
Per tradizioni e ragioni storiche la Francia è un paese altamente secolarizzato e impegnato nella promozione della laicità e in passato si è già assistito ad interventi simili all’interno delle scuole. Da diversi decenni ormai si continua a dibattere sulla cosiddetta questione del velo, che vieta alle studentesse musulmane di indossare l’hijab negli istituti della nazione e che ha causato l’espulsione e la sospensione di tantissime ragazze che si sono rifiutate di sottostare alla regola. Infatti già una legge del 2004 vieta negli istituti scolastici i segni o abbigliamenti che manifestano in maniera evidente un’appartenenza religiosa, tra cui - per l'appunto - anche il velo. Questa ulteriore stretta sull’abbigliamento scolastico ha suscitato diverse polemiche.
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Cos’è l’abaya
La tunica abaya è un lungo abito nero realizzato con una stoffa leggera, che viene indossato in alcuni paesi musulmani, soprattutto nell’area del Golfo Persico. Questo indumento tradizionale copre quasi interamente il corpo di chi lo indossa, eccetto la testa, le mani e i piedi. Spesso l’abaya ha funzione di hijab e, a seconda delle tradizioni di ogni Paese, può essere accompagnato da un velo che copre completamente il viso, lasciando scoperti solo gli occhi, oppure da un altro tipo di velo che copre unicamente i capelli. Questo capo d’abbigliamento può essere acquistato online e in ogni grande magazzino e solitamente viene indossato sopra gli abiti comuni.
La decisione del Ministro
Nella giornata di ieri, durante un’intervista rilasciata all’emittente francese Tf1, il Ministro dell’educazione nazionale ha fatto alcune dichiarazioni in merito al nuovo divieto che impone alle studentesse di non indossare la tunica abaya. “La scuola della Repubblica è costruita intorno alla laicità" - ha affermato Attal - “La laicità è una libertà, non una costrizione. Entrando in una classe non si dovrebbe essere in grado di identificare la religione degli alunni a colpo d’occhio.” Il Ministro ha dichiarato di aver programmato per la settimana prossima un incontro con i presidi e i direttori delle scuole, in modo tale da illustrare in maniera chiara le linee guida che dovranno essere seguite per mettere in pratica il nuovo divieto.
Le polemiche
La decisione del Ministro Attal ha sollevato non poche critiche da parte di chi ritiene che il provvedimento sia incostituzionale. Per alcuni questo tipo di divieto limita la libertà di espressione e non favorisce l’integrazione delle minoranze religiose. La questione nata intorno a questa decisione non si dibatte solo sul territorio Francese, ma anche a livello internazionale, proprio come già accaduto in passato in seguito al divieto di indossare simboli religiosi vistosi, come kippah ebraiche o grandi croci cristiane, all’interno delle scuole pubbliche.Chiara Galgano