
Il testo in questione, però, essendo particolarmente vago sulla sua applicabilità, ha generato non poche polemiche, soprattutto sollevate dagli studenti, che si stanno chiedendo se da ora le occupazioni studentesche potranno essere annoverate nei reati per i quali è applicabile questo specifico provvedimento.
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Le occupazioni studentesche possono essere assimilate ai rave?
Ad oggi nessuna norma si è occupata specificamente delle occupazioni scolastiche, e anzi, spesso non vengono perseguite, poiché i presidi scelgono di non sporgere denuncia.Dando però uno sguardo più attento alle leggi vigenti, ve ne sono due che si potrebbero applicare in caso di occupazione, ovvero quella inerente all’interruzione di pubblico servizio, il che significa che quando la scuola viene occupata, non si permette a professori e personale scolastico di svolgere il proprio lavoro, e in quanto pubblici ufficiali, non si permette loro di svolgere del pubblico servizio.
Inoltre, anche la legge 633, inerente all’invasione di terreni o edifici, viene spesso citata proprio quando si parla di occupazioni studentesche, in quanto riguarda “Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto”. Ma spesso è a discrezione dei giudici stabile se questo reato è stato perpetrato, in quanto gli studenti non sono estranei all'edificio scolastico, quindi in qualche sentenza questo particolare reato non è bastato per incriminare i ragazzi.
Tuttavia, il nuovo provvedimento può assimilare le occupazioni ai rave party per i quali quella norma è stata pensata?
Cosa dice la nuova norma contro i rave party
Il nuovo governo Meloni ha inserito nel codice penale l’articolo 434bis in risposta al rave party organizzato per Halloween nelle campagne modenesi, occupando uno stabile abbandonato, ma senza chiedere l’autorizzazione al proprietario, né alle forze dell’ordine.Per questo non solo i partecipanti sono stati sgomberati, ma per evitare eventi analoghi, è stato approvato in fretta e furia un nuovo provvedimento che recita: “L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.
Quindi, con l'introduzione di questa norma, tutti i raduni non autorizzati con più di cinquanta persone presenti, che si tengono in spazi pubblici o non di proprietà degli organizzatori o dei partecipanti, potrebbero essere legalmente perseguiti e fermati, nonché puniti.
Infatti, tale ordinamento prevede per gli organizzatori e i promotori dell’evento una pena che va dalla reclusione da 3 a 6 anni, a pene minori per chi si limita a partecipare.
In molti in queste ore contestano la natura vaga del nuovo provvedimento, facendo notare che qualsiasi manifestazione non autorizzata con più di 50 persone potrebbe configurare ora reato. Per questo il Ministero dell’Interno ha tenuto a precisare che la norma in realtà interesserà soltanto specifici eventi colpevoli di invasione arbitraria con gruppi numerosi tali da poter rappresentare un pericolo, quindi, secondo il Viminale “non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà”.
In queste ore nel dibattito pubblico non è mancato l’intervento dei rappresentati di Rete Studenti e Unione degli Studenti, che hanno evidenziato le criticità, incolpando per questo la fretta con la quale il testo è stato scritto, e auspicandone una revoca o almeno una revisione: “Il Governo non faccia l’errore di approvare un testo pericoloso solo per dare un segnale politico su sicurezza e restrizioni. C’è ancora tempo prima della conversione in legge definitiva per modificare il comma che contestiamo. Governo e Parlamento agiscano e evitino la limitazione delle libertà di manifestare e dissentire”.