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Scoprire l'importanza di aiutare gli altri e comprendere che donare senza aspettarsi nulla in cambio, spesso, significa ricevere molto di più. È una rivelazione che può cambiare il modo di pensare, aprire nuove opportunità e permettere di conoscersi meglio, specialmente tra i giovani.
E se ti dicessimo che tutto questo è possibile attraverso l’esperienza diretta di altri ragazzi come te, magari proprio a scuola?Un esempio concreto è il progetto “Ogni dono è un nodo” dell’Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma (AIL) - realizzato grazie al sostegno di UniCredit, partner istituzionale, e con la media partnership di Skuola.net - composto da una campagna di sensibilizzazione e da una serie di incontri formativi nelle scuole. Si tratta di appuntamenti pensati per gli studenti degli ultimi anni delle superiori, condotti da professionisti, attraverso i quali i ragazzi diventano veri ambasciatori di solidarietà, promuovendo la donazione di sangue e di cellule staminali emopoietiche. Un’esperienza che consente di fare del bene, crescere insieme e lasciare un segno positivo nella propria comunità.
I punti salienti del progetto sono due:
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lo sviluppo delle life skills, educando all'ascolto come capacità di accorgersi dell'altro, stimolando occasioni per esperire e consolidare nuovi ruoli e responsabilità, offrendo opportunità che facciano conoscere e vivere ai giovani l'esperienza del dono, della gratuità, della relazione d'aiuto e della condivisione.
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La peer education, un metodo che ribalta le dinamiche tradizionali: impari dai tuoi coetanei e, una volta formato, puoi a tua volta insegnare e trasmettere conoscenze ad altri ragazzi. Questo approccio non solo è efficace ma, come vedremo, crea un ambiente di dialogo, confronto e collaborazione tra pari. Continua a leggere per saperne di più!
Indice
- La Peer Education: quando imparare è più facile (ed efficace) tra pari
- “Ogni dono è un nodo”: il progetto AIL nelle scuole che può cambiare la vita agli studenti
- “Mi piacerebbe nel mio futuro dedicarmi al mondo della medicina”, “Prima ero un po’ titubante per la donazione del sangue, ora mi avete convinta!”: le frasi degli studenti che hanno partecipato al progetto
La Peer Education: quando imparare è più facile (ed efficace) tra pari
Ma cos’è, nel dettaglio, la peer education, e perché il progetto “Ogni dono è un nodo” utilizza proprio questo sistema per comunicare con gli studenti?
Semplice. La peer education è un metodo educativo che mette davvero al centro i ragazzi come te, permettendo loro di apprendere e insegnare attraverso il confronto con coetanei o persone con esperienze simili. Niente cattedre e classiche spiegazioni tipiche delle lezioni “frontali”: la peer education punta a creare un ambiente di dialogo e collaborazione, dove i partecipanti non sono solo destinatari di informazioni, ma protagonisti attivi di tutto il processo.
Con il risultato che i temi affrontati risultano più accessibili e coinvolgenti proprio perché provengono da pari, con cui ci si identifica più facilmente. Non solo: progetti di questo tipo permettono di conoscere meglio un argomento ma anche di accrescere altre tipologie di skills trasversali, come quelle sociali, di leadership e comunicative.
Un approccio che funziona particolarmente quando le tematiche sono complesse, come quando si tratta di sensibilizzare su temi importanti come la salute, l’inclusione, l’educazione civica. Perché è stato dimostrato che, quando si tratta di ricevere informazioni delicate, i ragazzi si sentono più a loro agio e compresi dai propri coetanei. Inoltre, attraverso l’esempio di altri ragazzi, sono incoraggiati a impegnarsi e a prendersi responsabilità verso la comunità.
“Ogni dono è un nodo”: il progetto AIL nelle scuole che può cambiare la vita agli studenti
Per questo il progetto “Ogni dono è un nodo” esercita un impatto profondo e positivo sugli studenti coinvolti: oltre a promuovere un forte messaggio di solidarietà attraverso informazioni verificate e affidabili sulla donazione di sangue e midollo, arricchito dalle testimonianze di donatori e riceventi, il vero valore aggiunto risiede nella partecipazione attiva dei ragazzi stessi. Sono loro, infatti, a confrontarsi direttamente e a dar vita a un dialogo aperto e costruttivo su queste tematiche, rendendo l’esperienza ancora più significativa e coinvolgente.
Il percorso educativo, rivolto agli studenti di IV e V superiore, ha preso il via nell’ottobre 2024 e raggiungerà 11 istituti superiori distribuiti in altrettante province italiane, dal Nord al Sud del Paese. L'iniziativa coinvolgerà almeno 13 classi per scuola, con un team di esperti – composto da educatori, psicologi, insegnanti, tutor e volontari AIL – incaricato di formare due studenti per classe. Questi studenti, oltre a partecipare a una campagna di sensibilizzazione sulla donazione di sangue e midollo, che verrà poi diffusa all’interno della scuola e al di fuori di essa, diventeranno peer educator, veri e propri “ambasciatori” del progetto.
Saranno loro, infatti, a trasmettere ai propri compagni le conoscenze acquisite, contribuendo a diffondere la cultura del volontariato e della donazione, e a promuovere una maggiore consapevolezza sugli stili di vita. Secondo le prime stime, in questa fase del progetto, si prevede di raggiungere direttamente circa 3000 studenti su tutto il territorio nazionale.
“Mi piacerebbe nel mio futuro dedicarmi al mondo della medicina”, “Prima ero un po’ titubante per la donazione del sangue, ora mi avete convinta!”: le frasi degli studenti che hanno partecipato al progetto
Il successo di un progetto si misura spesso attraverso le reazioni degli studenti e, nel caso di “Ogni dono è un nodo”, l’entusiasmo dei partecipanti è tangibile. Le testimonianze raccolte dai volontari AIL rivelano come gli incontri abbiano permesso ai ragazzi di esplorare sé stessi e scoprire nuovi interessi.
Alcuni hanno colto l’occasione per comprendere meglio la propria personalità: “Ho scoperto che a volte mettersi completamente a nudo può liberarti e aiutarti a superare difficoltà, come la mia timidezza e la paura di esprimermi davanti a persone con cui non ho confidenza”, confessa uno studente. Un’altra ragazza aggiunge: “Non sono così timida come pensavo”. E ancora, uno studente riflette: “Mi piace lavorare in gruppo, ma dovrei esprimermi di più”. Per molti, il progetto è stato un’opportunità per affrontare i propri limiti: “Questo progetto mi ha aiutato a relazionarmi con gli altri... in parte ho sconfitto la mia timidezza”.
Altri studenti, invece, hanno trovato ispirazione per il loro futuro. Un ragazzo, ad esempio, ha espresso grande curiosità per il ruolo del biologo in ospedale, mentre un altro ha le idee già chiare: “Mi piacerebbe dedicarmi alla medicina”.
Tema centrale è la donazione, che ha spinto molti studenti a riflettere su questa pratica in modo nuovo e più profondo. Alcuni commenti testimoniano un cambiamento significativo del proprio punto di vista: “Ho il desiderio e l’intenzione di diventare una donatrice abituale appena compirò 18 anni”, afferma una ragazza. Un’altra studentessa confida: “Prima ero titubante sulla donazione del sangue, ma ora mi avete convinta!”. L’impatto positivo si riflette anche nelle parole di chi ha scoperto il valore della solidarietà: “Aiutare gli altri è un pregio, e farlo senza aspettarsi nulla in cambio è magnifico”.