
Continua l’ondata di mobilitazioni nelle scuole italiane a sostegno della Palestina e della Global Sumud Flotilla. Dopo i cortei e gli scioperi generali della scorsa settimana, sono sempre di più gli istituti che decidono di autogestirsi o occupare gli edifici scolastici. Da Torino a Roma, gli studenti e le studentesse chiedono di “bloccare tutto”, per manifestare solidarietà alla popolazione di Gaza e per chiedere al governo italiano di interrompere gli accordi con Israele.
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Torino, otto nuovi istituti in mobilitazione
A Torino l’onda è partita la scorsa settimana e continua a crescere. Dopo le occupazioni di istituti come il Gioberti, il Primo e l’Einstein, altri otto licei si sono uniti alla protesta: il Berti, l’Alfieri, il D’Azeglio, il Regina Margherita, il Giulio, il Convitto nazionale, il Giordano Bruno e il Santorre di Santarosa.
Al liceo Berti, gli studenti si sono organizzati in diversi spazi della scuola per confrontarsi e discutere. In aula magna si è tenuto un incontro sul boicottaggio accademico, mentre in palestra si è parlato di femminismo. Ai piani superiori, un cineforum ha proiettato La strada dei Samouni, documentario del 2018 su una famiglia gazawi colpita da un attacco israeliano.
La dirigente scolastica, qui, ha scelto di sostenere l’iniziativa: "La scuola è anche casa dei ragazzi e questo è un modo per vivere la democrazia. Abbiamo voluto dare loro modo di esprimersi perché vivono in questo mondo con tutto ciò che accade", come riporta 'La Stampa'. Su circa 1.500 studenti, oltre 1.000 hanno partecipato alla mobilitazione.
Assemblee e occupazioni condivise
In città e provincia, molte scuole stanno proseguendo con autogestioni e assemblee che dureranno diversi giorni. Al Regina Margherita e al Carlo Ignazio Giulio, circa 300 studenti hanno occupato il cortile comune per un’assemblea straordinaria. La preside ha concesso ulteriori spazi interni “purché la protesta resti civile e democratica”.
Il collettivo del Regina Margherita, ha dichiarato: "La manifestazione e la resistenza sociale sono strumenti per cambiare effettivamente le cose. Dove non arrivano le istituzioni arrivano i cittadini". Anche una studentessa dello stesso istituto, aggiunge: "La scuola dovrebbe insegnare a fare politica, perché poi ti trovi in un mondo in cui tutto è politica".
Laboratori e solidarietà concreta
Al liceo Alfieri, in corso Dante, oltre 450 studenti hanno preso parte alle attività della mobilitazione, tra cui un laboratorio di cucina palestinese e incontri di approfondimento. Parallelamente, sono partite raccolte fondi per sostenere organizzazioni umanitarie e famiglie di Gaza. "Non ce l’abbiamo con la comunità scolastica – spiega una studentessa all’ultimo anno –. L’occupazione non è contro la nostra scuola".
Roma, il testimone passa ad altri istituti
Anche nella Capitale la protesta prosegue. Dopo le occupazioni al Rossellini, al Cavour e al Socrate, ora liberati, gli studenti romani hanno esteso la mobilitazione ad altre scuole.
Lunedì 6 ottobre, infatti, sono stati occupati due nuovi istituti: il Kant di piazza Zambeccari e il Tullio Levi-Civita di via Torre Annunziata. Nel pomeriggio si è aggiunto anche il Plinio Seniore.
Davanti al Kant, fumogeni e bandiere della Palestina hanno accompagnato l’esposizione di uno striscione con scritto “Kant okkupato”. "Il Kant sa da che parte stare", ha dichiarato il collettivo studentesco autorganizzato. Tra le prime iniziative, una cena sociale con dj set aperta al quartiere.
Al Levi-Civita, la mobilitazione è stata sostenuta dal collettivo Osa, vicino all’organizzazione Cambiare Rotta. In una nota, gli studenti spiegano: "La risposta della scuola arriva dopo il grande sciopero e le incredibili mobilitazioni della scorsa settimana. Blocchiamo tutto anche nelle scuole. Al fianco della resistenza palestinese. Gli studenti diffidano Meloni e Valditara, e chiedono al governo di rompere gli accordi con lo Stato di Israele. Non un soldo deve andare alla guerra, c’è bisogno di fondi per l’istruzione".