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Elvira Tulimieri AIL

 

Scoprire la solidarietà, conoscersi meglio, e trovare nuove passioni e interessi. Tutto questo può accadere a scuola, tra quegli adolescenti che, secondo alcuni luoghi comuni, sarebbero lontani dai temi dell’impegno sociale ma che, nella realtà, sanno sorprendere per la loro voglia di fare e di aiutare.

A confermarlo è Elvira Tulimieri, presidente di AIL Salerno e referente del progetto Ogni dono è un nodo” nelle scuole.

Elvira coordina le attività a livello nazionale, in particolare la costruzione di un modello condiviso di sensibilizzazione scolastica da estendere alle sedi territoriali dell’associazione.

Il progetto, avviato nell’ottobre 2024, coinvolgerà 11 città e punta a raggiungere 3.000 studenti durante l’anno scolastico. 

Volontariato, donazione di sangue e cellule staminali emopoietiche del midollo, stili di vita positivi, partecipazione, legalità e sviluppo delle life skills sono gli argomenti fondamentali portati tra i banchi, capaci di cambiare la vita e il quotidiano dei ragazzi, come testimonia Elvira dalle pagine di Skuola.net.

Indice

  1. Il progetto "Ogni dono è un nodo", sensibilizzare e accrescere le “Life Skills”
  2. Uno spazio di espressione e di impegno per i giovani
  3. Dalla teoria alla pratica attraverso il volontariato
  4. Impegno sociale e consapevolezza di sé: un progetto che fa crescere

Il progetto "Ogni dono è un nodo", sensibilizzare e accrescere le “Life Skills”

“Essendo psicologa dell’educazione e dello sviluppo ho cominciato a pensare a un progetto nelle scuole fin da quando ho cominciato a collaborare più attivamente con l'AIL, nel 2008. Una delle prime cose che avevo imparato all'università, infatti, era proprio l’importanza di promuovere il benessere nei giovani e nei ragazzi ed è questo che ho sempre voluto fare”

Così nasce il progetto “Ogni dono è un nodo”: un’iniziativa rivolta ai ragazzi degli istituti superiori che punta sulla promozione della salute tramite il potenziamento di alcune competenze trasversali.

“Ogni dono è un nodo - spiega - ha degli obiettivi sfidanti ma realizzabili e concreti: promuovere il volontariato tra i giovani, sensibilizzarli alla donazione di sangue e midollo, promuovere stili di vita positivi improntati alla partecipazione e alla legalità, educare all'ascolto come capacità di accorgersi dell'altro, stimolare occasioni per esperire e consolidare nuovi ruoli e responsabilità.”

In sintesi, un progetto per riflettere, conoscersi meglio e potenziare le proprie abilità di vita (“Life Skills”), diventando anche cittadini e cittadine attivi e attive.

Uno spazio di espressione e di impegno per i giovani

E chi pensa che i giovani siano poco impegnati o disinteressati ai temi sociali, dovrà ricredersi: “I ragazzi, a differenza di quello che si pensa, sono molto attenti ai temi del sociale, vogliono poter essere di aiuto a chi è in difficoltà e soprattutto tutelare l'ambiente, ma sentono di trovare poco spazio per le loro idee e per agire concretamente. A differenza degli adulti vogliono infatti parlare poco e fare molto, sporcarsi le mani”

Il problema, semmai, è quindi il saper dare loro l’occasione di poter esprimere la loro voce, cosa che non sempre il mondo adulto permette.

L’obiettivo di “Ogni dono è un nodo” è proprio questo: la partecipazione. “Il progetto si fonda su due strade che poi convergono. Da una parte educhiamo i ragazzi in maniera partecipativa alla consapevolezza di sé, li guidiamo nello scoprire le loro risorse empatiche e i loro punti di forza. Dall’altra li aiutiamo ad affrontare le loro difficoltà ad esprimersi, a superare la timidezza o la paura di non esser capaci a parlare di concetti complessi ed intimi”. 

Tutto ciò viene costruito tramite laboratori interattivi ed esercizi partecipati che fortificano capacità di ascolto, empatia, comunicazione, relazione, gestione delle emozioni.

Dalla teoria alla pratica attraverso il volontariato

“Alla fine di questi incontri viene poi chiesto loro di mettere in pratica quello che hanno imparato proprio perché, come abbiamo detto, i giovani hanno subito voglia di fare, di agire” afferma Elvira. Ad esempio, con un’esperienza diretta di volontariato sul territorio, la partecipazione cioè alla campagna delle Uova di Pasqua o Stelle di Natale AIL

Poi, secondo i principi della peer education, ovvero dell’educazione tra pari, sono chiamati a formare altri ragazzi e sensibilizzarli. “Così si passa subito dalla teoria alla pratica, dando loro gli strumenti e la direzione per avere un ruolo attivo nei cambiamenti delle loro micro-comunità”.

I risultati si vedono. Così racconta Elvira, che ha visto gli studenti trasformare le proprie idee e i propri punti di vista, sulla solidarietà ma anche sulla donazione di sangue. “Molti vorrebbero addirittura andare subito al centro trasfusionale. Il progetto, però, è rivolto ai ragazzi che sono minorenni e la donazione sangue si può fare solo dai 18 anni in su. Ma la cosa più bella è stata che molti dei ragazzi che durante il progetto hanno compiuto 18 anni, dopo pochi giorni, hanno voluto fare la loro prima donazione. La testimonianza di quanto in profondità fosse arrivato il messaggio”

Un entusiasmo riguardo alla donazione che, in realtà, nasce dal coinvolgimento personale di ognuno di loro: nel concreto, infatti, il progetto chiama i ragazzi a creare una campagna di sensibilizzazione alla donazione di sangue e cellule staminali emopoietiche del midollo, con la scelta di uno slogan e di immagini, stimolando il supporto di parenti, professori e amici.

Impegno sociale e consapevolezza di sé: un progetto che fa crescere

Un altro dei principali obiettivi, infatti, è quello della costruzione di una maggiore consapevolezza di e desiderio di impegno sociale, attraverso un’esperienza che li porta a mettersi in gioco. 

“Quando ci rivolgiamo ai ragazzi dando loro molta fiducia, loro si affidano e arrivano a modificare anche delle abitudini consolidate” racconta Elvira. “Questo forse è il primo cambiamento: cambiando il paradigma di comunicazione, i ragazzi si sentono responsabilizzati, si sentono grandi e capaci di fare cose grandi.”

Succede, ad esempio, a chi sulle prime è scettico sul fatto che le persone possano veramente spendere del tempo per gli altri in maniera gratuita. Ma che, quando poi sperimenta in prima persona il volontariato, si accorge della grande potenza di questo gesto.

O a chi, rafforzando le proprie abilità e consapevolezze, cambia la scelta universitaria e riesce ad orientarsi in maniera più vicina al proprio modo di essere. 

“Mi ricordo un ragazzo che sembrava il tipico studente disinteressato, che prendeva sempre in giro gli altri e che si è fatto molto coinvolgere dall’esperienza, si è impegnato tantissimo. Alla fine del quinto anno si è iscritto a scienze dell'educazione, qualcosa a cui non avrebbe mai pensato.”

Cosa non meno importante, durante il percorso c’è chi si è reso conto di dover fare un lavoro su sé stesso, confrontandosi con i propri limiti: “Molti giovani si rendono conto che alcune loro problematiche sono legate a una difficoltà emotiva, alla gestione dell'ansia, della paura e ci hanno chiesto aiuto psicologico. Hanno abbracciato la loro fragilità capendo che andava affrontata con un supporto, senza vergognarsene.”

“Ogni dono è un nodo”

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