
Fonte: Piera Ceci - Radio 24
L’emergenza sanitaria da Covid-19 non si è ancora arrestata e il Governo continua a studiare strategie e misure restrittive vincenti per contrastare la diffusione del virus.
Ad essere colpito sempre di più è il mondo scuola: dopo il ritorno tra i banchi di scuola, il Governo e alcune Regioni hanno deciso di fare un passo indietro ristabilendo la didattica a distanza protagonista indiscussa durante il primo lockdown. Ma gli studenti hanno voglia di tornare in classe e un gruppetto del Liceo scientifico Vittorio Veneto di Milano ha deciso di seguire le lezioni per terra di fronte all’istituto. Ecco le loro motivazioni.
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Studenti in protesta: la DaD toglie la motivazione e non forma i cittadini
“Non crediamo in misure generalizzate per tutti dal momento che per mesi e mesi la nostra scuola si è preparata per affrontare una didattica mista, per affrontare l’emergenza coronavirus e una seconda andata”. Dice così Giacomo Lanzi, studente del Collettivo VV e membro del Consiglio d’istituto, a Piera Ceci, giornalista di Radio 24. Lui e i suoi colleghi questa mattina si sono recati sotto il loro liceo per affrontare la giornata scolastica per terra e con un computer di fronte per seguire le video lezioni. Non è una stravagante forma di fare lezione ma una vera e propria protesta: sì, c’è chi chiede di far silenzio perché è nel bel mezzo di un’interrogazione, chi parla piano per ascoltare il docente dall’altra parte dello schermo e chi ascolta seduto comodamente su un cuscino ma la loro presenza sta a significare la volontà di ritornare tra i banchi di scuola e recuperare la normalità persa a causa dell’emergenza. Nel corso dell’intervista, Giacomo ha raccontato a Radio24 che la delusione avuta dopo la scelta di chiudere nuovamente tutto “senza mezzi misure”. Cosa non va bene nella didattica a distanza? “Non ci piace perché per quanto sia possibile studiare e seguire le lezioni, non forma dei cittadini. Senza l’ambiente sociale gli studenti perdono anche la motivazione nello studio e vivono la scuola in modo assolutamente negativo”. La speranza che qualcosa possa cambiare, però, non c’è: gli studenti - che questa mattina hanno anche affittato un generatore per alimentare i loro pc – sono consapevoli che il nuovo DPCM conterrà ulteriori misure restrittive. Oltre ai loro corpi per terra che sembrano delle “statue dolorose in un’istallazione che fa male”, gli studenti hanno anche realizzato uno striscione che dice “Non è scuola davanti a uno schermo”.
Fonte: Piera Ceci - Radio 24