il cosiddetto organico Covid. Anche se le due situazioni non sono strettamente vincolate. Certo è che, con la cessazione dell'Emergenza, per garantire il mantenimento del posto di lavoro al personale aggiuntivo, almeno fino a giugno, il Governo dovrà stanziare altre risorse. Una problematica che ha già messo in allarme scuole e dirigenti scolastici, preoccupati, a poco più di due mesi dal termine della scuola, di dover rimettere mano all'organizzazione interna degli istituti.

Senza organico Covid scuole di nuovo nel caos: parola dei presidi

E' di questo che abbiamo parlato con Cristina Costarelli, Preside del Liceo “Newton” di Roma e Presidente ANP del Lazio. Secondo la dirigente scolastica, la mancata proroga dell'organico Covid significherebbe chiedere l'ennesimo sforzo organizzativo alle scuole. Questo essenzialmente per due motivi: “La prima incognita è legata all'organico Covid. Questo personale, composto da ATA, collaboratori scolastici, tecnici di laboratorio e docenti non ha garanzia che il contratto gli venga prorogato. Questa è una grande preoccupazione perché concretamente significa che ogni scuola rischia di perdere in media otto o nove collaboratori scolastici e altrettanti docenti di supporto in svariate, numerose ed utilissime forme: come la sostituzione di docenti assenti e attività di recupero e potenziamento” dice la Presidente ANP del Lazio.

Importante però è anche il ruolo dei collaboratori scolastici, il cuore pulsante degli istituti scolastici: “I collaboratori sono altrettanto necessari per l'apertura delle scuole, la pulizia, igienizzazione: tutte attività che non scompariranno con la fine dello Stato d'Emergenza”. Ma soprattutto, ed è questo il fulcro del primo punto lamentato dalla preside, il rischio è di creare nuovo caos nelle scuole che “ormai si sono organizzate contando su questo personale”.

I dubbi sugli scaglioni orari

In secondo luogo, un altro aspetto che preoccupa non poco i dirigenti scolastici è quello legato agli scaglioni orari: “Da agosto dello scorso anno, i presidi hanno chiesto che si andasse verso un solo scaglione, ma questo non è avvenuto. Così nel Lazio tutti si sono orientati con ordinanze prefettizie che prevedevano due scaglioni orari. Immaginare che da aprile gli scaglioni vengano eliminati, vorrebbe dire dover rifare l'intero orario scolastico. E farlo per meno di due mesi, richiederebbe uno sforzo organizzativo che le scuole non riescono più a sostenere”.

Alcune voci informali dicono che una soluzione potrebbe essere quella di lasciare piena libertà alle scuole, ma ciò non convince la Presidente Costarelli: “Anche questo ci preoccupa, perché poi una diversa organizzazione tra le scuole potrebbe creare delle perplessità. Perché le scuole che riescono in qualche modo a portare tutti su unico turno verranno viste come le scuole più efficaci mentre quelle che non hanno le condizioni per poterlo fare saranno viste come meno propense al cambiamento”. La richiesta dei presidi è pertanto semplice: “L'auspicio è che tutto rimanga così, anche perché tra Pasqua e altre festività, si tratta di poco più di un mese di scuola”conclude la preside del Newton.