
Non accenna a fermarsi la mobilitazione degli studenti nelle scuole italiane. Soprattutto in alcune città, come Roma o Firenze, tra nuove occupazioni, proteste politiche e atti vandalici, la tensione cresce dentro e fuori gli istituti.
Un movimento frammentato ma continuo, che intreccia rivendicazioni sociali, solidarietà internazionale e scontri interni, con episodi che alimentano un clima sempre più acceso.
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Occupazioni a catena nella Capitale
Nella settimana appena trascorsa, il numero di scuole occupate a Roma è salito ancora. Dopo il Rossellini e il Cavour, è stata la volta del Virgilio, del Manara, del Pilo Albertelli e del Tasso.
Studentesse e studenti hanno portato avanti le occupazioni con motivazioni differenti, ma spesso convergenti: la situazione in Palestina, la richiesta di spazi autogestiti, il rifiuto del modello scolastico attuale.
Al Virgilio, il collettivo autorganizzato ha annunciato l’occupazione nella notte scorsa, mentre al Pilo Albertelli l’inizio della protesta è stato scandito da fumogeni, striscioni e bandiere palestinesi. “Non è un gesto casuale, bensì necessario per la situazione geopolitica attuale”, hanno spiegato gli attivisti come riporta 'RomaToday'.
Le tensioni interne
Nel fine settimana, il collettivo politico del Tasso ha denunciato un episodio preoccupante: un gruppo di studenti legati a una lista ritenuta “neofascista” avrebbe imbrattato l’ingresso della scuola con scritte transfobiche contro gli occupanti e sottratto uno degli striscioni esposti sulla facciata dell’istituto.
Intanto, al liceo Morgagni l’occupazione è stata tentata ma non è andata a buon fine. Qui la situazione è degenerata in uno scontro tra studenti e professori. Secondo il collettivo Morgagni, un insegnante avrebbe strattonato e colpito uno studente nel tentativo di bloccare l’ingresso. La versione dei docenti è diametralmente opposta: “Siamo entrati pacificamente”, si legge in una nota pubblicata sul sito dell’istituto. E ancora: “Abbiamo trovato ambienti danneggiati, segni evidenti di un uso non rispettoso degli spazi comuni”.
Il caso Manara e le trattative con la dirigenza
Tra le scuole occupate, quella del liceo Manara è emersa come esempio di mediazione riuscita, almeno temporaneamente. Il dirigente ha informato la Polizia, che ha identificato numerosi studenti, e ha raggiunto un accordo con gli occupanti per liberare la scuola entro 24 ore, in cambio di tre giorni di assemblea permanente. “Qualora l’occupazione dovesse proseguire oltre il termine stabilito, mi vedrò costretto a integrare la denuncia”, ha precisato il preside.
Devastazione in una scuola di Firenze
Ma non tutte le occupazioni si sono concluse senza danni. A Firenze, all’Itis Meucci, la situazione è sfociata in un vero e proprio raid vandalico. Nella notte tra il 20 e il 21 ottobre, mentre alcuni studenti si trovavano ancora nell’edificio, ignoti sono entrati devastando la scuola. Estintori svuotati, banchi rovesciati, monitor distrutti, controsoffitti crollati e perfino un laboratorio allagato: è il bilancio drammatico lasciato dalla seconda notte di occupazione.
“Sembrava tutto tranquillo quando sono rientrata a casa”, ha raccontato la dirigente scolastica, come riporta 'Open'. “Poi il tremendo risveglio. Sono dispiaciuta”. L’occupazione si è trasformata in un disastro da decine di migliaia di euro di danni. Restano dubbi su eventuali responsabilità interne: se qualche studente abbia favorito l’ingresso dei vandali, al momento non è stato chiarito.
Allarme sicurezza anche al Galilei
Accanto al Meucci, all’istituto Galilei, un tentativo simile è stato sventato grazie all’intervento degli stessi studenti in occupazione, che hanno dato l’allarme intorno alle tre di notte. Anche qui ci sono stati danni, ma molto più contenuti. La Polizia ha fermato due ventenni, uno dei quali armato di tirapugni, non riconducibili ad alcun movimento politico o studentesco. Un altro episodio analogo era stato segnalato nei giorni precedenti all’istituto Marco Polo.