
L’intervista è stata condotta dal ‘Corriere del Veneto’. Lo studente racconta il suo percorso spiegando le insidie incontrate lungo la strada e i benefici della carriera alias.
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L'attacco di Fdi e la reazione della scuola
L’attacco di Fratelli d’Italia alla carriera alias nella scuola Marco Polo di Venezia ha suscitato un forte dibattito a livello nazionale. Il liceo, che dal 2021 conta l’attivazione di 6 percorsi alias tra i suoi iscritti, non è rimasto a guardare. Gli studenti, dopo aver organizzato un raduno il 5 aprile fuori dall’istituto per discutere della questione, hanno allestito un’assemblea straordinaria in cui due persone che hanno scelto di attivare la carriera alias hanno condiviso la loro esperienza. Il prossimo appuntamento sarà per venerdì 14 aprile, in campo San Trovaso, con lo scopo di estendere questo progetto a tutte le scuole di Venezia e Mestre.
L'intervista allo studente transgender
Il ‘Corriere del Veneto’ ha condotto un’intervista a uno studente della scuola che sta affrontando il percorso di transizione. Quando e come ha scoperto la carriera alias? “Un paio d’anni fa, per sentito dire”, ha raccontato il ragazzo. “Frequentavo un liceo artistico di Padova quando ho saputo che al Polo esiste: il mio nome anagrafico stampato sulla lim mi creava disagio. Girovagavo in cerca di informazioni, tra bidelli e segreteria trovando assurdo che l’opportunità fosse così poco comunicata”.Lo studente, che ha preso l’importante decisione quando ancora non era maggiorenne, ha spiegato le prime tappe del suo percorso: “Anche se in qualche modo hanno capito che sono transgender, i miei genitori ancora non lo sanno, perciò ho contattato la preside da solo. A 16 anni mi sono trasferito di scuola a Venezia e appena maggiorenne, dopo un colloquio con la dirigente, ho avuto accesso al percorso. La domanda è stata inoltrata all’applicazione del registro elettronico ‘Spaggiari’ e il mio nome è stato aggiornato nell’arco di un mese. Ai miei lo dirò presto. Si abitueranno e prima o poi verrà fuori comunque”.
Lo studente: "È stato bellissimo. Ora i compiti li posso firmare solo con il cognome"
Lo studente ha raccontato che in classe ha affrontato l’argomento fin dal primo giorno: ha quindi spiegato ai compagni e ai professori di voler procedere con la transizione totale al maschile chiedendo loro di essere chiamato con il nome che ha scelto, e non con quello anagrafico. Il passo successivo è stato quello di attivare la carriera alias. “Non è stato facile”, ha ammesso. “Certi prof, per non sbagliare, da lì hanno usato solo il cognome, cosa che ho apprezzato tantissimo”.Alla domanda: “Con la carriera alias cos’è cambiato?”, lo studente ha risposto: “Gli stessi docenti ne sono stati sollevati. Niente più sviste con i pronomi femminili che per sbaglio scivolavano soprattutto ai docenti meno giovani. Ed io sempre a correggerli. Quel giorno abbiamo festeggiato, professori e compagni erano tutti felici per me, è stato bellissimo. Ora i compiti li posso firmare solo con il cognome”.
Aumentare la consapevolezza con il dialogo
Ma la strada da fare, naturalmente, ancora non è terminata. E i pericoli sono sempre dietro l’angolo: “A scuola c’è uno sportello psicologico ma è un servizio a numero chiuso, con poche sedute per ciascuno e previo firma dei genitori per i minorenni”, ha raccontato lo studente. “Per chi attraversa una difficoltà come può essere la mia, serve più tempo per capire e aprirsi; si rischia sennò di sfociare in depressione e ansia che ricadono sui rapporti sociali, sui voti. La battaglia per la carriera alias è un traguardo ottenuto dallo sforzo preziosissimo del collettivo studentesco. Qui mi sento libero e in un ambiente che rispetta la mia sensibilità”.Per il ragazzo, il modo migliore per aumentare la consapevolezza in merito all’argomento è e rimane la via del dialogo. “Per questo in assemblea voglio rispondere a qualsiasi domanda. È giusto spiegare cosa significhi sentirsi trans e vivere la disforia di genere, soprattutto a chi non le avverta proprie. Qualcuno non ha il coraggio di intraprendere questa carriera... così potrà sentirsi meno solo”.